Dal Secolo d'Italia di giovedì 23 ottobre 2008
«Chiunque voglia brindare con me per i miei cinquanta anni di attività alzi un calice il prossimo 28 ottobre alle ore 21». Dalle pagine di Alan Ford (n. 472, L’affaire super-strak, € 2,50), la sua creatura più popolare, Max Bunker – nom de plume di Luciano Secchi (Milano, ’39) – sceglie ancora una volta «la linea anticonvenzionale assoluta» per invitare i lettori alla pr0pria «glorificazione»: mezzo secolo in prima linea sul fronte dell’immaginario.
«Qualcuno potrebbe dare un colore politico al giorno da me scelto, quel 28 ottobre che sarebbe anche l’anniversario della Marcia su Roma, quella che aprì le porte al famoso ventennio – chiosa sornione – ma sarebbe una valutazione errata. 28 0ttobre era il mio indirizzo di casa quando sono nato, al numero civico 21».
A differenza dell’editore Gino Sansoni, marito di Angela Giussani, “mamma” di Diabolik, che non fece mai mistero del proprio passato fascista, tanto da esibire nel proprio studio una gigantografia di Benito Mussolini, Secchi – vecchio lupo che ha conservato il pelo senza rinunciare al vizio della provocazione – non si è mai schierato apertamente, limitandosi a sferzare i benpensanti, di sinistra come di destra. «L’anno venturo sarà il quarantesimo anno che Alan esiste – scrive nell’albo in edicola – e tantissimi vogliono fare manifestazioni e mostre. Li lascio fare, ma senza mescolarle in tematiche varie». Già, i suoi personaggi non si sono mai prestati, per loro natura e per espressa volontà dell’autore, a fare da testimonial ad alcuna campagna “ideologica”, semmai hanno fatto venire l’ulcera a più generazioni di critici militanti.
Carismatico quanto schietto, sempre sopra le righe, Max non ha mai cercato di compiacere altri se non il pubblico e proprio la sua capacità di anticipare le tendenze del momento – sintonizzarsi con la pancia dei lettori, direbbero i detrattori – ne ha fatto sin dagli esordi uno degli sceneggiatori di fumetti più seguiti.
Dopo i primi lavori – giovanissimo crea per l’editoriale Corno, di cui diventerà deus ex machina, le storie western di Maschera Nera e quelle fantascientifiche di Atomik – nel ‘64 raccoglie la sfida del “nero italiano” inaugurata da Diabolik, rilanciandola con la vena anarchica e grottesca che caratterizzerà i suoi personaggi. Due su tutti, ideati da Bunker e disegnati dall’indimenticabile Magnus (Roberto Raviola): Kriminal, spietato assassino specializzato in strangolamenti, con tanto di scheletro sulla calzamaglia nera, e la “sorella di sangue” Satanik, portabandiera ante litteram dell’emancipazione femminile. Con loro si chiude la rassicurante epoca dell’eroe impegnato a salvare l’umanità. La violenza, sia pure mitigata dall’humor, fa la sua irruzione nelle nuvolette parlanti.
«Se Diabolik iniziò il discorso dell’eroe negativo giostrando con il fioretto - ha raccontato Secchi – Kriminal e Satanik esplosero con la scimitarra. Il fumetto prima di allora presentava eroi bravi, buoni, senza difetti, che non mangiavano mai né facevano l’amore. La sintesi può essere rappresentata dal sottotitolo del settimanale cattolico Il Vittorioso: “sano, forte, leale, generoso”. L’ipocrisia giocava un ruolo determinante. Si avvertiva la necessità di cambiare, di rompere gli schemi e tabù come quello del sesso. I miei personaggi erano di rottura, di trapasso tra un modo di esprimersi a un altro molto più libero e disincantato».
Non esagera, il vecchio Max. Ancora all’alba dei Sessanta fumare in strada poteva considerarsi quantomeno sconveniente per una donna. Le nuove generazioni, al contrario, si apprestavano a scendere in piazza per rivendicare la liberazione sessuale. Il mondo stava cambiando e Secchi ne colse gli umori prima di altri, andando incontro a vere e proprie rappresaglie. «Una marea travolgente di denunce e sequestri – ha ricordato – e poi la persecuzione della stampa, che era di un retrivo impressionante. Ho subito una ventina di processi contro la morale pubblica, sempre assolto in appello. Dovrebbero costruirmi un monumento, subito, senza aspettare il mio trapasso, visto che grazie a me e al mio sacrificio si è aperta una enorme libertà espressiva».
Instancabile, Bunker nel ‘67 lancia la rivista Eureka, un comics magazine che porterà alla ribalta personaggi innovativi come Andy Capp di Reg Smythe, Sturmtruppen di Bonvi e Lupo Alberto di Silver. E sempre lui pubblica per la prima volta in Italia i manga e i supereroi della Marvel. Una stagione di creatività di cui Secchi coltiva un certo rimpianto: «Gli ideali che la sostenevano avranno anche prodotto delle deviazioni tragiche, ma c’era un pulsare vivo. Ora credo che un consumismo spinto sino alla negazione di qualsiasi valore interiore abbia quasi ucciso qualsiasi concetto d’impegno».
Quello con Magnus, nel frattempo, si evidenzia subito come uno dei sodalizi artistici più felici e versatili del fumetto italiano, in grado di reinterpretare attraverso feroci parodie tutti i filoni della narrativa popolare: dallo spionaggio (Dennis Cobb) alla fantascienza (Gesebel) per arrivare al “mitico” Maxmagnus, un sovrano medievale spietato quanto spudoratamente corrotto.
Il successo vero, però, arriva nel ’69 con Alan Ford. Dopo una tiepida accoglienza, l’albo – nel tradizionale formato pocket – si imporrà come un vero e proprio cult, tanto da ottenere, anni dopo, la consacrazione televisiva nella trasmissione Super Gulp. Pubblicitario arruolato (per caso) nella stravagante organizzazione di spionaggio misteriosamente chiamata “Gruppo TNT” (dalle iniziali dei componenti del tritolo: Tri-Nitro-Tolue), Alan di James Bond ha solo la prestanza fisica: alto, biondo e con gli occhi azzurri, immancabilmente vestito di nero, maglione a collo alto e pantaloni, è tutt’altro che disinvolto (come dovrebbe essere una spia). E i compagni di (dis)avventura sono decisamente all’altezza, ovvero altrettanto improbabili: dal tedesco Grunf, ex meccanico della Luftwaffe, a Bob Rock, dal conte Oliver a Geremia, da Cariatide all’ineffabile Numero Uno, apparentemente un povero paralitico costretto sulla sedia a rotelle, in realtà la vera mente dell’organizzazione, che dirige dal negozio di fiori appassiti usato per copertura. Alle prese, neanche a dirlo, con nemici “originali” come Superciuk, la minaccia alcolica dall’alito narcotizzante. Storie esilaranti, certamente, ma anche satira di un’attualità intrisa di trame e teoremi, colpi di stato striscianti se non del tutto inventati. Alan Ford offre diversi piani di lettura: divertimento e – perché no? – chiavi di riflessione. Ieri come oggi, malgrado alcune scelte decisamente forti, come quella di far comparire nelle strisce Erika, la ragazza del delitto di Novi Ligure, e i mutamenti nella serie, a volte criticati aspramente dai lettori, imposti da Bunker stesso, come ad esempio la scomparsa di parte dei vecchi beniamini e l’arrivo della bella Minuette Macon al fianco di Alan nella nuova “Agenzia T.N.T., investigazioni a prezzi modici”.
Nel ‘73, dopo aver realizzato insieme ben settantacinque avventure di Alan Ford, Bunker e Magnus (nella foto) prendono strade diverse. Si separava così la strana coppia, come la chiamavano. Perché uno – Bunker – era considerato di destra e l’altro – Magnus – di sinistra. Eppure, paradossalmente, sarà quest’ultimo a dare vita, per le Edizioni del Vascello di Renzo Barbieri, a Lo Sconosciuto, il personaggio più “fascista” dell’universo dei fumetti. Ideato di ritorno da un viaggio in Nord Africa, dove Magnus aveva conosciuto alcuni ex combattenti, e dopo diversi colloqui con il cantautore Francesco Guccini – che collaborò anche alla sceneggiatura del primo episodio – Unknow, come si fa chiamare, è un “duro” a suo agio con le più sofisticate tecniche di combattimento, apprese nel suo passato di ex legionario in Indocina e Algeria. Randagio disilluso ma ancora animato da un personalissimo senso di giustizia, cerca solo un luogo per riposare ma il destino lo trascina ovunque ci siano complotti e stragi. A causa delle scene di erotismo e violenza “estrema”, Lo Sconosciuto venne liquidato come “pornografico” e chiuso dopo appena sei numeri.
Stessa sorte toccò a Kriminal e Satanik. Durarono “solo” dieci anni. «Ritenevo che avessero compiuto la loro missione: la rivoluzione del fumetto». Salvo poi riapparire sotto forma di ristampe quando Secchi, a metà degli anni Ottanta – esaurita l’esperienza della Corno, fondò una propria casa editrice, la Max Bunker Press.
Non che la sua vena creativa fosse esaurita. «La realtà stimola la fantasia e sovente ne è di gran lunga superiore – ha sottolineato Secchi – nessuno sceneggiatore di Hollywood ha mai pensato che le torri gemelle potessero essere distrutte da un attacco suicida. La realtà è una grossa fornitrice di spunti».
Tanti sono i personaggi creati per la MBP, tra i quali il giornalista Angel Dark, l’investigatrice “gay” Kerry Kross («Tra le tante chiacchiere sulla libertà di costume, il personaggio di una lesbica mi era stato respinto»), la criminologa Beverly Kerr, il sacerdote detective Padre Kimberly e infine, quest’estate, l’agente FBI Pepper Russel, prima donna di colore ad avere una testata tutta sua in Italia.
L’ennesima scelta controcorrente, perché – citando Grunf von Grunt del Gruppo TNT – «Chi vola vale, chi vale vola, chi non vola è un vile».
«Qualcuno potrebbe dare un colore politico al giorno da me scelto, quel 28 ottobre che sarebbe anche l’anniversario della Marcia su Roma, quella che aprì le porte al famoso ventennio – chiosa sornione – ma sarebbe una valutazione errata. 28 0ttobre era il mio indirizzo di casa quando sono nato, al numero civico 21».
A differenza dell’editore Gino Sansoni, marito di Angela Giussani, “mamma” di Diabolik, che non fece mai mistero del proprio passato fascista, tanto da esibire nel proprio studio una gigantografia di Benito Mussolini, Secchi – vecchio lupo che ha conservato il pelo senza rinunciare al vizio della provocazione – non si è mai schierato apertamente, limitandosi a sferzare i benpensanti, di sinistra come di destra. «L’anno venturo sarà il quarantesimo anno che Alan esiste – scrive nell’albo in edicola – e tantissimi vogliono fare manifestazioni e mostre. Li lascio fare, ma senza mescolarle in tematiche varie». Già, i suoi personaggi non si sono mai prestati, per loro natura e per espressa volontà dell’autore, a fare da testimonial ad alcuna campagna “ideologica”, semmai hanno fatto venire l’ulcera a più generazioni di critici militanti.
Carismatico quanto schietto, sempre sopra le righe, Max non ha mai cercato di compiacere altri se non il pubblico e proprio la sua capacità di anticipare le tendenze del momento – sintonizzarsi con la pancia dei lettori, direbbero i detrattori – ne ha fatto sin dagli esordi uno degli sceneggiatori di fumetti più seguiti.
Dopo i primi lavori – giovanissimo crea per l’editoriale Corno, di cui diventerà deus ex machina, le storie western di Maschera Nera e quelle fantascientifiche di Atomik – nel ‘64 raccoglie la sfida del “nero italiano” inaugurata da Diabolik, rilanciandola con la vena anarchica e grottesca che caratterizzerà i suoi personaggi. Due su tutti, ideati da Bunker e disegnati dall’indimenticabile Magnus (Roberto Raviola): Kriminal, spietato assassino specializzato in strangolamenti, con tanto di scheletro sulla calzamaglia nera, e la “sorella di sangue” Satanik, portabandiera ante litteram dell’emancipazione femminile. Con loro si chiude la rassicurante epoca dell’eroe impegnato a salvare l’umanità. La violenza, sia pure mitigata dall’humor, fa la sua irruzione nelle nuvolette parlanti.
«Se Diabolik iniziò il discorso dell’eroe negativo giostrando con il fioretto - ha raccontato Secchi – Kriminal e Satanik esplosero con la scimitarra. Il fumetto prima di allora presentava eroi bravi, buoni, senza difetti, che non mangiavano mai né facevano l’amore. La sintesi può essere rappresentata dal sottotitolo del settimanale cattolico Il Vittorioso: “sano, forte, leale, generoso”. L’ipocrisia giocava un ruolo determinante. Si avvertiva la necessità di cambiare, di rompere gli schemi e tabù come quello del sesso. I miei personaggi erano di rottura, di trapasso tra un modo di esprimersi a un altro molto più libero e disincantato».
Non esagera, il vecchio Max. Ancora all’alba dei Sessanta fumare in strada poteva considerarsi quantomeno sconveniente per una donna. Le nuove generazioni, al contrario, si apprestavano a scendere in piazza per rivendicare la liberazione sessuale. Il mondo stava cambiando e Secchi ne colse gli umori prima di altri, andando incontro a vere e proprie rappresaglie. «Una marea travolgente di denunce e sequestri – ha ricordato – e poi la persecuzione della stampa, che era di un retrivo impressionante. Ho subito una ventina di processi contro la morale pubblica, sempre assolto in appello. Dovrebbero costruirmi un monumento, subito, senza aspettare il mio trapasso, visto che grazie a me e al mio sacrificio si è aperta una enorme libertà espressiva».
Instancabile, Bunker nel ‘67 lancia la rivista Eureka, un comics magazine che porterà alla ribalta personaggi innovativi come Andy Capp di Reg Smythe, Sturmtruppen di Bonvi e Lupo Alberto di Silver. E sempre lui pubblica per la prima volta in Italia i manga e i supereroi della Marvel. Una stagione di creatività di cui Secchi coltiva un certo rimpianto: «Gli ideali che la sostenevano avranno anche prodotto delle deviazioni tragiche, ma c’era un pulsare vivo. Ora credo che un consumismo spinto sino alla negazione di qualsiasi valore interiore abbia quasi ucciso qualsiasi concetto d’impegno».
Quello con Magnus, nel frattempo, si evidenzia subito come uno dei sodalizi artistici più felici e versatili del fumetto italiano, in grado di reinterpretare attraverso feroci parodie tutti i filoni della narrativa popolare: dallo spionaggio (Dennis Cobb) alla fantascienza (Gesebel) per arrivare al “mitico” Maxmagnus, un sovrano medievale spietato quanto spudoratamente corrotto.
Il successo vero, però, arriva nel ’69 con Alan Ford. Dopo una tiepida accoglienza, l’albo – nel tradizionale formato pocket – si imporrà come un vero e proprio cult, tanto da ottenere, anni dopo, la consacrazione televisiva nella trasmissione Super Gulp. Pubblicitario arruolato (per caso) nella stravagante organizzazione di spionaggio misteriosamente chiamata “Gruppo TNT” (dalle iniziali dei componenti del tritolo: Tri-Nitro-Tolue), Alan di James Bond ha solo la prestanza fisica: alto, biondo e con gli occhi azzurri, immancabilmente vestito di nero, maglione a collo alto e pantaloni, è tutt’altro che disinvolto (come dovrebbe essere una spia). E i compagni di (dis)avventura sono decisamente all’altezza, ovvero altrettanto improbabili: dal tedesco Grunf, ex meccanico della Luftwaffe, a Bob Rock, dal conte Oliver a Geremia, da Cariatide all’ineffabile Numero Uno, apparentemente un povero paralitico costretto sulla sedia a rotelle, in realtà la vera mente dell’organizzazione, che dirige dal negozio di fiori appassiti usato per copertura. Alle prese, neanche a dirlo, con nemici “originali” come Superciuk, la minaccia alcolica dall’alito narcotizzante. Storie esilaranti, certamente, ma anche satira di un’attualità intrisa di trame e teoremi, colpi di stato striscianti se non del tutto inventati. Alan Ford offre diversi piani di lettura: divertimento e – perché no? – chiavi di riflessione. Ieri come oggi, malgrado alcune scelte decisamente forti, come quella di far comparire nelle strisce Erika, la ragazza del delitto di Novi Ligure, e i mutamenti nella serie, a volte criticati aspramente dai lettori, imposti da Bunker stesso, come ad esempio la scomparsa di parte dei vecchi beniamini e l’arrivo della bella Minuette Macon al fianco di Alan nella nuova “Agenzia T.N.T., investigazioni a prezzi modici”.
Nel ‘73, dopo aver realizzato insieme ben settantacinque avventure di Alan Ford, Bunker e Magnus (nella foto) prendono strade diverse. Si separava così la strana coppia, come la chiamavano. Perché uno – Bunker – era considerato di destra e l’altro – Magnus – di sinistra. Eppure, paradossalmente, sarà quest’ultimo a dare vita, per le Edizioni del Vascello di Renzo Barbieri, a Lo Sconosciuto, il personaggio più “fascista” dell’universo dei fumetti. Ideato di ritorno da un viaggio in Nord Africa, dove Magnus aveva conosciuto alcuni ex combattenti, e dopo diversi colloqui con il cantautore Francesco Guccini – che collaborò anche alla sceneggiatura del primo episodio – Unknow, come si fa chiamare, è un “duro” a suo agio con le più sofisticate tecniche di combattimento, apprese nel suo passato di ex legionario in Indocina e Algeria. Randagio disilluso ma ancora animato da un personalissimo senso di giustizia, cerca solo un luogo per riposare ma il destino lo trascina ovunque ci siano complotti e stragi. A causa delle scene di erotismo e violenza “estrema”, Lo Sconosciuto venne liquidato come “pornografico” e chiuso dopo appena sei numeri.
Stessa sorte toccò a Kriminal e Satanik. Durarono “solo” dieci anni. «Ritenevo che avessero compiuto la loro missione: la rivoluzione del fumetto». Salvo poi riapparire sotto forma di ristampe quando Secchi, a metà degli anni Ottanta – esaurita l’esperienza della Corno, fondò una propria casa editrice, la Max Bunker Press.
Non che la sua vena creativa fosse esaurita. «La realtà stimola la fantasia e sovente ne è di gran lunga superiore – ha sottolineato Secchi – nessuno sceneggiatore di Hollywood ha mai pensato che le torri gemelle potessero essere distrutte da un attacco suicida. La realtà è una grossa fornitrice di spunti».
Tanti sono i personaggi creati per la MBP, tra i quali il giornalista Angel Dark, l’investigatrice “gay” Kerry Kross («Tra le tante chiacchiere sulla libertà di costume, il personaggio di una lesbica mi era stato respinto»), la criminologa Beverly Kerr, il sacerdote detective Padre Kimberly e infine, quest’estate, l’agente FBI Pepper Russel, prima donna di colore ad avere una testata tutta sua in Italia.
L’ennesima scelta controcorrente, perché – citando Grunf von Grunt del Gruppo TNT – «Chi vola vale, chi vale vola, chi non vola è un vile».
3 commenti:
Complimenti, come sempre, per il blog.
Roberto, mi puoi contattare qui:
carlo.gambescia@gmail.com.
Vorrei chiedere una cortesia all'intelligente archivista del "secoloblogosfera" ;-)
Un caro saluto,
Carlo
Fatto!
Grazie Carlo.
:)
Un accennino sulle "110 pillole" no, eh? ;-)
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