Dal Secolo d'Italia di sabato 24 maggio 2008
Accidenti! A furia di elogiare il rischio, di accarezzare il nuovo, di anticipare gli eventi o di navigare in mare aperto, a Conan tocca adesso andare in pensione. O magari potrebbe chiedere asilo cultural-politico sulle colonne di qualche quotidiano che ancora si attarda nel nome di identità intangibili, di schieramenti precostituiti, di riflessi condizionati. Potremmo, magari, ritrovarcelo su Libero.
Ma è giusto un esempio. E attenzione comunque: non è uno sconfitto, Conan. Anzi, è un vincitore. Le sue messe a punto non servono più perché sono arrivate (quasi) tutte a buon segno. Da questi parti tira un’altra aria, aria nuova di curiosità e esplorazione. Il dato è stato tratto: la rivoluzione italiana è iniziata ed è arrivata da destra. Non c’è più bisogno di un barbaro nerboruto come lui per dire quello che tutti pensano (da De Gregori a Pansa e Venditti, da Capanna alla Cavani...): che il Novecento è finito, che la pacificazione nazionale è cosa acquisita, che contano i fatti e non le ideologie, che destra e sinistra sono luoghi della politica ma non sono la politica, che la storia patria non può che essere condivisa...
Ma è giusto un esempio. E attenzione comunque: non è uno sconfitto, Conan. Anzi, è un vincitore. Le sue messe a punto non servono più perché sono arrivate (quasi) tutte a buon segno. Da questi parti tira un’altra aria, aria nuova di curiosità e esplorazione. Il dato è stato tratto: la rivoluzione italiana è iniziata ed è arrivata da destra. Non c’è più bisogno di un barbaro nerboruto come lui per dire quello che tutti pensano (da De Gregori a Pansa e Venditti, da Capanna alla Cavani...): che il Novecento è finito, che la pacificazione nazionale è cosa acquisita, che contano i fatti e non le ideologie, che destra e sinistra sono luoghi della politica ma non sono la politica, che la storia patria non può che essere condivisa...
Questa nuova Italia maggioritaria non può allora essere rappresentata che dalla faccia gioviale di un ragazzino curioso, che percorre i sentieri del pensiero umano senza ritrosie e scontrosità psicologiche. Troppo giovane per avere vecchi rancori e nuove acrimonie. Quel che serve è l’invadenza giovanile di una generazione che non considera la cultura, le scelte, le decisioni politiche come proprietà privata di qualcuno: va fatto quel che serve fare, semplicemente la cosa giusta. Serve la capacità di giocare a tutto campo senza affaticamenti e rallentamenti; serve la voglia indiscreta di parlare con tutti, nessuno escluso, perché ognuno può portare qualcosa di buono. Ed è necessaria, anche, la sfrontatezza di chi sa cambiare idea senza ergersi a difensore di alcunché. In politica, in Italia, è arrivato il tempo dei pionieri e degli esploratori.
Tintin non sono io, né so di quale collega sia lo pseudonimo. Li pubblico (e raccolgo) qui con l'intento di sottrarli alla breve vita dei quotidiani e confidando di alimentare - se vi va - un confronto sui contenuti.
1 commento:
Tintin, benvenuto!
Posta un commento