sabato 20 settembre 2008

Libri a destra, è campagna d'autunno... (di Pierluigi Biondi)

Articolo di Pierluigi Biondi
Dal Secolo d'Italia di sabato 20 settembre 2008
In via Sebastiano Veniero, a Roma, appena sotto le mura del Vaticano, c’era una libreria. Si chiamava Europa ed era la continuazione della storica libreria della destra romana, per tanti anni in via degli Scipioni e poi a via Pietro Cavallini. E in via Veniero, con la libreria, c'era anche una casa editrice. La Settimo Sigillo. Stava quasi per affacciarsi la primavera del 1993 quando qualcuno, con un attentato incendiario, provò a spazzar via la libreria e ad azzittire la casa editrice. Se ne andarono in fumo quarantamila volumi ma la libreria continuò ad esistere. Fu grazie alla caparbietà del suo factotum, Enzo Cipriano, e alla campagna di solidarietà che nacque in seguito all’evento se si riuscì a contenere i danni e trovare la forza per ripartire. Oggi la Libreria Europa ha cambiato sede ma, a distanza di venticinque anni dal giorno in cui Cipriano rilevò la società dal precedente proprietario, continua ad essere un punto di riferimento per gli appassionati del pensiero non conformista. Centinaia i libri in catalogo, con autori un tempo dichiarati impubblicabili – Jünger, Cioran, Drieu La Rochelle, Céline – che poi, invece, entreranno stabilmente nei listini delle maggiori case editrici italiane. Così come saranno molti i narratori e saggisti che, dopo gli esordi nella Settimo Sigillo, transiteranno ad altri – e ben più assolati – lidi del circuito editoriale che conta. Di questo, Cipriano, ha sempre dato conto di non manifestare risentimento: «Molti autori sono diventati famosi dopo aver pubblicato i primi libri con la mia piccola casa editrice, mi sarebbe piaciuto tenerli ancora con me ma non c’erano le forze economiche per farlo».
A tal proposito cita un caso: «C’è un mio libro del 1996, Neofascisti!, di un autore all’epoca giovane giornalista dell’Adnkronos (Nicola Rao, ndr) che con me ha venduto quattromila copie in dieci anni, poi lo stesso, con il titolo cambiato in La fiamma e la celtica, con il riferimento comunque alla prima edizione, ha venduto trentamila copie in due mesi edito dalla Sperling & Kupfer». Piuttosto, quello che lamenta, è la mancanza di una strategia culturale di largo respiro da parte della politica, che consenta ad un certo tipo di pubblicazioni di raggiungere un’utenza più ampia. Nonostante ciò, però, i titoli in catalogo aumentano, così come le tirature, prova ne è la “campagna d’autunno” lanciata dalla Settimo Sigillo con alcuni nuovi volumi pronti per essere dati alle stampe. Uno, in realtà, è già uscito da qualche mese: è l’opera di Emilio Cavaterra – giornalista di lungo corso con specializzazione vaticana, redattore capo ai tempi del Borghese – dal titolo L’occhio del Vaticano sull’Italia in guerra. Grazie all’ausilio delle carte dell’Archivio riservato della segreteria di Stato vaticana, Cavaterra svela alcuni retroscena della politica italiana durante gli anni drammatici della Seconda guerra mondiale. Tra i documenti pubblicati anche il testo completo della lettera autografa, e dai toni confidenziali, inviata da Pio XII a Mussolini per indurlo a restare neutrale. Due i libri in preparazione sulla figura di Mircea Eliade. Uno è il ponderoso (oltre 500 pagine) Eliade esoterico, ad opera di Marcello De Martino, che indaga i rapporti dello studioso delle religioni rumeno con l’alchimia, la magia, lo sciamanesimo e con pensatori quali Julius Evola e René Guénon. L’altro è la monografia scritta da Ioan Petru Culianu, esule in Italia durante la dittatura di Ceaucescu, che conobbe la morte per mano ignota nel 1991 nel campus universitario della Divinity School di Chicago: lo stesso dove aveva insegnato colui che Culianu riteneva il proprio maestro. Il volume esce in questa nuova edizione italiana a distanza di trent’anni esatti dalla precedente ed è interessante, tra i molti spunti di riflessione in esso presenti, andarsi a leggere la parte che riguarda le connessioni di Eliade con la Guardia di Ferro rumena, il movimento politico guidato da Corneliu Zelea Codreanu.
Nel quarantennale della rivolta studentesca, c’è spazio anche per una lettura “da destra” del Sessantotto con l’autobiografia di Mario Michele Merlino, E venne il ’68, che racconta le vicissitudini di un militante del Fuan-Caravella alle prese con i sogni della propria generazione, con l’euforia del cambiamento, con le ribellioni che il “mondo degli adulti”, poco oltre, volle normalizzare. Ad animare quella stagione, secondo Merlino, soprattutto una insopprimibile voglia di curiosità: quello stesso sentimento a cui Ezra Pound aveva invitato i contestatori in una intervista rilasciata a Pier Paolo Pasolini. Da un tumulto giovanile ad un altro, ecco il saggio, ad opera di Giovanni Sessa dal titolo Oltre la persuasione, su Carlo Michelstaedter – «precoce pensatore che, all’inizio del secolo, scorso, colse l’importanza di una stringente critica sociale, mirata a chiarire le insufficienze strutturali e l’“inautenticità” della società contemporanea», come si legge sulla quarta di copertina – che descrive la parabola esistenziale e filosofica del goriziano di origini ebraiche, formatosi secondo la rigida disciplina asburgica, morto suicida a soli ventitré anni. In tempi di sterili polemiche su caratterizzazioni ideologico-politiche che hanno fatto il proprio tempo, una frase di Michelstaedter, contenuta in una delle sue ultime composizioni poetiche, risuona profetica: «Ritornate alla via consueta e godete di ciò che v’è dato: non v’è un fine, non v’è una meta per chi è preda del passato». È di Attilio Mordini, invece, l’inedito Giardini d’Oriente e d’Occidente, con la prefazione di un celebre concittadino, nonché allievo, dello scomparso scrittore e teologo fiorentino, il medievista Franco Cardini. Ampio spazio – nella produzione prossima ventura della casa – è dedicato alla sezione storica: si va dal libro di Felice Borsato sullo sbarco di Anzio, impreziosito da oltre duecento fotografie che potranno essere visionate per la prima volta, a quello di Mirko Tassone Rsi e neofascismo che indaga in che modo il mito della Repubblica Sociale sia stato rappresentato nella pubblicistica neofascista dal dopoguerra in poi. Di sicuro interesse anche il volume di Bruno Pampaloni La storia non è un film che esamina dieci pellicole a sfondo storico con l’intento di dimostrare come la cinematografia, in molti casi, sia riuscita a tradire la verità dei fatti. Sempre di storia – in questo caso non manipolata ma rimossa – si parla nel pamphlet L’olocausto dimenticato: lo sterminio degli italiani in Crimea, un puntuale resoconto dell’epopea tragica della nostra comunità nella penisola un tempo sovietica ed oggi repubblica autonoma dell’Ucraina. Colpiti dal furore staliniano, molti dei nostri connazionali furono arrestati, torturati, imprigionati ed uccisi con l’accusa di essere spie al soldo della madrepatria. A rievocare quei terribili episodi dimenticati sono Giulio Vignoli, giurista e storico genovese con una passione per le vicende delle minoranze etniche, e Giulia Giacchetti Boico, discendente di una famiglia di perseguitati, impegnata da anni a raccogliere materiale su quei drammatici avvenimenti.
Nei saggi Dove va la politica? e Dove va la biopolitica?, contenuti nella collana “Le interviste”, troviamo due firme note ai lettori del Secolo: Carlo Gambescia e Adriano Scianca. Nel primo Gambescia risponde, in maniera apppassionata e documentata, alle domande di Gian Antonio Ramelli, indagando «le attuali trasformazioni del “politico” in chiave sociologica e schmittiana», toccando temi importanti quali la crisi dei concetti di destra e sinistra, l’antipolitica, la globalizzazione, l’antiamericanismo, la società multiculturale, l’immigrazione, la questione ambientale e molto altro ancora. Nel secondo Scianca interroga Stefano Vaj, docente di diritto delle nuove tecnologie all’università di Padova e già esponente del GRECE di Alain De Benoist, sulle «questioni essenziali del nuovo secolo alla luce della ricerca scientifica», proponendo «risposte originali e concrete che si rialliccino all’eredità del futurismo e del sovrumanismo europeo». Il senso della collana – chiarisce Gambescia, che ne è il direttore – è quello di intervenire sui contenuti forti del dibattito filosofico più recente in forma giornalistica, attraverso testi scorrevoli non riservati alla ristretta cerchia degli esperti ma accessibili anche ad un pubblico più vasto. Quel pubblico che, ci si augura, possa essere sempre più interessato all’attività editoriale di Cipriano e dei suoi collaboratori della Settimo Sigillo. Quel pubblico che potrà sempre trovare – tra gli scaffali della Libreria Europa o sul rinnovato sito http://www.libreriaeuropa.it/ – strumenti utili per non perdere la rotta e non farsi prendere eccessivamente la mano da questa contemporaneità che, troppo spesso, assomiglia ad una fiction. Per giunta, girata male.
Pierluigi Biondi (L’Aquila, 1974), giornalista, collaboratore dell'ufficio stampa del Consiglio Regionale d'Abruzzo, scrive per le pagine culturali del quotidiano Secolo d’Italia e la rivista Senzatitolo, trimestrale di teatro e cultura. E' coautore, con Roberto Alfatti Appetiti, de L'ABC di un Sessantotto postideologico (Charta Minuta n. 4/2008) e ha collaborato, in qualità di editor, al libro Tre punti e una linea. La storia attraverso la radio (ed. Teatroimmagine, 2007). Dal 2004 è sindaco di Villa Sant’Angelo (Aq).

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Grazie Roberto, anche a nome della "ditta".
Un cordialissimo saluto a te e ai tuoi lettori,
Carlo

Giorgio Ballario ha detto...

Un plauso al "vecchio" Enzo, infaticabile animatore di una delle poche realtà editoriali non conformi rimaste in questo Paese.

Roberto Alfatti Appetiti ha detto...

Grazie a te Carlo, per la preziosa attività che svolgi!
Rob