Dal Secolo d'Italia, edizione domenicale del 28 dicembre 2008
Come ogni vero, buon personaggio dei fumetti che si rispetti, almeno fino ad un certo punto ed una certa epoca, Asterix non si interessa molto di donne e non “perde” tempo a farsi carezzare il viso da guerriero-per-caso col nasone ed il baffo quasi-sabaudo, da una bella fanciulla in top e minigonna preistorica. È chiaro come da questo punto di vista Asterix il gallico non somigli per nulla a Nicolas Sarkozy il francese di origini ungheresi, protagonista della Gallia di duemila anni dopo – quasi duemila e sessanta – che delle donne così si dice (e si vede) riesce ad apprezzare molto più del suo celebre antenato, compresa una moderna voglia di protagonismo celata dietro un sacrosanto “diritto” alla celebrità.
Fin qui i due eroi della Francia di ogni epoca - cioè Asterix il piccoletto che si batte insieme all’amico di ben altra stazza Obelix contro gli invasori romani nella Gallia del 50 a.C. e Sarkozy (anch’egli non un gigante), che dal maggio del 2007 è il protagonista della Francia del nuovo corso europeo - paiono non somigliarsi affatto. Ma cerca oggi e cerca domani va a finire che qualcosa la si trova eccome. Partiamo ancora dal dato fisico allora. Altra caratteristica a dir poco essenziale di un fumetto di successo è l’età del protagonista. Quanti anni ha ad esempio Paolino Paperino? Boooh! E Asterix? Franco Restaino nella sua “Storia del fumetto” (Utet 2004), parla giustamente di un’età “indefinibile”. Asterix potrebbe essere di venti o di quarant’anni. Beh, per il nostro Sarkò le cose stanno più o meno nello stesso modo. Magari vent’anni no, ma quaranta o sessanta, passando per i cinquanta, quello sì. Una moda quella del presidente (bello e) giovane inaugurata da JFK un bel po’ di lustri fa e rispolverata per il popolo ad ogni nuova occasione.
Una moda che se ne porta dietro un’altra (di moda), quella delle belle donne appunto. La bella coppia presidenziale protagonista della bella politica… Walter Veltroni che sulla “bella politica” ci ha messo su un libro nel ’95, non ci avrebbe mai pensato perché si tratta di una storia che sa di fiaba e le fiabe sono “vecchie”, maschiliste, “violente” e tanto altro ancora… Il principe sposa la bellissima dama e tutti (nel reame) vivranno felici e contenti, “borghesi”, operai e contadini compresi. Soprattutto se la premiere dame (in questo caso la “nostra” Carlà Brunì sposa di Nicolas), possiede un proprio lato (pardon: cotè) sensibile alle arti…
La magia contro la forza bruta, l’astuzia di una comunità sostanzialmente dedita (almeno agli inizi) alle comuni attività di “paese”, ed in primo luogo l’intelligenza di Asterix, contro la goffaggine dei militari, eccetera eccetera. E poi ancora i vizi pubblici, e talvolta anche privati dei francesi (impulsivi, come peraltro sensibile ed impulsivo è Nicolas il loro presidente), messi in mostra da una satira ad inchiostro colorato di china, queste le principali interpretazioni del fumetto Asterix che nel 2009, che sta per nascere, compirà il mezzo secolo di vita.
Ma c’è anche, inutile nasconderlo, un dato molto più politico che unisce Asterix, la Francia attuale ed il suo presidente Sarkozy, e ciò malgrado il mondo da prima della nascita di Cristo, di passi avanti – o indietro chissà – ne abbia fatti eccome (dalle legioni alla bomba atomica per esempio). Asterix artisticamente parlando nasce negli anni Sessanta (ufficialmente nel 1959), dalle mani di René Goscinny (testi) e Albert Uderzo (disegni), ed il suo successo non ha bisogno di essere ricordato (fra gli altri ne sono stati tratti film, forse però non riuscitissimi, con Roberto Benigni e Gérard Depardieu). Asterix è un fumetto non privo di una sua tessitura colta con trame anche ben riuscite (si veda ad esempio il tema del capitalismo in Asterix e la Obelix spa del ‘76), fatto di curiosità ed avventure di personaggi a dir poco strampalati che vivono e lottano in due campi diversi quello dei Galli in Armorica, l’odierna Bretagna, e quello dei soldatacci romani un po’ troppo in decadimento, sempre agli ordini di Giulio Cesare, i quali cercano di ultimare la conquista della Gallia. L’ossatura del fumetto è data appunto dal tema della resistenza dei Galli dai nomi quasi impronunciabili (Asterix, Obelix, altri personaggi fissi, il capo Abraracourcix, il sacerdote druido Panoramix dispensatore di pozioni magiche grazie alle quali i galli riescono a resistere ai romani, il delizioso cagnolino Idefix), Galli attorniati dagli accampamenti romani di Babaorum, Aquarium, Laudanum, Petibonum.
Ci siamo: i galli-francesi che per patriottismo (o culto della Patria o legame alla Nazione), battono sempre tutti e non bisogna certo andare troppo indietro ma basta “fermarsi” al periodo di De Gaulle, vogliono impedire ai romani, imperialisti ancora senza coca-cola di conquistare il proprio villaggio. Insomma in un periodo fondamentale della storia dell’Occidente (gli anni Sessanta), quando una certa globalizzazione culturale (e contro-culturale) americana cattura soprattutto i giovani, i galli preferiscono difendere la propria identità. Questo è quel che conta nel fumetto. E qui può innestarsi un discorso fatto di autocritica: una “tradizione” che non è certo quella appartenente al migliore dei mondi possibili, ma che è quella che tutti hanno semplicemente ereditato dai loro padri. Vaterland la chiamerebbero i tedeschi. Ed è da amare e da salvaguardare.
Quando Sarkozy venne eletto anticipò (ma da vincente) il bellissimo gesto di McCain: “Il mio avversario” (nel suo caso Ségolène Royal), “va assolutamente rispettato, stimare lei significa aver rispetto di chi l’ha votata”. Punto. Un grande gesto di democrazia. Del resto identità e unità nazionale erano state le sue parole d’ordine e non le avrebbe facilmente tradite.
Anche agli americani si sarebbe rivolto con grande rispetto: pensarla diversamente non significa essere nemici no? Abile e coraggioso come un guerriero impegnato a difendere se stesso ed il proprio popolo, così era apparso Sarkò all’indomani del 2° turno delle presidenziali francesi. Come Asterix, fiero sostenitore di una piccola Grande Nation, una nazione divertente, rissosa ma bene o male (che vada) sempre illuminata da un cielo stellato. Sarkozix dunque? Sì Sarkozix. Lui c’è e lotta con noi, tutti galli di un antico pollaio nato negli anni Sessanta o, forse, anche qualche Millennio prima…
Fin qui i due eroi della Francia di ogni epoca - cioè Asterix il piccoletto che si batte insieme all’amico di ben altra stazza Obelix contro gli invasori romani nella Gallia del 50 a.C. e Sarkozy (anch’egli non un gigante), che dal maggio del 2007 è il protagonista della Francia del nuovo corso europeo - paiono non somigliarsi affatto. Ma cerca oggi e cerca domani va a finire che qualcosa la si trova eccome. Partiamo ancora dal dato fisico allora. Altra caratteristica a dir poco essenziale di un fumetto di successo è l’età del protagonista. Quanti anni ha ad esempio Paolino Paperino? Boooh! E Asterix? Franco Restaino nella sua “Storia del fumetto” (Utet 2004), parla giustamente di un’età “indefinibile”. Asterix potrebbe essere di venti o di quarant’anni. Beh, per il nostro Sarkò le cose stanno più o meno nello stesso modo. Magari vent’anni no, ma quaranta o sessanta, passando per i cinquanta, quello sì. Una moda quella del presidente (bello e) giovane inaugurata da JFK un bel po’ di lustri fa e rispolverata per il popolo ad ogni nuova occasione.
Una moda che se ne porta dietro un’altra (di moda), quella delle belle donne appunto. La bella coppia presidenziale protagonista della bella politica… Walter Veltroni che sulla “bella politica” ci ha messo su un libro nel ’95, non ci avrebbe mai pensato perché si tratta di una storia che sa di fiaba e le fiabe sono “vecchie”, maschiliste, “violente” e tanto altro ancora… Il principe sposa la bellissima dama e tutti (nel reame) vivranno felici e contenti, “borghesi”, operai e contadini compresi. Soprattutto se la premiere dame (in questo caso la “nostra” Carlà Brunì sposa di Nicolas), possiede un proprio lato (pardon: cotè) sensibile alle arti…
La magia contro la forza bruta, l’astuzia di una comunità sostanzialmente dedita (almeno agli inizi) alle comuni attività di “paese”, ed in primo luogo l’intelligenza di Asterix, contro la goffaggine dei militari, eccetera eccetera. E poi ancora i vizi pubblici, e talvolta anche privati dei francesi (impulsivi, come peraltro sensibile ed impulsivo è Nicolas il loro presidente), messi in mostra da una satira ad inchiostro colorato di china, queste le principali interpretazioni del fumetto Asterix che nel 2009, che sta per nascere, compirà il mezzo secolo di vita.
Ma c’è anche, inutile nasconderlo, un dato molto più politico che unisce Asterix, la Francia attuale ed il suo presidente Sarkozy, e ciò malgrado il mondo da prima della nascita di Cristo, di passi avanti – o indietro chissà – ne abbia fatti eccome (dalle legioni alla bomba atomica per esempio). Asterix artisticamente parlando nasce negli anni Sessanta (ufficialmente nel 1959), dalle mani di René Goscinny (testi) e Albert Uderzo (disegni), ed il suo successo non ha bisogno di essere ricordato (fra gli altri ne sono stati tratti film, forse però non riuscitissimi, con Roberto Benigni e Gérard Depardieu). Asterix è un fumetto non privo di una sua tessitura colta con trame anche ben riuscite (si veda ad esempio il tema del capitalismo in Asterix e la Obelix spa del ‘76), fatto di curiosità ed avventure di personaggi a dir poco strampalati che vivono e lottano in due campi diversi quello dei Galli in Armorica, l’odierna Bretagna, e quello dei soldatacci romani un po’ troppo in decadimento, sempre agli ordini di Giulio Cesare, i quali cercano di ultimare la conquista della Gallia. L’ossatura del fumetto è data appunto dal tema della resistenza dei Galli dai nomi quasi impronunciabili (Asterix, Obelix, altri personaggi fissi, il capo Abraracourcix, il sacerdote druido Panoramix dispensatore di pozioni magiche grazie alle quali i galli riescono a resistere ai romani, il delizioso cagnolino Idefix), Galli attorniati dagli accampamenti romani di Babaorum, Aquarium, Laudanum, Petibonum.
Ci siamo: i galli-francesi che per patriottismo (o culto della Patria o legame alla Nazione), battono sempre tutti e non bisogna certo andare troppo indietro ma basta “fermarsi” al periodo di De Gaulle, vogliono impedire ai romani, imperialisti ancora senza coca-cola di conquistare il proprio villaggio. Insomma in un periodo fondamentale della storia dell’Occidente (gli anni Sessanta), quando una certa globalizzazione culturale (e contro-culturale) americana cattura soprattutto i giovani, i galli preferiscono difendere la propria identità. Questo è quel che conta nel fumetto. E qui può innestarsi un discorso fatto di autocritica: una “tradizione” che non è certo quella appartenente al migliore dei mondi possibili, ma che è quella che tutti hanno semplicemente ereditato dai loro padri. Vaterland la chiamerebbero i tedeschi. Ed è da amare e da salvaguardare.
Quando Sarkozy venne eletto anticipò (ma da vincente) il bellissimo gesto di McCain: “Il mio avversario” (nel suo caso Ségolène Royal), “va assolutamente rispettato, stimare lei significa aver rispetto di chi l’ha votata”. Punto. Un grande gesto di democrazia. Del resto identità e unità nazionale erano state le sue parole d’ordine e non le avrebbe facilmente tradite.
Anche agli americani si sarebbe rivolto con grande rispetto: pensarla diversamente non significa essere nemici no? Abile e coraggioso come un guerriero impegnato a difendere se stesso ed il proprio popolo, così era apparso Sarkò all’indomani del 2° turno delle presidenziali francesi. Come Asterix, fiero sostenitore di una piccola Grande Nation, una nazione divertente, rissosa ma bene o male (che vada) sempre illuminata da un cielo stellato. Sarkozix dunque? Sì Sarkozix. Lui c’è e lotta con noi, tutti galli di un antico pollaio nato negli anni Sessanta o, forse, anche qualche Millennio prima…
Marco Iacona è dottore di ricerca in "Pensiero politico e istituzioni nelle società mediterranee". Si occupa di storia del Novecento. Scrive tra l'altro per il bimestrale "Nuova storia contemporanea", il quotidiano "Secolo d'Italia" e il trimestrale "la Destra delle libertà". Per il quotidiano di An nel 2006 ha pubblicato una storia del Msi in 12 puntate. Ha curato saggi per Ar e Controcorrente edizioni. Nel 2008 ha pubblicato: "1968. Le origini della contestazione" globale" (Solfanelli).
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