Articolo di Luca Maurelli
Dal Secolo d'Italia, edizione domenicale 1 giugno 2008
A qualcuno sembrerà una bestemmia ma secondo un recente sondaggio un blog che si occupa di politica può spostare più voti di un fondo del professor Sartori sul Corriere della Sera. Da un’indagine del Dipartimento di Studi politici di Torino, su 12 quotidiani nazionali, risulta che nell’ultima campagna elettorale le aperture quasi mai sono state sul voto e che la politica ha seguito soprattutto altre strade di comunicazione, non ultimi siti e blog. Sarebbe sbagliato, però, riportare il tutto alla solita elucubrazione sul tramonto della carta stampata, sul futuro da percorrere solo ed esclusivamente sull’autostrada telematica, sull’inevitabile riconversione delle edicole in Internet point o magari in sempre utili gelaterie. Sarà pur vero che non esistono più i giornali megafono di una volta, quelli che in esclusiva t’informavano sulla fine della guerra, sul no di Berlinguer alla tv a colori o sul sì di Almirante alle consultazioni da Craxi, ma è altrettanto vero che per fare concorrenza alla carta stampata oggi il web attinge, ruba, riproduce, stira e ammira quasi sempre contenuti pesantemente marcati a piombo su cellulosa. I nuovi cannibali sono su Internet, scrutano i giornali, fingono di snobbarli, ma poi li ghermiscono fino a risucchiarne linguaggi e idee nel proprio mondo virtuale. I blogger masticano tesi spesso già scritte, le digeriscono e poi le espellono, restituendo dignità agli occhi del navigatore che si abbevera solo ed esclusivamente alla fonte telematica. Un esercizio utile e fruttuoso per tutti, dai siti ai giornali, fino agli utenti, veri o virtuali. Bene così, ma sarebbe ipocrita non ricordare che nella jungla di Internet la politica si fa anche e soprattutto specchiandosi nella faccia scura della luna, il giornalismo tradizionale, quello che sulla rete viene visto come il vecchio, il consunto, l’inaffidabile, sulla base di un certo snobismo che porta ad identificare i cronisti della carta stampata come fonti inquinate, pennivendolo o jene dattilografe. Lo dimostrano i tanti blog in salsa grilliana che fingono disprezzo per l’ufficialità dei quotidiani, ma poi finiscono per autoalimentarsi proprio di contenuti tradizionali da mettere a disposizione del pensatoio anarchico della rete.
Ma su Internet c’è anche chi ha provato addomesticare l’apparente conflitto tra “virtuale” e stampato, puntando in maniera esplicita proprio sull’interscambio tra i due mezzi, creando una sinergia tra contenuti e megafoni on line e compiendo spesso anche il percorso alla rovescia: cioé attingendo dai giornali, arricchendo e sublimando i contenuti di quanto precedentemente sfornato dall’edicola per poi restituire allo stampato il prodotto indorato e fritto nella rete. A destra questo esperimento riesce anche con il Secolo d’Italia, che spesso e volentieri su Internet diventa veicolo di idee e di contenuti.
L’idea di Roberto Alfatti Appetiti, per esempio, parte dall’impegnativo concetto di resurrezione e seconda vita. Ma il suo utilizzo del quotidiano di An non ha nulla di necrofilo, anzi, semmai tende all’immortalità. «Mi impegno sul mio blog per fare in modo che alcuni articoli del giornale, per me interessanti, non muoiano nello spazio di un giorno, trovino nuova vita, tocchino ambienti di area ma entrino in un circolo di estranei, curiosi, attenti alla politica e alla cultura, ma che mai e poi mai avrebbero incrociato una copia del Secolo», sostiene il giornalista e intellettuale, che cura il dominio robertoalfattiappetiti.blogspot.com e lo apre con una foto di Bukovswki e un riferimento all’“eminente dignità del provvisorio”.
In home page c’è un elogio di Daniel Pennac di Simone Migliorato, classe 1986, “aspirante studente universitario, portiere di calcio che cura il blog Dritto verso Itaca”. Più in basso, ecco un articolo del Secolo d’Italia, un corsivo di Giuliano Compagno dal titolo “Ragazzi miei, c’è di meglio della via Pal”, pubblicato dopo i fatti della Sapienza, più giù c’è Tintin, quindi Nistri su Kerouac e Pound: in mezzo, commenti, link, foto, collegamenti ipertestuali, in una mare di destra culturale, anche se «il materiale che pubblico non passa necessariamente per i contributi attinti da giornali come il Secolo o da riviste come Charta Minuta e Area, ma anche su iniziative personali di autori che cercano spazi di discussione», spiega Alfatti Appetiti. Il giornalista sul suo blog conserva un archivio di due anni di articoli del quotidiano di An e lo mette a disposizione della rete. «Cerco di dimostrare come i giornali e la rete possano essere funzionali gli uni agli altri, ma di base deve esserci qualche buona idea e una certa qualità da veicolare sul web», conclude Alfatti Appetiti.
Chi invece non va troppo per il sottile - cultura, news, politica, convegni e dichiarazioni, perché tutto fa brodo se ci credi - è Giuseppina Cellesca, che il problema di far rivivere il giornale in rete se lo pone la mattina, intorno alle sei, dopo il caffè, quando decide cosa inserire come tema portante nel gruppo di discussione su Alleanza nazionale che ha creato e gestisce con successo sul portale Dada (ex supereva). «Benvenuto a te visitatore casuale, ed a te assiduo frequentatore di queste pagine curate da “gente con l’Anima“. Qui trovano spazio i piccoli circoli, le iniziative locali, ogni evento riguardante l'attività del nostro Partito. Inviami i tuoi comunicati, le iniziative, gli eventi, tu che rappresenti Alleanza nazionale nei consigli comunali, regionali, provinciali ed io li farò conoscere a tutto il mondo», scrive la guida Internet. Che spesso e volentieri porta anche il Secolo nel mondo virtuale, attingendo ad articoli di vario genere, senza alcun target di riferimento culturale, ma per il semplice gusto di creare una discussione aperta e libera, che puntualmente scatta (http://guide. dada.net/alleanza_nazionale). Magari non alle sei di mattina. «Nel mio spazio arrivano in tanti anche da sinistra», se la ride Giuseppina, donna lavoratrice over 50, mano veloce sul web, fresca di secondo nipotino e in ostaggio di una fede incrollabile nella destra. «Del Secolo mi può capitare di pubblicare un fondo di prima pagina o un pezzo di politica, ma quelli più gettonati sono gli articoli su Giorgia Meloni, lei va fortissimo sul web, sarà perché è così giovane e simpatica...». Ma arrivano anche tanti commenti, e non sempre sono positivi. «Lo ammetto, qualche volta esagerano e io li censuro...», racconta la Cellesca, che ha scoperto un modo agile per fare da sponda al giornale di An, senza rinunciare alla libertà di espressione che la rete offre a chi la gestisce e a chi vi entra in contatto.
Un “Ciao” futurista, con tanto di immagine del famoso cinquantino, saluta invece il travaso di Miro Renzaglia sul nuovo sito (mirorenzaglia.org) dove nasce un vero esperimento innovativo di sinergia tra carta stampa e web. La rivista telematica Il fondo, infatti, più che favorire l’interattività, “è” l’interattività. Lo scrittore e giornalista di destra ha una home page di sole immagini, all’interno del quale si celano articoli riferiti alle stesse: scorrendo col mouse il pezzo si segue un percorso che conduce direttamente ad altri contenuti audiovisivi.
Prendiamo, ad esempio, un articolo di Federico Zamboni, pubblicato sul Secolo, dal titolo “Finardi canta Vladimir Vysotsky”. «L’ho conosciuto guardando i suoi video che circolano su youtube», dice Finardi nel pezzo. Ed ecco che accade ciò che sul giornale non potrebbe accadere, compare il video di Vysotsky”, puoi cliccarlo direttamente, ascoltarlo, poi andare avanti, l’articolo prosegue, ancora Finardi, ed ecco che è lui cantare, altro passaggio su un video, ancora su youtube, per poi riprendere la lettura.
«La mia idea è maturata attraverso altre esperienze di blog - spiega Renzaglia – e credo di aver trovato la dimensione ideale per sposare i contenuti che offre la carta stampata con la capacità di interazione che appartiene solo ad Internet. La mia rivista è un esperimento, credo innovativo, forse una base utile anche i giornali che vogliano arricchire su rete, con ulteriori contenuti multimediali, il proprio prodotto che finisce inizialmente in edicola». La differenza con i siti dei grossi giornali, che già esistono a vanno benissimo, come Repubblica. it o quello del Corriere è che loro propongono prodotti distinti sullo stesso portale: c’è l’articolo riprodotto dal giornale e quello messo on line in tempo reale con foto e video. «Io invece intervengo direttamente sull’articolo che nasce come prodotto esclusivo della carta stampata», aggiunge Renzaglia, che peraltro ha intenzione di andare fino in fondo, vuole chiudere il cerchio: «Vorrei far stampare le discussioni più interessanti scaturite dalla lettura di articoli che ho proposto sul mio sito, per ricavarne delle pubblicazione da libreria».
Ma su Internet c’è anche chi pesca nel quotidiano di An solo per passione politica, come accade in certi blog di destra, liberi e freschi e con poche velleità di analisi profonde, spesso imbottiti di citazioni e icone da proporre alla rete. Il blog di Umberto De Simone, per esempio, si apre con un articolo di Tintin, lo pseudonimo che ha sostituito, sulla prima pagina del Secolo, Conan il barbaro: una riflessione sui tempi che cambiano, con la destra al governo, mentre a scorrere il sito in basso si sviluppano pensieri e aforismi di personaggi di riferimento di questa area culturale: «Credo in una dimensione etica della vita che si riassume nel senso dell’onore», è la citazione di una frase di Marzio Tremaglia. «L’identità è un divenire giorno dopo giorno. Sono le coordinate a rimanere le stesse», è una frase di Gianfranco Fini, fino a Donna Assunta Almirante, Ezra Pound, Tolkien.
Su lafrecciaverde.blogspot.com, invece, compare un articolo del neo assessore al Comune di Roma Umberto Croppi comparso sul Secolo qualche mese fa, su Alex Langer, mentre sul blog del conduttore radiofonico Pierluigi Diaco (diacoblog. com) infuria il dibattito sull’invito che il quotidiano di An ha rivolto al neo sindaco Alemanno: non affidare l’ennesimo incarico al “poltronissimo” Maurizio Costanzo della home page: «Vorrei far presente alla collega del Secolo che da vent’anni dirigo il Teatro Parioli e perdo nell’impresa la metà dei guadagni televisivi», scrive Costanzo, in un articolo tratto da “Chi”. «Vorrei segnalare alla collega del Secolo che sono del ramo – aggiunge Costanzo – Forse lei non desidera che io abbia a che fare con il Comune di Roma, perché sono grasso o perché sono amico di Francesco Rutelli o perché sono anche amico di Gianfranco Fini e di Massimo D’Alema e di Maurizio Gasparri. O forse perché da 24 anni lavoro a Mediaset».
A onore di Diaco va detto che sul suo blog la censura non esiste, lo dimostrano la raffica di commenti un po’ irriverenti che seguono la difesa di Costanzo. «Tra un po’ dirigerà pure il teatrino delle marionette…», scrive Victor. «Bravi, uno che dice che fa teatro da 20 anni e perde la metà dei suoi introiti non è certo quello giusto per affidargli il settore… Inoltre è amico di tutti, a destra e a sinistra, ma guarda un po’…», aggiunge Nathan. «In Italia non si possono criticare, pena il linciaggio mediatico e non solo, il Papa, la Polizia, le banche e… Maurizio Costanzo». Virginio Falco, invece, sul proprio blog si rallegra della citazione fatta dal Secolo a un suo commento sulla figuraccia delle matricole del Pd fatta a Porta a Porta, e da lì si apre un bel dibattito non proprio generoso con le varie Madia e Picierno. Si discute anche su dodici.splinder.com, un blog su cinema e letteratura, per commentare un ampio articolo pubblicato dal quotidiano di An sul nuovo horror italiano, «con una menzione speciale per Abattoir del nostro Ian Delacroix», s’inorgoglisce la guida.
Su bellaciao.org/it, invece, l’indignazione per un’intervista rilasciata al quotidiano di An dal direttore di Liberazione Piero Sansonetti, traborda e pervade l’universo cybernetico. «Ha elogi per tutti Piero Sansonetti, anche per Alleanza nazionale, una destra che (secondo lui) recupera il valore dell’uguaglianza (sic!) e soprattutto per Gianfranco Fini...». E qui si chiude il cerchio: l’incazzatura dei rossi è multimediale.
Luca Maurelli, 38 anni, è nato a Napoli ma vive e lavora a Roma. Laureato in Scienze politiche, giornalista professionista, ha lavorato per il Roma, il Tempo, Reuters, Borsa e Finanza, Tg 2 economia, LiberoMercato. Attualmente è redattore del settore politico al Secolo d’Italia.
3 commenti:
Come spinge questa rete. Spinge per l'appunto, non a fare tabula rasa del vecchio, ma spinge a renderlo appunto più nuovo, più vitale.
Bell'articolo.
Sono finito sul Secolo e non lo sapevo.
Grazie a tutti.
Chi semina... raccoglie.
Un saluto a Simone e Umberto.
Rob
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