lunedì 1 dicembre 2008

"Morire è un attimo", Susanna Dolci intervista Giorgio Ballario

Intervista a Giorgio Ballario
A cura di Susanna Dolci
Da il FONDO MAGAZINE DI MIRO RENZAGLIA
n. 25 / 1° dicembre 2008

Hitchcock, indiscusso maestro del brivido, soleva ripetere che alcuni racconti sono stati scritti per esserne costretti nella lettura, per vedere come si risolve l’enigma, dalla prima all’ultima pagina. Credo, dunque, di non peccare in esagerazione se scrivo che il romanzo Morire è un attimo, sottotitolo L’indagine del maggiore Aldo Morosini nell’Eritrea Italiana (Edizioni Angolo Manzoni) di Giorgio Ballario, racchiude propriamente in sé questa caratteristica. Brevemente l’identikit del suo artefice: classe 1964, torinese, giornalista in numerose redazioni, dal 1999 Ballario lavora a La Stampa e questo è il suo primo romanzo. Cristina Marrone, dalle pagine de Il Corriere della Sera dello scorso 9 ottobre, si è ben espressa sul libro, rimarcando come «Morire è un attimo non è solo un thriller avventuroso, è un tuffo indietro in un’epoca che i romanzieri italiani non hanno mai frequentato molto volentieri, a differenza dei loro colleghi francesi o britannici. L’autore ricostruisce con sorprendente meticolosità l’Eritrea italiana, ne descrive con passione la geografia dei luoghi, ripercorrendo la vivacità delle strade, che si chiamavano “via Palermo” e “corso Venezia”. Tanto che sembra di viverci in quella Massaua. «Eppure - spiega Ballario - mi sono affidato alle guide del Touring Club del 1938″…». Ed è, appunto, nell’Eritrea del 1935 e zone di confine che si svolgono e si rincorrono le vicende di due misteriori omicidi, un’antica scimitarra, attori, femmine fatali, scorribande di frontiera rocambolesche degne del miglior Salgari, graduati indigeni, contadini, ascari, carabineri, agenti del Negus Hailé Selassié, sigarette, rivoltelle, Seneca e… «Se prima non ci rifletti troppo, morire è un attimo. E con un po’ di fortuna, non fa neppure troppo male»… Una trama misteriosa del nostro colonialismo entra per la prima volta ed a pieno titolo nei circuiti editoriali e nelle librerie. Domenico Quirico, nella prefazione al volume, parla di un colonialismo che «ha sofferto fin dall’origine di un vuoto, di un’assenza… di una rapidità con cui è stato cancellato e arcimaledetto… Per questo è siginificativo che ora Giorgio Ballario, come ha fatto in questo sodo, incalzante noir eritreo, scopra che lì c’erano uomini, vicende, atmosfere, storie. E abbia scelto per ambientarle, con acuta percezione storica, il momento in cui il ronfante colonialismo crispino e savoiardo sta per lasciare il posto all’epopea di faccetta nera…».

Leggi l'intervista a Giorgio Ballario e a Nino Truglio della casa editrice Angolo Manzoni sul Fondo... CLICCA QUI

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