Articolo di Federico Zamboni
Dal Secolo d'Italia, edizione domenicale del 11 settembre 2009
L’ultimo video dei Tokio Hotel, quello di Automatic, è ambientato in un deserto. Quattro auto che sfrecciano su una strada circondata dal nulla. I quattro della band che suonano. Due grandi robot che si alzano da un deposito di rottami e si fronteggiano. Si faranno a pezzi? No, la loro sfida si spegne in un avvicinamento. Forse una cyber-amicizia. Forse un cyber-amore. I volti di metallo lucente si accostano e sembra che siano lì lì per baciarsi. Ma il pezzo volge al termine. I quattro del gruppo se ne vanno, ciascuno sulla propria automobile. Le vetture si assomigliano. Colori a parte, le differenze tendono a sfuggire.
Il sito italiano dei fan, quello che si autoproclama “ufficiale”, è privo di qualsiasi approfondimento: più che un ritrovo di appassionati sembra uno spazio promozionale che imita una community spontanea, e magari lo è davvero. Niente traduzioni dei testi, niente interviste scritte, niente discussioni su cosa sia meglio e cosa sia peggio nella musica del gruppo, o anche solo nel look. Gli interventi, per lo più, sono ridotti ai minimi termini. Scritti (vissuti) alla stregua degli sms: parole abbreviate che diventano quasi delle sigle, col retrogusto intrigante dei messaggi in codice. Parole che si alternano alle faccine delle “emoticon” fino a diventare intercambiabili. Una volta il linguaggio era il filo d’Arianna con cui inoltrarsi nei ragionamenti: si fissavano delle domande e si andava in cerca delle risposte. Ora, qui e non solo qui, il linguaggio è un groviglio da schivare come se si avesse paura di rimanere impigliati: non nella grammatica delle frasi, ma nella sintassi del pensiero. L’unica domanda che rimane è una richiesta di emozione. L’unica risposta significativa, e desiderabile, è “sì, quell’emozione l’ho trovata”. Anche voi? Meraviglioso. VVUSDB. Vi-Voglio-Un-Sacco-Di-Bene.
I Tokio Hotel, in tutto questo, c’entrano e non c’entrano. Come in tante altre forme di fanatismo, se non proprio in tutte, la loro presenza come oggetti di culto sembra il punto di partenza, e invece è il punto di arrivo. Apparentemente sono loro a creare dal nulla la passione sfrenata che li circonda. In realtà, checché ne pensino i loro stessi fan, quella passione è preesistente, non essendo altro che un bisogno psicologico in cerca di sfogo. Oggi si è riversata sui Tokio Hotel, domani si sposterà su qualcun altro. Questa specifica ondata di teenager crescerà, almeno un poco, e fatalmente perderà lo slancio totalizzante che la pervade. Cambierà il suo modo di guardare il mondo. Si innamorerà di persone in carne e ossa. Smetterà di sognare il viso angelico del cantante Bill Kaulitz e di struggersi per queste canzoni “carine” che possono apparire musicalmente splendide e poeticamente profonde soltanto se – come a quindici o sedici anni è la regola – si è ascoltata ben poca musica e si è letta ancora meno poesia.
I Tokio Hotel, a loro volta, sembrano più fortunati che furbi. Fanno quel po’ che sanno fare e se ne godono i frutti. Sei anni fa non si chiamavano così e suonicchiavano in Germania più o meno per hobby. A un tratto le cose sono cambiate. Hanno cominciato ad andare bene. Poi benissimo. Ma non era un progetto artistico che si realizzava. Era un colpo di fortuna che trasformava l’ordinario in straordinario. Non è che loro pensassero di rivoluzionare il rock o di esprimere chissà cosa di grandioso. Non erano, nemmeno lontanamente, né i Pink Floyd di Syd Barrett né i Doors di Jim Morrison. E neppure i Queen di Freddie Mercury. Erano, e sono, quattro ragazzi che si sono imposti, più che per la loro creatività, per aver messo in scena un certo tipo di rappresentazione, che trova nel “bellissimo” Bill Kaulitz il suo interprete ideale. Stilizzato come l’eroe di un manga. Etereo come il personaggio di un sogno. Il maschile e il femminile che si confondono. La voce con cui canta è più sottile di quella con cui parla. Il canto è l’arte. L’arte è la verità che si rivela. O è la menzogna che si esibisce? I suoi tratti sono così delicati. Il suo corpo è così magro. Le sue emozioni così acute. Capelli da donna, o da rockstar. Occhi truccati che risplendono misteriosi e lanciano domande. E continuerebbero a lanciarle anche se lui li chiudesse: voi ci credete, a tutto quel che vedete? E che cosa vedete, precisamente?
Le giovanissime lo adorano. I forum traboccano di dichiarazioni d’amore. Una successione interminabile di palpiti e di soprassalti, che fanno persino fatica ad articolarsi in qualcosa di più di una serie di flash. Frasi brevi. Brevissime. Addirittura spezzate. “io li amo più della mia vita…loro x me sono aria, e di aria si vive…soprattutto BILL…il mio angelo…lo amo cn tutto il cuore…”. Passioni dirompenti, ma senza nessuna gelosia per le altre che sono rimaste stregate anch’esse. Mica sono rivali, in fondo. Sono amichette che intonano la stessa canzone, o che appendono in camera lo stesso poster. Bambine appena un po’ cresciute che fantasticano sul principe azzurro.
Quanto ai maschietti, non molti, sono forzatamente costretti a tenere un profilo più basso. Per quanto entusiasti si possa essere, nel manifestare il proprio apprezzamento per degli artisti, è complicato farlo con accenti altrettanto passionali delle ragazzine col batticuore. Si può supplire con l’azione, però. Un altro sito specializzato, Thoifanclub.it, propone di iscriversi a un gruppo interno che non si limita a scambiarsi commenti estatici ma si dà da fare in molti modi: “L’e-team consiste in una vasta gamma di attività che possono essere fatte comodamente da casa e attraverso Internet. Nello specifico gli E-teamers devono: votare i Tokio Hotel in qualsiasi classifica si trovi nelle rete, come TRL, All Music, classifiche sui siti delle varie radio, ecc; richiedere i TH in qualsiasi radio e chiedere informazioni, in modo da far parlare di loro; pubblicizzare i Tokio Hotel e il FC (Fan Club – Ndr) sui vari Blog; pubblicizzare i Tokio Hotel e il FC sui vari siti o space; pubblicizzare i Tokio Hotel e il FC per e-mail. Se vuoi far parte anche tu dell'E-Team scegli la sezione che più ti si addice e iscriviti”.
Parola d’ordine: espandere il successo dei Tokio Hotel. La loro forza è la nostra forza. E poi, vedrete, ce lo ripeteremo mille volte nei nostri forum e sarà ancora più dolce.
Il sito italiano dei fan, quello che si autoproclama “ufficiale”, è privo di qualsiasi approfondimento: più che un ritrovo di appassionati sembra uno spazio promozionale che imita una community spontanea, e magari lo è davvero. Niente traduzioni dei testi, niente interviste scritte, niente discussioni su cosa sia meglio e cosa sia peggio nella musica del gruppo, o anche solo nel look. Gli interventi, per lo più, sono ridotti ai minimi termini. Scritti (vissuti) alla stregua degli sms: parole abbreviate che diventano quasi delle sigle, col retrogusto intrigante dei messaggi in codice. Parole che si alternano alle faccine delle “emoticon” fino a diventare intercambiabili. Una volta il linguaggio era il filo d’Arianna con cui inoltrarsi nei ragionamenti: si fissavano delle domande e si andava in cerca delle risposte. Ora, qui e non solo qui, il linguaggio è un groviglio da schivare come se si avesse paura di rimanere impigliati: non nella grammatica delle frasi, ma nella sintassi del pensiero. L’unica domanda che rimane è una richiesta di emozione. L’unica risposta significativa, e desiderabile, è “sì, quell’emozione l’ho trovata”. Anche voi? Meraviglioso. VVUSDB. Vi-Voglio-Un-Sacco-Di-Bene.
I Tokio Hotel, in tutto questo, c’entrano e non c’entrano. Come in tante altre forme di fanatismo, se non proprio in tutte, la loro presenza come oggetti di culto sembra il punto di partenza, e invece è il punto di arrivo. Apparentemente sono loro a creare dal nulla la passione sfrenata che li circonda. In realtà, checché ne pensino i loro stessi fan, quella passione è preesistente, non essendo altro che un bisogno psicologico in cerca di sfogo. Oggi si è riversata sui Tokio Hotel, domani si sposterà su qualcun altro. Questa specifica ondata di teenager crescerà, almeno un poco, e fatalmente perderà lo slancio totalizzante che la pervade. Cambierà il suo modo di guardare il mondo. Si innamorerà di persone in carne e ossa. Smetterà di sognare il viso angelico del cantante Bill Kaulitz e di struggersi per queste canzoni “carine” che possono apparire musicalmente splendide e poeticamente profonde soltanto se – come a quindici o sedici anni è la regola – si è ascoltata ben poca musica e si è letta ancora meno poesia.
I Tokio Hotel, a loro volta, sembrano più fortunati che furbi. Fanno quel po’ che sanno fare e se ne godono i frutti. Sei anni fa non si chiamavano così e suonicchiavano in Germania più o meno per hobby. A un tratto le cose sono cambiate. Hanno cominciato ad andare bene. Poi benissimo. Ma non era un progetto artistico che si realizzava. Era un colpo di fortuna che trasformava l’ordinario in straordinario. Non è che loro pensassero di rivoluzionare il rock o di esprimere chissà cosa di grandioso. Non erano, nemmeno lontanamente, né i Pink Floyd di Syd Barrett né i Doors di Jim Morrison. E neppure i Queen di Freddie Mercury. Erano, e sono, quattro ragazzi che si sono imposti, più che per la loro creatività, per aver messo in scena un certo tipo di rappresentazione, che trova nel “bellissimo” Bill Kaulitz il suo interprete ideale. Stilizzato come l’eroe di un manga. Etereo come il personaggio di un sogno. Il maschile e il femminile che si confondono. La voce con cui canta è più sottile di quella con cui parla. Il canto è l’arte. L’arte è la verità che si rivela. O è la menzogna che si esibisce? I suoi tratti sono così delicati. Il suo corpo è così magro. Le sue emozioni così acute. Capelli da donna, o da rockstar. Occhi truccati che risplendono misteriosi e lanciano domande. E continuerebbero a lanciarle anche se lui li chiudesse: voi ci credete, a tutto quel che vedete? E che cosa vedete, precisamente?
Le giovanissime lo adorano. I forum traboccano di dichiarazioni d’amore. Una successione interminabile di palpiti e di soprassalti, che fanno persino fatica ad articolarsi in qualcosa di più di una serie di flash. Frasi brevi. Brevissime. Addirittura spezzate. “io li amo più della mia vita…loro x me sono aria, e di aria si vive…soprattutto BILL…il mio angelo…lo amo cn tutto il cuore…”. Passioni dirompenti, ma senza nessuna gelosia per le altre che sono rimaste stregate anch’esse. Mica sono rivali, in fondo. Sono amichette che intonano la stessa canzone, o che appendono in camera lo stesso poster. Bambine appena un po’ cresciute che fantasticano sul principe azzurro.
Quanto ai maschietti, non molti, sono forzatamente costretti a tenere un profilo più basso. Per quanto entusiasti si possa essere, nel manifestare il proprio apprezzamento per degli artisti, è complicato farlo con accenti altrettanto passionali delle ragazzine col batticuore. Si può supplire con l’azione, però. Un altro sito specializzato, Thoifanclub.it, propone di iscriversi a un gruppo interno che non si limita a scambiarsi commenti estatici ma si dà da fare in molti modi: “L’e-team consiste in una vasta gamma di attività che possono essere fatte comodamente da casa e attraverso Internet. Nello specifico gli E-teamers devono: votare i Tokio Hotel in qualsiasi classifica si trovi nelle rete, come TRL, All Music, classifiche sui siti delle varie radio, ecc; richiedere i TH in qualsiasi radio e chiedere informazioni, in modo da far parlare di loro; pubblicizzare i Tokio Hotel e il FC (Fan Club – Ndr) sui vari Blog; pubblicizzare i Tokio Hotel e il FC sui vari siti o space; pubblicizzare i Tokio Hotel e il FC per e-mail. Se vuoi far parte anche tu dell'E-Team scegli la sezione che più ti si addice e iscriviti”.
Parola d’ordine: espandere il successo dei Tokio Hotel. La loro forza è la nostra forza. E poi, vedrete, ce lo ripeteremo mille volte nei nostri forum e sarà ancora più dolce.
Federico Zamboni, nato a Milano nel 1958 ma cresciuto a Roma, è giornalista e conduttore radiofonico. Tra il 1979 e il 1981, con lo pseudonimo di Claudio Fossati, ha tenuto una rubrica (quasi) fissa sul quindicinale “Linea”, dedicata a quella che allora si chiamava la “musica giovanile”. Dopo aver smesso di scrivere articoli per circa 15 anni, dedicandosi a tutt’altre cose, ha ripreso a pubblicare regolarmente nel 2000 su Ideazione.com. Attualmente, tra l’altro, cura la rubrica “Ad alto volume” sull’edizione domenicale del "Secolo d’Italia" e collabora al mensile “La voce del ribelle”, la neonata rivista diretta da Massimo Fini. Ogni lunedì sera, dalle 21 alle 23, conduce la trasmissione web “The Ghost of Tom Joad” su http://www.radioalzozero.net/.
36 commenti:
Mi scusi se mi permetto di dissentire ma, onestamente, mi ritengo "leggermente offesa" da quel che ho appena letto.
Prima di tutto perchè sono una fan dei Tokio Hotel e di anni ne ho 24.
Non mi sono MAI vergognata, nemmeno per un secondo, di seguire ed apprezzare questa band e le assicuro che la mia cultura musicale non si limita a loro, così come la mia cultura in fatto di poesie non si ferma alle frasette "da Baci Perugina".
Ora, il fatto che abbiano un fandom di base relativamente molto giovane non è certo una colpa. Ma le posso assicurare che ci sono tantissime ragazze over 18 che li seguono e li apprezzano così come faccio io.
A questo proposito, ormai da quasi due anni, gestisco un forum a loro dedicato con un gruppo di amiche e, mi perdoni, ma non rispecchia affatto la descrizione da lei postata circa i forum/blog sulla band.
Il nostro è un forum aperto che contiene TUTTE le informazioni utili sulla band (in italiano corretto, spesso tradotto da molteplici lingue), dalla discografia ai pettegolezzi ma vi affianca anche sezioni dedicate al resto del mondo, alla cultura, allo sport e a tanto altro ancora.
Abbiamo utenti di TUTTE le età, ma proprio tutte. E vorrei precisare che le teenager odierne non sono tutte oche invasate. Ho constatato personalmente che alcune di loro sono profondamente intelligenti e dotate di pensiero PROPRIO, qualità più unica che rara.
Sappiamo ridere, scherzare, lasciare commenti simpatici ma, nel contempo, sappiamo anche dare un nostro parere serio e intelligente su tante altre questioni.
La cosa che più mi fa "arrabbiare" è che i Tokio Hotel vengono sempre bollati, da voi critici e giornalisti, come una band per ragazzine urlanti. Sarebbe ora di piantarla con questa storia e di considerarli come una band e basta. Senza attriburigli "limiti d'età" assurdi nonchè triti e ritriti.
E, per dirla tutta, credo che con il nuovo album abbiano dimostrato di essere cresciuti.
Basta considerarli ragazzini, ora sono giovani uomini.
Kate
ciato a tutti, sono assolutamente d'accordo con quanto detto da Kate, (anche se non sono iscritta al suo forum, lo leggo tutti i giorni per tenermi aggiornata sulle novità dei TH). E' proprio ora di finirla di denigrare questi ragazzi e tutto il loro lavoro. Ce ne fossero altri di ragazzi come loro che pensano e hanno pensato seriamente fin da bambini, solamente alla musica. Al giorno d'oggi ci sono, purtroppo, fin troppi bambini e ragazzi che sprecano il loro tempo a "cazzeggiare" senza concludere nulla di buono, questi forse in futuro saranno dei falliti!!!! Allora xkè prendersela sempre con dei bravissimi ragazzi che della musica hanno fatto la loro ragione di vita? Non mi si venga a dire che attualmente ci sono cantanti bravi che meritano tutto il successo, tanti sono soprattutto molto publicizzati dalle case discografiche, forse in altri tempi non avrebbero sfondato. Non voglio fare nomi, ma ce ne sono tanti che non meritano!!!!! Dopo questo mio sfogo posso dire che sono una mamma e che ho conosciuto la musica dei Tokio Hotel grazie a mia figlia. Sono cresciuta ascoltando musica, (lirica, classica, moderna) e sono dell'idea che va ascoltata la musica che più piace, ma soprattutto deve trasmettere emozioni; ebbene a me la musica dei Tokio trasmette tantissime emozioni!!!!!! Forse sono ingenua o adolescente??? Non penso proprio, e non penso di essere una "fan" solo per le belle faccine di questi ragazzi!!!! Dico solo che fanno una buona musica, meglio di altri, poi i gusti sono gusti, o no?
Gila
Titolo commento: "L'insostenibile leggerezza dei...paragoni".
"Non erano, nemmeno lontanamente, né i Pink Floyd di Syd Barrett né i Doors di Jim Morrison. E neppure i Queen di Freddie Mercury. "
Mi meraviglio che scriva una cosa del genere.
E' ovvio che non erano e sono come loro, ma chi dei gruppi moderni lo è? Ormai sono anni (ma anni!) che non escono gruppi come quelli citati. Ci possono essere dei Coldplay, dei Darkness, dei Killers o dei Foo Fighters (solo per citarne alcuni) che sono bravi, che sanno fare della buona musica, ma nemmeno loro sono ai livelli dei Queen, dei Doors e dei Pink Floyd.
Sono paragoni inutili, che non reggono.
Paragonare i TH ai grandi del passato non regge, non serve a niente. Non è un modo per sminuirli, perchè basta prendere un qualsiasi altro cantante e/o band che non può reggere il confronto. E' un dato di fatto. Ciò non toglie che ci siano gruppi, quali i TH, che sanno cmq fare musica e comunicare qualcosa e, soprattutto, dare emozioni.Ognuno ascolta la musica che più lo fa stare meglio, siano Rolling Stones o Backstreet Boys!
I gruppi da Lei citati hanno fatto la storia della musica e rimarranno pilastri. Che se la metta via: non verrà mai fatto nulla di nuovo e di non già sentito. Ma questo dovrebbe saperlo...
RISPOSTA 1 – PER KATE E GIGLIOLA
C’era una volta un tizio – ormai ultracinquantenne, ahilui – che tifava per il Milan. Avendo contratta questa passione già da bambino (ad appena sei anni entrò per la prima volta a San Siro, a quanto riferisce egli stesso) non se ne liberò mai più. Magari non era proprio il tifoso più appassionato di tutti, ma lo era abbastanza da gioire delle vittorie e da dispiacersi per le sconfitte (ancora a 47 anni, nel 2005, assistette attonito all’incredibile rimonta del Liverpool nella finale di Champions League, rimanendo semi scioccato, e del tutto incredulo, per le 24/48 ore successive).
Un giorno gli accadde questo: lesse su un quotidiano che certi ultrà milanisti erano indagati per alcuni reati penali, e nemmeno dei più lievi. Incredibile a dirsi, non se ne sentì minimamente diminuito. E men che meno si mise a scrivere al giornale che aveva pubblicato la notizia per protestare, sottolineando che altri tifosi, lui compreso, erano invece persone amabilissime e del tutto stimabili. Forse a causa dell’età, o di una certa predisposizione al ragionamento, sapeva perfettamente che condividere una stessa passione non significa affatto essere identici. Le colpe degli uni non ricadono sugli altri. E pure per i meriti, mannaggia, accade all’incirca lo stesso: anche se questo i tifosi più accesi, proprio come i fan(s) degli artisti, sono pressoché incapaci di accettarlo. Guardano la loro squadra e credono di essere tutt’uno coi giocatori. Beata ingenuità.
PS Un altro tizio, invece, era un accanito supporter della Sanfilippinese. Un giorno, durante un viaggio in Spagna, ebbe modo di conversare, in modo peraltro assai civile, con alcuni sostenitori del Barcellona, che manco a dirlo si misero a decantare le imprese sportive dei loro beniamini. Il tizio li stette ad ascoltare pazientemente, ma mentre se ne tornava in albergo non mancò di dire, e di ripetere, a se stesso che dopo tutto la sua Sanfilippenese meritava comunque il massimo rispetto. Il tifo è tifo. Se no, che tifo è?
PPS Sono nato nel 1958. E a sei anni ero a San Siro: Milan-Sampdoria 0-1. ‘Fanculo.
RISPOSTA 2 – PER L’ILLUSTRISSIMO “ANONIMO”
Premesso che l’articolo non verteva tanto sui Tokio Hotel in quanto tali ma su un certo modo (sempre più vacuo e autoreferenziale) di essere fan, il riferimento a Doors, Pink Floyd e Queen non era certo sul piano degli esiti artistici ma sull’esistenza o meno di un progetto creativo degno di tal nome, che avvalorasse la ricerca del successo. Che dopo i “pilastri” del tempo che fu sia impossibile fare cose importanti è un luogo comune: mai sentito parlare di Björk? E dei Radiohead? Quanto alla rivendicazione-tiritera dell’“Ognuno ascolta la musica che più lo fa stare meglio, siano Rolling Stones o Backstreet Boys!” è davvero ora di finirla: la libertà di ascoltare quello che si vuole è fuori discussione, ma non implica certo che tutte le scelte si collochino sullo stesso piano. Altrimenti, va da sé, se ne dovrebbe concludere che Peter Gabriel e Pupo sono equivalenti; e così Stanley Kubrick e Neri Parenti nel cinema; e Jorge Luis Borges e Federico Moccia nella narrativa.
a tutti i fan di gruppi apparentemente musicali, ma invece confezione esteriore e quindi biodegradabile per meri prodotti industriali di svendita altrimenti destinati allo scarto...
il problema non sta in cosa ascoltate, ma nel perché: vi hanno derubato, in anni di preconfezionamento delle offerte intrattenitive, della capacità di scelta e anche della possibilità di farlo, tutti i gruppi o i solisti pop-rock del momento suonano la stessa musica, scritta e prodotta da un pugno di esseri umani che si palleggiano da una major all'altra, la ricerca di talenti è prossima allo zero e demandata ad evidenti campagne televisive e programmi raffazzonati che garantiscono però un inizio lanciato al più becero soffiamicrofono... avete internet, provate a cercare musiche diverse, artisti nuovi, e fatelo da soli... poi provate a fischiettare una canzone dei tokio o di quasi tutti 'sti poveri ragazzi e scoprirete i "Ricchi e Poveri" in inglese e con le chitarre distorte...
ad majora!
se vorrete parlare di musica e di curiosità artistica, di cultura popolare, di gusti e di volontà, passione e capacità di scelta... a disposizione. non create religioni intorno a certe figure però, sarebbe come credere ciecamente nei frollini mulino bianco!
Con la scusa che ognuno ascolta quel che gli pare si giustifica di tutto, oggigiorno. Chi proibisce di ascoltare i Tokio Hotel? Il discorso dovrebbe essere: chi m'impedisce di dire che i TH valgono quello che valgono?
Per il resto sono d'accordo con Federico: Bjork e i Radiohead sono un'altra cosa.
Qualche tempo fa stroncai quell'immonda castroneria che era Tre metri sopra il cielo e molte fan inviperite mi scagliarono contro moltissimi insulti preoccupandosi al contrario di reperire un solo argomento: Non è bello ciò che è bello, è bello ciò che piace. La cosa è pacifica nelle piccole gazzarre al liceo o nello spazio dei commenti di Mtv, ma non è certo sintomo di spirito critico o di fondatezza argomentativa. Semmai di fuga dal confronto, la stessa che ha illustrato Zamboni. Che cosa dovrebbe cambiare il fatto che una qualche ventiquattrenne ascolta i Tokio Hotel? Il critico musicale inquadra i fenomeni nel suo complesso, e li giudica sempre in prospettiva, rispetto al passato, e rispetto al futuro. Qualcosa di ben diverso dal fanatismo contemporaneo, per il quale per altro l'autore non ha avuto parole minimamente sprezzanti, che si appiattisce sulla monodimensione del "ma quanto sono fighi". Zamboni è minimamente interessato a questi novelli Jimmy Page e Robert Plant, mettetevi il cuore in pace, e i paragoni da lui proposti, non sono fatti per trasformare d'un tratto i Tokio in piccoli vermetti balzellanti. L'unica cosa che può interessare degli Hotel, è che sono le perfette icone di questo tempo. Un eterno presente iperconnesso eppure scisso da ogni memoria storica e da qualunque senso critico. Un mondo suddiviso in fan club dove il più alto sforzo della ragione partorisce al massimo un sms sgrammaticato. E' davvero paradossale che al tempo della rete, in cui l'accesso a musica, arte e cinema non è mai stato così semplice e ricco, il risultato sia l'omologazione assoluta. Il fatto che ci si chieda basiti quali altri grandi gruppi o artisti abbiano prodotto i tempi moderni, è indicativo di quanta penuria e assenza di curiosità, di quanto poco desiderio di mettersi in discussione siano lastricati questi anni Zero. Mettersi in discussione significa in effetti avere strumenti per sapere discutere. E, cari fan, detto con rispetto, non mi sembra questo il caso. Però sono certo che passa. o così spero.
"Che cosa dovrebbe cambiare il fatto che una qualche ventiquattrenne ascolta i Tokio Hotel?" cito - Non dovrebbe cambiare una accidentaccio di niente, il mio era solo un esempio a dimostrazione del fatto che questa band non è seguita solo da adolescenti.
Il punto qui, signori, non è "Oddio, non dovete assolutamente dire che i Tokio Hotel sono scarsi altrimenti mi offendo", il punto è che nessuno di voi si sforza mai di fare una critica che vada oltre il "sono una band preconfezionata", "sono un fenomeno passeggero", "sono gli idoli delle teenager".
Non sono deficiente, nel caso non si fosse capito, e certe vostre risposte (eccezion fatta per quella di Zamboni e di Gigliola) mi sono sembrate più prese in giro che altro.
Nessuno, ma proprio nessuno, vi proibisce di dire la vostra su questa band tedesca, ma finiamola con la storia che sono tutti artisti costruiti a tavolino e che ci hanno (e qui cito nuovamente) "derubato, in anni di preconfezionamento delle offerte intrattenitive, della capacità di scelta e anche della possibilità di farlo"
Nessuno ci ha derubato un accidenti di niente! Quando accendo il mio i-pod, scelgo se essere cullata dalla voce sensuale di Bruce Springsteen o se farmi riscaldare da quella un po' roca e "vagabonda" di Kurt Coabin, così come scelgo se farmi scendere una lacrimuccia con "Wish you were here" dei Pink Floyd o con "A letter to Elise" dei Cure. E, tra tutti questi grandi nomi (e non solo questi) spuntano anche quei quattro ragazzi tedeschi che, checchè ne diciate, hanno conquistato la nostra fiducia.
Nè religione nè idolatria: solo affetto.
Kate
Kate... con la massima serenità e tranquillita: se lo dici tu!?... va benissimo, ma il solo fatto di non accorgersi quanto siano banali fa propendere per la veridicità della mia tesi che è tutt'altro che campata in aria e neanche una presa in giro, c'è differenza tra ironia e presa in giro... comunque 16 anni di confronto con ragazzi tra i 13 e i 18 mi danno continuamente il polso di quanto ci sia bisogno di riallargare l'angolo visuale dei ragazzi, soprattutto per la cultura musicale. se tu non ne hai bisogno ne sono felice, ma il mio era un discorso dedicato ad una vastità di persone, i singoli sono sempre migliori delle masse!!!
Nighty, con la massima serenità e tranquillità: lo dico!
Voglio dire, anche tu non fai altro che sostenere la mia tesi definendoli "banali". Sempre il solito discorso, sempre la stessa storia da anni ormai!
Li davate per spacciati già due anni fa...
Poi, per carità, tu continuerai a pensarla a modo tuo ed io a modo mio, nessuno qui sta cercando di imporre le proprie opinioni agli altri. Si tratta solo di scambiarsi dei pareri.
Però perdonami se lo continuo a ripetere, ma la critica nei confronti dei Tokio Hotel è sempre uguale! Ci si fossilizza sempre sulle stesse cose, senza rendersi conto che, rispetto al loro album di esordio, sono migliorati tantissimo!
E non serve essere un critico musicale affermato per capirlo...
Ma, anche in questo caso, i pareri sono discordanti perchè ho letto critiche da giornali stranieri che ne parlano molto bene mentre, chissà perchè, qui in Italia non si fa altro che puntare il dito.
Kate
E' una tristezza, però, leggere che l'unico modo trovato per esprimere l'ignoranza e l'incapacità di comunicare verbalmente delle ragazzine della mia (sì, purtroppo) generazione, è quello di citare un gruppo che di questi tempi è stato un pò il simbolo di questo fenomeno.
E' delle ragazzine che bisognerebbe discutere, delle donne che potrebbero diventare con un'adolescenza simile, non di un gruppo musicale che, dal canto suo, fa la cosa più spontanea di questo mondo, ovvero la musica.
(Kate, grazie di accanirti sempre per le cause che tirano dentro gente che, alla fin fine, proprio non ha niente a che fare con una categoria così stupida come quella delle pantofolaie invasate.)
Credo che nell’ultima risposta di Kate ci sia la migliore dimostrazione di quello che era il vero assunto del mio articolo, ovverosia la riduzione dell’arte (o presunta tale) a mero catalizzatore di stati emotivi. Scrive Kate: “Quando accendo il mio i-pod, scelgo se essere cullata dalla voce sensuale di Bruce Springsteen o se farmi riscaldare da quella un po' roca e "vagabonda" di Kurt Coabin, così come scelgo se farmi scendere una lacrimuccia con "Wish you were here" dei Pink Floyd o con "A letter to Elise" dei Cure.” Se tutto quello che si percepisce di Springsteen è la sua “voce sensuale” (???) e se Wish You Were Here dei Pink Floyd diventa un pezzo strappalacrime, come una qualsiasi commediola sentimentale “made in Hollywood”, significa proprio che è in atto una regressione nel modo di entrare in rapporto con l’arte. Nonché, presumibilmente, con la stessa realtà.
La domanda che bisognerebbe porsi, del resto, è perché mai si diventi fan di qualcosa o di qualcuno. Da dove scaturisce questo bisogno di legarsi stabilmente (visceralmente) a una singola entità, ponendola al centro dei propri interessi? Da dove nasce questo bisogno di reinventare la propria identità in funzione di quella di qualcun altro? Per quanto ci siano artisti che ho amato e che amo profondamente, non ho mai avvertito il bisogno di dedicare loro più tempo di quello necessario a seguirli e ad approfondirli quel tanto che serve a comprenderli meglio. Ciò che mi ha sempre lasciato perplesso, nel fenomeno dei fan, è questa esclusività. Questo “eccesso di attenzione” che assomiglia pericolosamente a una monomania. Come scrivevo nell’articolo, il valore intrinseco dell’artista è (relativamente) secondario. Il punto debole è nell’adorazione a prescindere, che finisce col confondere il piano artistico e quello esistenziale – o addirittura, ahinoi, estetico, nell’accezione puramente somatica del termine.
I fan, mi sembra, utilizzano l’identità altrui per puntellare la propria: sono felici se la loro star prediletta è felice, o se quanto meno ha successo; sognano di incontrarla non per parlarci, in un autentico scambio di concetti e di esperienze, ma per cadere ai suoi piedi; non potendolo fare si riuniscono in gruppo e si ripetono vicendevolmente, all’infinito, quanto il Bill Kaulitz di turno sia bello e sensibile e... Parlano di lui per avere modo di parlare di se stessi, per regalare alle proprie sensazioni e ai propri pensieri il lasciapassare di un legame a qualcosa che ha già ottenuto il crisma – sempre più necessario, in quest’epoca di finzioni mediatiche – del riconoscimento collettivo. La verità è che ne hanno bisogno: e avendone bisogno non sono disposti a rinunciarvi; e spesso, come testimoniano le reazioni risentite di chi si è sentito offeso dal mio articolo (senza nemmeno rendersi conto di quanto poco avesse a che fare con i Tokio Hotel in quanto tali), non sono neppure disposti a fare un passo indietro, riconsiderando l’intera questione e mettendone in discussione sia i presupposti che i risultati.
Sottoscrivo parola per parola, Federico.
Concordo anche io e copia-incollo una riflessione che vale anche per me...
"Per quanto ci siano artisti che ho amato e che amo profondamente, non ho mai avvertito il bisogno di dedicare loro più tempo di quello necessario a seguirli e ad approfondirli quel tanto che serve a comprenderli meglio".
L'unica cosa che mi dispiace è che - essendo i miei "miti" tutti morti e non credendo nel paranormale :) - non mi è possibile fare due chiacchiere con loro.
Altrimenti avrei volentieri scambiato qualche opinione con Robert Brasillach o bevuto qualche birra con Bukowski (parlare non sarebbe stato possibile in ogni caso, considerando il mio inglese men che scolastico).
quando ascolterete davvero la loro musica avvisatemi
@Federico Zamboni: mi scusi, forse non ci siamo capiti bene o, forse, ho parlato tedesco (touchè!) senza accorgermene.
"L'arte intesa come mero catalizzatore di stati emotivi?"
E chi mai ha parlato di questo? O, meglio, solo di questo?
L'arte è sentimento, prima di tutto. Una "Wish you were here" deve necessariamente trasmettermi qualcosa, altrimenti che razza di opera d'arte sarebbe?
Un "Bruce Springsteen" deve farmi venire i brividi, altrimenti per quale motivo lo ascolterei? Non di certo perchè è un bellissimo uomo!
L'arte è tantissime cose messa insieme, compreso il sentimento.
E ancora, chi ha mai detto che i Tokio Hotel (o qualsiasi altro artista) siano il "centro dei miei interessi"? Qui stiamo andando fuori rotta...
Si stava parlando di come la critica si accanisca contro i Tokio Hotel, ma non c'è stato nessuno che mi ha saputo dare una risposta. Ho lanciato "accuse" molto precise ma nessuno le ha colte, prendendo però poi come esempio stralci del mio discorso che non c'entravano nulla con il tema principale.
Non voglio arrabbiarmi, mi sembrerebbe davvero ridicolo, però non mi state ascoltando! (Non è che abbia manie di protagonismo, solo che non mi dispiacerebbe avere una risposta).
Guardi che abbiamo anche noi delle vite, studiamo, lavoriamo, viviamo, indipendentemente dai Tokio Hotel. Nessuna di noi "vive in loro funzione", pur stimandoli molto. E se, in questo momento, sono qui a risponderle è solo perchè vorrei davvero che cercaste di capire il nostro punto di vista.
Il mio discorso non aveva davvero nulla a che vedere con quel che lei ha detto. Mi rammarica molto notare che nessuno ha compreso le mie parole.
PS. Bruce Springsteen ha una delle voci più sensuali che abbia mai sentito. Posso dirlo oppure rischio di venire "linciata" anche per questo?
PPS. Amo discutere! ;)
@Simo: non devi ringraziarm ;)
Kate
ano...
sei matto?
quando tu avrai ascoltato Rolling stones, Jethro tull, Camel, Led Zeppelin, Deep Purple, Genesis, ELP, Pink Floyd, King Crimson, Supertramp, Yes, Pearl Jam, Nirvana, Mother Heart, Living Colour, Dave Matthews Band, Radiohead... non avrai più bisogno di essere "avvisato"!!!
ad majora!
Salve,
sono l'admin del THOIFANCLUB...bhe che dire...ci facciamo davvero il mazzo per quel FC e per far "divertire" le utenti con delle iniziative come l'E-team che ha un ottimo successo....io mi diverto sto bene come lei si diverte e sta bene lei a fare questo blog...
Buonproseguimenmto ;)
"avrei volentieri scambiato qualche opinione con Robert Brasillach o bevuto qualche birra con Bukowski (parlare non sarebbe stato possibile in ogni caso, considerando il mio inglese men che scolastico)."
Caro Rob, mi riconosco in questo tuo desiderio. Io avrei voluto conoscere Joyce, anche berci insieme, ma al problema dell'inglese (poco più che scolastico il mio, e dimenticato in parte con gli anni)si aggiungerebbe quello della conversazione pura e semplice: è noto che il Bardo amasse i monosillabi e fosse capace di starti davanti a cena per quattro ore senza spiaccicare una parola compiuta. Immagina con me, che invece sfioro la logorrea :-)))))
Lo stesso vale per Buk. Neanche la Pivano riuscì a scuoterlo dal suo legittimo torpore. Io penso che certi (grandi) scrittori preferiscano dire quel che si sentono di dire nei loro libri. Punto. Per il resto, giustamente, ritengono di non avere molto da aggiungere. Personalmente diffido di quegli scrittori che si amministrano e si autopromuovono con furbizia presenziando qua e là, firmando appelli e ergendosi a uomini/manifesto. E sono troppi oggi che, modesti come scrittura (o meglio, buoni impiegati delle lettere, ben formati e di discreto talento), badano più a infiocchettare la confezione che a scrivere con il cuore e la pancia (Buk e Fante docet).
Insomma, dobbiamo tenerci Scurati e Scarpa, è il nostro triste destino di contemporanei.
:)
Parole sante le tue, caro amico.
In alcuni miei articoli passati ho scritto cose ed espresso giudizi che adesso rivedrei. Quello su Scurati è uno: "Il sopravvissuto" mi era piaciuto e mi sembrava che lo scrittore in sé non ragionasse neppure male. Un mio amico, poeta e antipresenzialista, mi aveva avvertito: - Attento Claude, quello non sa scrivere ed è pure un bluff.
Aveva ragione lui. D'altronde solo negli States sembra che gli scrittori contemporanei siano nemici del presenzialismo, pensando solo alle loro opere: Roth, DeLillo, Richard Powers... In loro c'è continuità con la letteratura dei Padri, almeno nell'intento. Da noi si parla, si aprono blog, si discute con Deridda sull'"incomunicabilità" sproloquiando con linguaggio settantassettesco... (ogni riferimento a scrittori che sono anche su Fb è puramente intenzionale :-)).
Aveva ragione Primo Levi: questa non è certo l'epoca dell'incomunicabilità...
Un abbraccio e scusa l'OT.
nighty
per tua sfortuna gli artisti da te citati li ho già ascoltati
anzi ti dirò di più,
sono proprio i led zeppelin il mio gruppo preferito
:]
per mia sfortuna?
ma sei matto davvero, per fortuna vorrai dire, quindi sai che un conto è un gruppo che scrive, compone, suona, ricerca e rischia e un conto è una gruippo formato da industrie discografiche alla canna del gas, che sottopongono brani preconfezionati ai loro prodotti, e li portano in giro con contratti a tempo determinato... ora i th saranno forse più forti di altri, ma il sistema che li ha generati è esattamente questo... poi scusa ma dubito che tu conosca i mother earth e dmb... altrimenti saresti talmente avanti che i th li useresti come sottofondo per le sale d'attesa!
comunque nel caso fosse vero... complimenti... per fortuna!
Io penso che lei si sia spinto un po' oltre al suo lavoro, e si sia permesso di giudicare un po' troppo senza conoscere bene le cose come stanno. Io non so lei a che "Fan Club" si riferisca nel suo articolo, ma onestamente io non ne ho mai visto uno del genere, senza notizie e dove si scrive abbreviato (dato che in quasi tutti ormai è vietato abbreviare). Poi lei si è anche permesso di giudicare noi Fan come un gruppo di ragazzine depresse in cerca di uno sfogo, e la Band è stato il primo che hanno trovato. Queste cose si scrivono se non si conoscono le Fan, ne il gruppo, e soprattutto non si è mai stati fan di nessuno, perchè altrimenti non ci si PERMETTEREBBE MAI di dire certe cose. Poi magari è vero, hanno avuto successo per caso, ma sicuramente se continuano ad averne è perchè se lo meritano, non pensa? Non ci sono migliaia di artisti europei che hanno successo in america e sono conosciuti in quasi tutto il mondo! Colgo l'occasione magari per invitarla ad un concerto di questa "povera band" e così si potrà accorgere che non ci sono solo ragazzine "senza cervello" come ha definito lei, di 15-16 anni, ma ci sono anche tante fan di più di vent'anni e anche di 40 e mi creda non sono povere zitelle frustrate, hanno figli e marito! Detto questo la invito ad informarsi meglio la prossima volta che dovrà scrivere un articolo del genere.
Pazzesco.
Se ci fosse lo stesso dibattito quando su questo blog si trattano argomenti di maggior spessore dei Tokio Hotel, magari cultura e letteratura, o magari i Radihead o i Sigur Ros, ne sarei felicissimo :-)
O meglio. La stessa infuocata partecipazione!
Piacerebbe anche a me!
:)
Davvero pazzesco: ma credo che in fondo si spieghi tutto col fatto che i fan dei Tokio Hotel sono appunto dei fan (abbreviazione, come è forse il caso di ricordare, di “fanatic”) e perciò incapaci di ragionare al netto della passione che li divora. All’origine, infatti, la questione andrebbe rovesciata: ce lo spieghino loro che cosa trovano di così straordinario nei Tokio Hotel da farne i propri beniamini. E visto che si entusiasmano per “Monsoon” provino ad ascoltare “The Musical Box” dei Genesis, tanto per avere un’idea della differenza che corre tra una canzone “carina” e un grande pezzo, nonché tra un cantante ordinario come Bill Kaulitz e un fuoriclasse come Peter Gabriel (all’epoca appena 21enne).
Quanto ai siti e all’uso/abuso di abbreviazioni – che era ed è solo la spia di una crescente incapacità a elaborare concetti che vadano al di là della più smaccata banalità – devo riconoscere che mentre preparavo il pezzo non mi sono preso la briga di scaricare le pagine o di annotare i relativi indirizzi. Qualche esempio, comunque (anzi:cmq) si può trovare su http://www.intopic.it/forum/musica/tokio-hotel/35255/p1/, dove domenica 3 maggio 2009 tale “tokietta-ok di Roma” scriveva testualmente “nn è vero i tokio hotel sn unici e ognuno ai prorpi gusti. a te fanno skifo i capelli di bill 'mbè sti caz.zi mica devono piace a te devono piace a lui quindi... kmq ciao a tutti XD”. La citazione che ho fatto nell'articolo(io li amo più della mia vita…loro x me sono aria,e di aria si vive…soprattutto BILL…il mio angelo…lo amo cn tutto il cuore…) è firmata “annakaulitz” e si trova su http://www.magictv.tv/2007/10/10/tokio-hote-testi-tradotti-traduzioni/?cp=4.
Ammiratrici di second'ordine? Giovanissime in attesa di maturazione?Non si direbbe. Sul forum del sito ufficiale, tokiohotel.com, si trovano rubriche del calibro di “Citazioni di Bill”, all’interno della quale un iscritto segnala quanto segue: “durante in die nacht bill da un calcio a tom. Intervistatore: perchè durante il concerto hai dato un calcio a tom? bill: perchè l'idiota non mi guarda mai, è sempre distratto”. Ma Bill, attenzione, è capace di ben altro. Alla domanda: “Chi dei Tokio Hotel lavora di più?” Replica “Io! Per esempio, quando abbiamo registrato l'album in inglese - chi ha lavorato? Io! La musica era già stata registrata ma io dovevo registrare ogni singola vocale di ogni canzone di nuovo. È dura essere un cantante!”. Sarà anche dura, ma ci sono ottime ragioni per sobbarcarsi lo sforzo. Ed è lo stesso Bill a svelarle: "Mi piace la musica perchè.. oltre a dormire, i miei amici, la famiglia e il cibo - è l'unica cosa di cui ho bisogno."
Quando il livello delle “divinità” è questo, si capisce bene che assai difficilmente quello dei “fedeli” potrà essere di grana più fine di quello che è.
Bene. Per quanto mi riguarda la discussione finisce qui: e a Tokio_Kiara94 - che mi rimbrotta sottolineando che “Queste cose si scrivono se non si conoscono le Fan, ne il gruppo, e soprattutto non si è mai stati fan di nessuno, perchè altrimenti non ci si PERMETTEREBBE MAI di dire certe cose.” - non posso che rispondere che infatti è così. Non sono mai stato fan di nessuno. Proprio sicura che sia un difetto?
Beh, visto che per un verso siamo giunti alla richiesta di prove documentali dalla procura di Tokio, non farà male presentare una breve antologia di competenza, buon gusto, e alta sensibilità musicale di mature studiose di Bill & c.
1)tom e bill sn i piu fichi dell mondo nn smettero mai di amarvi. forza la bend tedesca gli' altre fanno schifoooooooooooooooooooooooooo!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
http://www.ilmessaggero.it/articolo.php?id=21193&sez=HOME_SPETTACOLO
Ma ci sono anche interessanti tesi massmediologiche, a difesa dei fan:
"I tokio hotel saranno la salvezza dalla crisi per la televisione"
http://forum.universalmusic.it/forum/f104-tokio-hotel/i-tokio-hotel-piu-forti-che-prince-musiqueradio-com-66648-page2.html
Ma ecco una fan, che finalmente rende giustizia al maturo pubblico dei Tokio Hotel:
"senti bella mia...1) britney spears è 1 drogata del kaxxo...2) bill nn doveva morire...ma mori te!!!!!!!3) fan sklerata ce sarai te e qll britney spears dl kaxxo...cioè vieni qui insulti bill e poi dici w britney spears..bella mia ma k te 6 fumata stamattina??? britney spears è na merda...biiiilll guarisci presto amore mioooo!!!!!!!!!!!! nn da retta alla gentaccia ( tipo qll k ha dtt bill mori e w britney spears...)nn kapiskono 1 kaxxo...macky ich liebe dich...heilen bald!!!! by -fan dei th e FIERA di exxerlo- p.s. anti th MORITEEEEEEEEEEE"
http://www.ilmessaggero.it/articolo.php?id=21193&sez=HOME_SPETTACOLO&ctc=20#commenti
C'è poi chi si mostra clemente e progressista e lancia timidamente i Dico per l'altra vita:
"Billi guarisci,anche se sei fr... non e' giusto che tu muoia !" (ibidem)
"biiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiil 6 tr tr tr tr gnokko devi guarire al + prestoooooooooooo t amiamooooooooooooooooooooooooooooooooooo"
Forse un infiltrato di Zamboni,chiede:
"Ma la lingua italiana la conoscete o padroneggiate solo il linguaggio da sms?
Leggervi fa venire il mal di testa!"
Un'altra fan rimprovera il cronista del Messaggero, colpevole di aver riportato le dichiarazioni del cantante:" Credo nei marziani"
"Se il vostro obbiettivo era di fare successo con questo orribile articolo ci siete riusciti perchè è diventato l'articolo più odiato da ogni fan degna di essere chiamata così.
E' vero: INVENTATE"
Ma ecco, improvvisa, la confessione di una fan collaborazionista:
"è vero, i tokio hotel sono i nostri idoli... per loro piangiamo, ridiamo, ci stupiamo, come fossero nostri fratelli. il nostro amore non si può comandare. forse x questo è difficile capire il motivo di questa isteria collettiva. è molto difficile provare queste emozioni quando i tokio hotel non piacciono... soprattutto è difficile da comprendere. in campo musicale i tokio hotel si sono evoluti con le fans e sono certa ke tra 10 anni non suoneranno + questa musica così "adolescenziale".
"http://www.ilmessaggero.it/articolo.php?id=74702&sez=
Nel descrivere dunque un fenomeno, care intervenute, non si può certo tenere conto di qualche eccezione, ma della massa, e se le dichiarazioni della maggior parte delle fan, alcune tra le centinaia in giro, vi hanno "leggermente offeso", buon pro vi faccia è indice di salute critica e conferma che ogni vostra precisazione può valere a titolo personale, non a nome della collettività che attornia i TH, perfettamente colta da Zamboni.
nighty
forse non ti sei ancora reso conto che le fan dei tokio hotel sono cresciute
e non si sono MAI limitate alla band dei crucchi
ci sono fan che ascoltano Hendrix
ci sono fan che ascoltano Chopin
e fan che ascoltano Thimoty Victor
per il fatto del commerciale:
sei davvero convinto che fossero stati creati?
è questa la scusa,la solita scusa
è la solita scusa dove si nascondono tutti i vostri pregiudizi
dove si nasconde la vostra ignoranza nella questione tokio hotel
perchè,sì,
chi ha sempre seguito o solo visto un video dei tokio hotel quando erano ancora dei bambini
può confermare che si sono dovuti fare un sedere per emergere e soprattuto che loro sono SEMPRE stati così
la fortuna è stata l'ultima a ripagarli
quindi caro nighty,
prima di dare del "matto" o "pazzo" alla gente,
prova a farti un giro nel forum ufficiale,osserva la gente che lo frequenta e soprattutto documentati sulle origini dei veri tokio hotel
e se proprio dovete criticare...fatelo almeno bene
Siete andati a prendere come esempio, proprio quei "commenti" che ci fanno sembrare delle cretine!
Ma davvero, forse è meglio finirla qui. In fondo, noi continueremo ad avere la nostra opinione e voi la vostra... (Io non sono pienamente soddisfatta dato che le mie domanda non hanno ricevuto risposta, ma pazienza...)
Una precisazione però, la devo fare: non prendete ad esempio "Monsoon", perchè quella fu solo la loro "hit di lancio". Il resto delle loro canzoni sono diverse, specie quelle nuove.
E ancora: band preconfezionata? Prima di essere "Tokio Hotel", furono "Balck question mark", poi "Devilish" e solo in seguito "Tokio Hotel" (dopo essere stati scoperti da alcuni produttori di Amburgo) un'evoluzione che li ha portati ad essere i giovani uomini che oggi tutti conoscono.
Con questo, sia chiaro, non voglio imporvi a tutti i costi il mio pensiero. Solo ci tenevo a farvelo conoscere.
Saluti
Kate
Egregio signor Zamboni,
scriviamo in rappresentanza del Tokio Hotel Italian Forum (THOIF) in risposta all'articolo da lei pubblicato sull'edizione domenicale dell'11 settembre del Secolo d'Italia. Tale articolo ha a nostro parere messo in cattiva luce l'intero fandom della band tedesca con una critica che è parsa faziosa e qualunquista; prima di tutto non è chiaro di quale forum in particolare stesse parlando, da quel che lei dice non pare assolutamente il nostro visto che lo scrivere abbreviato è vietato dal regolamento, sono presenti in abbondanza sia traduzioni dei testi che delle interviste (c'è un apposito team per questo) nonchè topic di approfondimento critico che vanno ben oltre discorsi del tipo "Quant'è bello Bill coi capelli sparati".. Troverà anche le dichiarazioni d'amore di cui parla, ma è una cosa piuttosto logica visto che ci sono molte fan giovanissime (ma non solo).. Inoltre si, è vero, molto spesso i fanatismi riempiono vuoti.. ma questo vale per i Tokio Hotel quanto per qualsiasi altra band o musicista o squadra di calcio.. Ed è soprattutto in virtù di questo che la sua critica ci sembrata piuttosto superficiale: i discorsi da lei fatti possono in verità riguardare un qualsiasi altro fenomeno musicale degli ultimi tempi.. E com'è vero che i Tokio non sono paragonabili ad i Pink Floid è vero anche che nessuno attualmente lo è... e così come le loro anche le fans dei Beatleas erano all'inizio adolescenti e poi sono cresciuti insieme, non vediamo cosa possa esserci di male in questo! Se non le piacciono si limiti a non ascoltarli, ma non dia dell'ignorante o del represso a chi lo fa, perchè non è così; tra di noi ci sono anche persone adulte (mamme e professionisti, gente con un'ottima cultura musicale di base (e non detto che anche i giovanissimi non la abbiano) che hanno saputo vedere il potenziale artistico ed espressivo di questi ragazzi che le assicuro va ben oltre un aspetto gradevole e una vocetta armonica... hanno il vero x factor (sono stati anche ospiti del programma recentemente. Qualcosa difficile da spiegare a chi non lo percepisce naturlamente. E poi suvvia hanno solo vent'anni, vogliamo dargli una chance!?
Un aspetto da lei assolutamente tralasciato, dato oggettivo a loro favore, è di quanto l'ingresso della band sul mercato europeo abbia incrementato l'interesse verso lo studio della lingua tedesca nei giovanissimi e non, tanto che il Goethe Institut ha reallizzato un vero e proprio studio sul fenomeno! Che questi 4 ragazzi provengano dalla Germaia del'Est non è un dato trascurabile, aumenta decisamente il loro fascino mentre annaspiamo sommersi da "copia incolla" del mercato USA, ce li rende più cari perchè rappresentano la storia di un sogno. Sono riusciti a fare quelli che tanti vorrebbero: guadagnarsi da vivere facendo ciò che amano di più. E forse è proprio questo che provoca lo scatenarsi di critiche non sempre calzanti, come nel suo caso, a parer nostro.
La invitiamo a visitare il Thoif e speriamo ardentemente che le sue prossime critiche a riguardo (se ce ne saranno)siano spunto di confronto. Le assicuro che i fans dei Tokio Hotel e il gruppo stesso sono meglio di quello che lei pensa.
Cordialmente
Tokio Hotel Official Italian Forum
ps:le likiamo alcuni topic interessanti
testi e traduzioni:
http://forum.universalmusic.it/forum...oni-65724.html
recensioni,critiche ed articoli:
http://forum.universalmusic.it/forum...oli-62032.html
topic corrispondenti per traduzioni:
http://forum.universalmusic.it/forum...rne-62908.html
Al Tokio Hotel Italian Forum (THOIF)- 1
Ma lo avete letto davvero, il mio articolo? O lo avete solo scorso rapidamente, con la rabbia di chi si sente attaccato senza motivo? Il punto di partenza deve essere questo, secondo me. Invece di incagliarvi sulla questione dell’uso o meno di un linguaggio simil-sms, che potrà essere vietato nel vostro sito ma che dilaga in tanti altri messaggi dei fan dei Tokio Hotel, dovreste capire che il problema che intendevo porre è quello dell’essere fan in modo sempre più vacuo e autoreferenziale. Nell’articolo, peraltro, l’avevo scritto pari pari: “I Tokio Hotel, in tutto questo, c’entrano e non c’entrano. Come in tante altre forme di fanatismo, se non proprio in tutte, la loro presenza come oggetti di culto sembra il punto di partenza, e invece è il punto di arrivo. Apparentemente sono loro a creare dal nulla la passione sfrenata che li circonda. In realtà, checché ne pensino i loro stessi fan, quella passione è preesistente, non essendo altro che un bisogno psicologico in cerca di sfogo. Oggi si è riversata sui Tokio Hotel, domani si sposterà su qualcun altro.”
Quando voi puntualizzate che “sì, è vero, molto spesso i fanatismi riempiono vuoti.. ma questo vale per i Tokio Hotel quanto per qualsiasi altra band o musicista o squadra di calcio..” credete di diminuire la portata della mia critica e, invece, non fate altro che avvalorarla. La mia tesi è proprio questa: nell’essere fan le motivazioni psicologiche sono di gran lunga prevalenti su quelle artistiche, tanto è vero che, come voi stessi asserite, la medesima dinamica si ritrova nei tifosi delle squadre di calcio. Appunto. Ma tra i due casi permane una differenza significativa, anzi determinante: la musica è una forma d’arte e il calcio no. Di fronte a uno che tifa per una squadra di quart’ordine non c’è nulla da eccepire, essendo noto che le motivazioni del tifo (dalla collocazione geografica al colore della maglia) sono quanto di più accidentale vi possa essere; ma se qualcuno si identifica in un artista di secondo o terzo piano a tal punto da diventarne un fan, non ci si può non chiedere da cosa sia motivata un’adesione così viscerale.
La domanda, dunque, andrebbe rivolta a voi. Che cosa c’è, nei Tokio Hotel, che vi attrae così tanto da farne i vostri beniamini? Qualche accenno di risposta lo fornite nella lettera che mi avete indirizzato. Ma è decisamente troppo poco: la mia impressione è che vi siate limitati – non saprei dire se consapevolmente o no – a indicare qualche ragione pseudo oggettiva. Che, sempre secondo me, è del tutto marginale: ma davvero amate i Tokio Hotel perché 1) vengono dalla Germania Est, 2) hanno incentivato i ragazzi a studiare il tedesco e 3) sono riusciti a fare quelli che tanti vorrebbero: guadagnarsi da vivere facendo ciò che amano di più?
(segue)
Al Tokio Hotel Italian Forum (THOIF) - 2
Detto chiaro e tondo: non ci credo nemmeno un po’. Non sono cose del genere, ad accendere la passione. E questo ci riporta alla domanda iniziale: che cosa c’è, nei Tokio Hotel, che vi attrae così tanto da farne i vostri beniamini? Se le ragioni del vostro entusiasmo sono psicologiche, è ora di scandagliarle. Se sono artistiche, non avete che da illustrarle. In cosa consisterebbe “il potenziale artistico ed espressivo di questi ragazzi che va ben oltre un aspetto gradevole e una vocetta armonica...”? Visto che voi lo avete colto, e tanti altri no, siete le persone più indicate per svelarci l’arcano. A patto, naturalmente, che non crediate di cavarvela con banalità del tipo di quelle che avete già scritto: “hanno il vero x factor (sono stati anche ospiti del programma recentemente). Qualcosa difficile da spiegare a chi non lo percepisce naturalmente. E poi suvvia hanno solo vent'anni, vogliamo dargli una chance!?”
Queste non sono spiegazioni. Sono sciocchezze. Dire che “hanno il vero x factor” e citare come prova inoppugnabile di tale carismatico privilegio il fatto che “sono stati anche ospiti del programma recentemente” non significa un tubo di nulla. Te lo raccomando, X Factor by Facchinetti jr. & Co.! Ammesso che valga qualcosa come Talent Show, di sicuro non è un attestato di grandezza artistica per quello che sono invitati come ospiti. O lo avete scambiato per l’Accademia di Svezia del Pop? Quanto all’età, poi, non siate patetici: ma quale chance, perché “hanno solo vent’anni”? Mica siamo alle scuole serali, in cui bisogna essere comprensivi e aiutare i giovani meno dotati a raggiungere comunque la sufficienza e a strappare, così, il sospirato diploma. Se i Tokio Hotel matureranno, col trascorrere del tempo, sarà un piacere prenderne atto. Ma in attesa che accada, ammesso che accada realmente, le valutazioni non cambiano di una virgola: sono una band come tante altre. Rock scandito e orecchiabile (metal melodico all’acqua di rose, per non dire di peggio) come se ne è sentito a carrettate.
Mi fermo qui. Riguardo alle altre questioni da voi sollevate vi rinvio a ciò che è già stato detto, sia da me che da altri, in questo stesso blog. Aggiungo solo un’ultima cosa: verso la fine della vostra lettera, subito dopo la frase che ho già citato – [i Tokio Hotel] Sono riusciti a fare quello che tanti vorrebbero: guadagnarsi da vivere facendo ciò che amano di più – avete pensato bene di aggiungere che “E forse è proprio questo che provoca lo scatenarsi di critiche non sempre calzanti, come nel suo caso, a parer nostro”.
Come si dice, “in cauda venenum”. Ma questo non è veleno: è uno schizzo d’acqua sporca. Può fare schifo, ma di sicuro non ammazza nessuno. La mia scarsa considerazione nei confronti dei Tokio Hotel può essere giusta, sbagliata, o una via di mezzo, ma di sicuro non è motivata da null’altro che non siano i miei gusti e le mie convinzioni. Nessunissima invidia, come voi insinuate. Sia pure con compensi incomparabilmente inferiori, ci sono riuscito anch’io “a guadagnarmi da vivere facendo quello che amo di più”. Volevo scrivere e scrivo. Volevo essere libero e lo sono. Vi auguro di poter dire altrettanto di voi stessi, e non soltanto dei vostri quattro adorati.
PS Lo avevo già detto la volta scorsa: per me la discussione finisce qui. Lo ripeto adesso, e questa volta è tassativo.
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