Uno “splendido quarantenne” che non ha nessuna intenzione di ritirarsi dalla scena, ecco cos’è oggi Alan Ford, la cui prima apparizione in edicola data 1969. E non perchè gridasse cose giuste – come rivendica per sé Nanni Moretti in Caro diario – né tanto meno orrende e violentissime (gli altri). Semmai, cose non conformi a un’epoca in cui i personaggi dei fumetti «dovevano essere eroi bravi, buoni, senza difetti, che non mangiavano mai né facevano l’amore». Parole di un settantenne altrettanto splendido, Luciano Secchi, in arte Max Bunker (classe 1939), da mezzo secolo in prima linea sul fronte dell’immaginario. Scrittore, studioso di storia, sceneggiatore, ma soprattutto papà letterario e ideatore del più sconclusionato agente segreto del mondo delle nuvolette parlanti, ché 007 sciagurati non mancano in quello reale. Quale migliore modo per festeggiare entrambi se non una nuova collana settimanale, Alan Ford Story, in edicola dal 4 novembre, che ristamperà i primi mitici 60 numeri della premiata ditta Bunker & Magnus - il disegnatore Roberto Raviola ('39-'96), realizzatore grafico della serie - in trenta volumi dall’elegante formato 14X21?
Si inizia, ovviamente, dal numero 1, intitolato Il gruppo TNT, dalla sigla dei tre elementi che compongono il tritolo: tri-nitro-toulene. Una presentazione esplosiva per un fumetto italiano che si caratterizzò sin da subito per l'irresistibile miscela di avventura, umorismo nero e satira spietata dei vizi della nostra società.
Si inizia, ovviamente, dal numero 1, intitolato Il gruppo TNT, dalla sigla dei tre elementi che compongono il tritolo: tri-nitro-toulene. Una presentazione esplosiva per un fumetto italiano che si caratterizzò sin da subito per l'irresistibile miscela di avventura, umorismo nero e satira spietata dei vizi della nostra società.
L’occasione è ghiotta e non (solo) per il prezzo di lancio a 1,90 €. Per i fedelissimi della prima ora, per gli appassionati più giovani e anche per quei pochi – ingiustificabili! – che non conoscono questa sgangherata (dis)organizzazione. A cominciare dal capo: il Numero Uno, che reclama per sé l’appellativo di Sua Eccellenza. Quando, in uno dei primi numeri, si presenta al Gruppo - sino a quel momento a fare da “ufficiale di collegamento” tra il capo e la banda era la Cariatide, anziano pacioso successivamente relegato a compiti di minore importanza - gli agenti rimangono spiazzati nel trovarsi di fronte un «vecchio in carrozzella». E naturalmente c'è coluiche dà il nome alla serie: Alan Ford, nell’aspetto ispirato all’attore Peter O’Toole, alto, biondo e con gli occhi chiari, immancabilmente vestito di nero, sfortunato ma a modo suo determinato. Aspirante grafico pubblicitario, si ritrova arruolato per caso. Il suo primo botta e risposta con il Numero Uno offre una chiave di lettura perfetta per i nostri servizi segreti dell'epoca. «La nazione ha bisogno di gente della vostra tempra, figliolo», dice l'improbabile patriota. Alan Ford risponde «Avevo un'idea del tutto diversa della nazione». E ancora: il piccolo, irascibile e nasuto Bob Rock, perdente nato, capace – si fa per dire – di lasciarsi sconfiggere a palle di neve persino dai ragazzini del quartiere. Geremia, indolente e ipocondriaco. Il conte Oliver, cleptomane nobile inglese decaduto, e Otto von Grunt detto Grunf, «tetesco di Germania», inventore di talento inevitabilmente destinato al fallimento e soprattutto reduce aviatore della Luftwaffe. Sua la maglietta che compare sin dal primo albo con la citazione di Italo Balbo: «Chi vola vale, chi vale vola, chi non vola è un vile».
Motto fascisteggiante che ha contribuito ad alimentare l’idea che Alan Ford e il Gruppo TNT fossero “di destra”. Tanto che in più di un’occasione Max Bunker è stato chiamato quasi a giustificarsi. «Non potevo sopportare che la satira fosse diventata un’esclusiva della sinistra, come se soltanto quei signori là avessero la capacità di far ridere – ha chiosato rispondendo a un lettore – mentre quando apriamo bocca noi ci vediamo appiccicare addosso le etichette, quasi che essere di destra fosse un marchio d’infamia». E forse, in quei tempi, poteva essere considerato tale. Almeno nell’intento di chi puntava il dito. Una cosa è certa, però. Nell’immaginario di destra, Alan Ford ha sempre goduto di una solida reputazione. Basti ricordare che gli organizzatori di Atreju, la festa romana di Azione Giovani, nell’edizione del 2008 lo hanno inserito tra i venti personaggi “eccezionali per scelta”, affiancandone il ritratto a quelli di protagonisti della storia, della letteratura e dello sport. Che poi, a dirla tutta, Alan Ford, ingenuo e sprovveduto, di James Bond ha solo la prestanza fisica ma non ha molto dello stereotipo dell’uomo di destra “duro e pronto a tutto” se non – come scrive ironicamente «l’enciclopedia l’ibbera dall’orttografia» ovvero Noncicloppedia (con due p) – «per l’arianicità dei tratti».
A rimettere la palla al centro, anzi all’estremo centro alto, è Domenico Di Tullio, avvocato e scrittore vicino a Casa Pound Italia. Nel suo bel libro Centri sociali di destra (Castelvecchi) ha sottolineato come malgrado «pochi si aspetterebbero di trovare nei militanti della destra non conforme simpatie per Alan Ford» il personaggio goda di particolare successo. Interrogato da noi, Di Tullio se lo spiega così: «Il mondo non conforme va pazzo per le magliette di Otto Grunf – scherza – ma soprattutto è incline all’umorismo grottesco e alla boutade e nelle dinamiche ironico-claustrofobiche del Gruppo TNT riconosce anche la sdrammatizzazione del proprio quotidiano, del vissuto di piccole comunità militanti».
Sì, perché il negozio di fiori tra la quinta e la sesta strada di una immaginaria New York dei bassifondi altro non è che un covo. Sufficientemente scalcagnato da far scattare automaticamente l’immedesimazione per chi faceva politica a destra negli anni '70, tra mille difficoltà e una proverbiale mancanza di mezzi. Non a caso Mario Bortoluzzi, voce della Compagnia dell’Anello, storica band di musica alternativa, ha ricordato come «le prime esibizioni del gruppo iniziarono nell’autunno ’74 nei polverosi locali del Fronte della Gioventù di Padova che tanto ricordavano la sede del mitico gruppo TNT di Alan Ford per il sinistro scricchiolio dei solai di legno». Eminente dignità del provvisorio – per citare la definizione di Robert Brasillach – condivisa dall’intero mondo militante di quegli anni. Lo stesso Adolfo Urso, oggi uomo di governo e segretario generale della fondazione FareFuturo, ha ricordato tempo fa: «Con il nostro entusiasmo e la nostra improvvisazione, assomigliavamo molto al gruppo TNT di Max Bunker. Come noi, Alan Ford e amici erano una vera e propria armata Brancaleone». Testimonianze univoche che sottolineano il forte impatto dei personaggi bunkeriani nei “nostri” ambienti. «Per me, ragazzino di dieci anni intorno alla metà dei Settanta, cresciuto con l’innocenza infantile di Topolino – ci dice lo scrittore torinese Giorgio Ballario, giornalista a La Stampa – la scoperta di Alan Ford fu un vero tuffo nel politicamente scorretto. Allora ovviamente la definizione non esisteva neppure, ma rende bene l’idea di un fumetto “cattivista” e anticonformista, dove i buoni erano spesso un po’ cialtroni e la società mostrava anche i suoi lati peggiori. E come dimenticare i nemici del Gruppo TNT come Superciuk, il Robin Hood al contrario, che rubava ai poveri per dare ai ricchi, vero testimonial ante litteram della scorrettezza politica?».
Già, Superciuk! Fu l’irruzione di questo antieroe nella serie (agosto '71) a segnare una clamorosa svolta nelle vendite. Se l’accoglienza del pubblico prima di allora era stata tiepida, fu grazie a questo stravagante spazzino, la cui arma micidiale è rappresentata dalla fetida alitata alcolica, che Alan Ford decollò verso il mito con tanto di futura consacrazione tv.
«Superciuk è talmente massimalista nel suo disprezzo verso i miserabili – ci dice Enzo Ciampi, docente di scrittura creativa e autore di bellissimi romanzi come Mio cugino il fascista (Robin) – che la sua lotta di classe alla rovescia è troppo sovversiva per inquadrarlo banalmente nei ranghi della destra classista e padronale. In realtà, c’è un ordine morale costituito che l’ubriacone intende sconvolgere. Un vero anarco-individualista, fino al nichilismo comico-distruttivo. Che dura il tempo di una sbornia».
Un personaggio quasi più famoso di Alan Ford. Tanto da irrompere spesso nel dibattito politico. Accadde durante il governo di centrosinistra guidato da Romano Prodi. Liberazione, quotidiano di Rifondazione Comunista allora diretto da Piero Sansonetti, titolò: «Prodi sei come Superciuk. Togli ai poveri e dai ai ricchi». Più recentemente, durante una delle ultime sedute del consiglio comunale di Firenze, il senatore forzista Paolo Amato interruppe così il capogruppo socialista Alessandro Falciani: «Ehi, Superciuk, la smetti di dire sciocchezze?». E al povero Falciani non rimase che rispondere: «Chi è questo Superciuk?». Ma il mondo dell’immaginario, come la legge, non ammette ignoranza.
Motto fascisteggiante che ha contribuito ad alimentare l’idea che Alan Ford e il Gruppo TNT fossero “di destra”. Tanto che in più di un’occasione Max Bunker è stato chiamato quasi a giustificarsi. «Non potevo sopportare che la satira fosse diventata un’esclusiva della sinistra, come se soltanto quei signori là avessero la capacità di far ridere – ha chiosato rispondendo a un lettore – mentre quando apriamo bocca noi ci vediamo appiccicare addosso le etichette, quasi che essere di destra fosse un marchio d’infamia». E forse, in quei tempi, poteva essere considerato tale. Almeno nell’intento di chi puntava il dito. Una cosa è certa, però. Nell’immaginario di destra, Alan Ford ha sempre goduto di una solida reputazione. Basti ricordare che gli organizzatori di Atreju, la festa romana di Azione Giovani, nell’edizione del 2008 lo hanno inserito tra i venti personaggi “eccezionali per scelta”, affiancandone il ritratto a quelli di protagonisti della storia, della letteratura e dello sport. Che poi, a dirla tutta, Alan Ford, ingenuo e sprovveduto, di James Bond ha solo la prestanza fisica ma non ha molto dello stereotipo dell’uomo di destra “duro e pronto a tutto” se non – come scrive ironicamente «l’enciclopedia l’ibbera dall’orttografia» ovvero Noncicloppedia (con due p) – «per l’arianicità dei tratti».
A rimettere la palla al centro, anzi all’estremo centro alto, è Domenico Di Tullio, avvocato e scrittore vicino a Casa Pound Italia. Nel suo bel libro Centri sociali di destra (Castelvecchi) ha sottolineato come malgrado «pochi si aspetterebbero di trovare nei militanti della destra non conforme simpatie per Alan Ford» il personaggio goda di particolare successo. Interrogato da noi, Di Tullio se lo spiega così: «Il mondo non conforme va pazzo per le magliette di Otto Grunf – scherza – ma soprattutto è incline all’umorismo grottesco e alla boutade e nelle dinamiche ironico-claustrofobiche del Gruppo TNT riconosce anche la sdrammatizzazione del proprio quotidiano, del vissuto di piccole comunità militanti».
Sì, perché il negozio di fiori tra la quinta e la sesta strada di una immaginaria New York dei bassifondi altro non è che un covo. Sufficientemente scalcagnato da far scattare automaticamente l’immedesimazione per chi faceva politica a destra negli anni '70, tra mille difficoltà e una proverbiale mancanza di mezzi. Non a caso Mario Bortoluzzi, voce della Compagnia dell’Anello, storica band di musica alternativa, ha ricordato come «le prime esibizioni del gruppo iniziarono nell’autunno ’74 nei polverosi locali del Fronte della Gioventù di Padova che tanto ricordavano la sede del mitico gruppo TNT di Alan Ford per il sinistro scricchiolio dei solai di legno». Eminente dignità del provvisorio – per citare la definizione di Robert Brasillach – condivisa dall’intero mondo militante di quegli anni. Lo stesso Adolfo Urso, oggi uomo di governo e segretario generale della fondazione FareFuturo, ha ricordato tempo fa: «Con il nostro entusiasmo e la nostra improvvisazione, assomigliavamo molto al gruppo TNT di Max Bunker. Come noi, Alan Ford e amici erano una vera e propria armata Brancaleone». Testimonianze univoche che sottolineano il forte impatto dei personaggi bunkeriani nei “nostri” ambienti. «Per me, ragazzino di dieci anni intorno alla metà dei Settanta, cresciuto con l’innocenza infantile di Topolino – ci dice lo scrittore torinese Giorgio Ballario, giornalista a La Stampa – la scoperta di Alan Ford fu un vero tuffo nel politicamente scorretto. Allora ovviamente la definizione non esisteva neppure, ma rende bene l’idea di un fumetto “cattivista” e anticonformista, dove i buoni erano spesso un po’ cialtroni e la società mostrava anche i suoi lati peggiori. E come dimenticare i nemici del Gruppo TNT come Superciuk, il Robin Hood al contrario, che rubava ai poveri per dare ai ricchi, vero testimonial ante litteram della scorrettezza politica?».
Già, Superciuk! Fu l’irruzione di questo antieroe nella serie (agosto '71) a segnare una clamorosa svolta nelle vendite. Se l’accoglienza del pubblico prima di allora era stata tiepida, fu grazie a questo stravagante spazzino, la cui arma micidiale è rappresentata dalla fetida alitata alcolica, che Alan Ford decollò verso il mito con tanto di futura consacrazione tv.
«Superciuk è talmente massimalista nel suo disprezzo verso i miserabili – ci dice Enzo Ciampi, docente di scrittura creativa e autore di bellissimi romanzi come Mio cugino il fascista (Robin) – che la sua lotta di classe alla rovescia è troppo sovversiva per inquadrarlo banalmente nei ranghi della destra classista e padronale. In realtà, c’è un ordine morale costituito che l’ubriacone intende sconvolgere. Un vero anarco-individualista, fino al nichilismo comico-distruttivo. Che dura il tempo di una sbornia».
Un personaggio quasi più famoso di Alan Ford. Tanto da irrompere spesso nel dibattito politico. Accadde durante il governo di centrosinistra guidato da Romano Prodi. Liberazione, quotidiano di Rifondazione Comunista allora diretto da Piero Sansonetti, titolò: «Prodi sei come Superciuk. Togli ai poveri e dai ai ricchi». Più recentemente, durante una delle ultime sedute del consiglio comunale di Firenze, il senatore forzista Paolo Amato interruppe così il capogruppo socialista Alessandro Falciani: «Ehi, Superciuk, la smetti di dire sciocchezze?». E al povero Falciani non rimase che rispondere: «Chi è questo Superciuk?». Ma il mondo dell’immaginario, come la legge, non ammette ignoranza.
1 commento:
Cari amici ero a caccia di blog vicini al mio sentire e con enorme piacere ho visto l'aricolo celebrativo sui 40 anni in edicola dello splendido fumetto Alan Ford. in 50 aani di vita ho inziato amento 3 volte la raccolta: estate '72 o '73 (dovrei verificare la data esatta), anno scolastico 1976/77 (per penuria di mezzi all'epoca cedute la 1a e la 2a raccolta), estate 1994 nuovo inizio miniraccolta TNT Ventennale, infine autunno 2005 una nuova, l'ennesima direte voi, raccolta con albi originali, Tnt Ventennale con gli albi degli anni '90 e per non farci mancare niente gli albi dell'ulitima ristampa disponibile in edicola, TNT GOLD.UNA GROSSA FATICA PER METTERE INSIEME I PRIMI 120 NUMERI, ovvero i primi 10 anni del nostro amico Alan Ford.Mi mancavano alcuni numeri e così in mio soocorso è venuto Panorama con Alan Ford Story, che raccoglie in una nuova edizione di lusso i primi mitici 60 numeri. L'esito, credo, appare scontato: l'ho prenotata immediatamente con un sms. Attendo trepidante, come il ragazzino o meglio l'adolescente degli anni '70, il portalettere che mi consegna il primo pacco. Amici (giovani militanti missini degli anni roventi, come me oppure avversari politici, non importa) se avete amato e amate ancora il nostro biondo strampalato eroe Alan e la sua scombiccherata banda di derelitti, Vi auguro buona lettura, così da dimenticare per qualche mezz'ora questa Italia che mi piace sempre meno.
Giovanni Fonghini
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