Dal Secolo d'Italia di martedì 29 dicembre 2009
«Che ne sarà ora dei miei martedì?». L’interrogativo esistenziale se lo è posto il giovane Francesco Savio, autore del romanzo Mio padre era bellissimo (Italic, p. 139, € 11), dopo aver appreso della trasformazione del Guerin Sportivo da settimanale in mensile. Inconsolabile anche Antonio Gurrado, coordinatore di Quasi rete (quasirete.gazzetta.it), il blog letterario della Gazzetta dello Sport: «È come sentirsi dire dalla fidanzata “Ti amo lo stesso ma vediamoci di meno”». Oltre al danno, la beffa: al nuovo appuntamento il Guerin Sportivo s’è presentato senza il celebre cavaliere – in pantaloncini bianchi e canotta verde, i piedi ben saldi sulla V e sulla O – intento a scagliare una penna come fosse un giavellotto.
L’editore Roberto Amodei non si è limitato a dilazionare le uscite della più antica rivista sportiva del mondo – fondata nel ’12 – ma ne ha ridotto il logo nell’acronimo (e anonimo) GS. Puro autolesionismo, rappresentando l’inimitabile testata “verdolina” un richiamo sentimentale per migliaia di lettori. Nel 2009 aumentati del 16%, come testimoniano i dati dell’Audipress. Eppure la mannaia dei tagli ha colpito: foliazione, collaboratori, redattori. Colpa della crisi, ma anche dell’assenza di un tetto per l’onnivora pubblicità televisiva.
Arrendersi, a un passo dal centenario, sarebbe una follia per chi ha saputo raccontare la nostra società meglio di altri. Se uscire al martedì, infatti, permetteva di trattare il calcio non come mera elencazione di risultati ma piuttosto quale metafora della vita, la nuova formula potrebbe confermare il Guerino nel ruolo di front-man del cambiamento del costume. Il numero di dicembre conferma qualità e ambizioni, coniugando lo sguardo sull’attualità – l’inchiesta sui nuovi stadi italiani – alla tradizionale attenzione per il calcio giovanile e internazionale. L’auspicio è che non trascuri le opinioni dei propri affezionati, conquistandone sempre di nuovi e offrendo così più coraggio all’editore. Nel ’70 Gianni Brera, che dell’importanza di questo rapporto era consapevole, affidò la rubrica delle lettere a Luciano Bianciardi. Una corrispondenza – parlare di sport per parlare d’altro – che andò avanti fino alla scomparsa dello scrittore l’anno successivo e che nel 2006 la Nuovi Equilibri ha raccolto ne Il fuorigioco mi sta antipatico (p. 379 € 16,50). «Perché – spiegò – è triste un mondo dove non si può fare nulla senza leggi restrittive della libertà e dell’estro».
L’editore Roberto Amodei non si è limitato a dilazionare le uscite della più antica rivista sportiva del mondo – fondata nel ’12 – ma ne ha ridotto il logo nell’acronimo (e anonimo) GS. Puro autolesionismo, rappresentando l’inimitabile testata “verdolina” un richiamo sentimentale per migliaia di lettori. Nel 2009 aumentati del 16%, come testimoniano i dati dell’Audipress. Eppure la mannaia dei tagli ha colpito: foliazione, collaboratori, redattori. Colpa della crisi, ma anche dell’assenza di un tetto per l’onnivora pubblicità televisiva.
Arrendersi, a un passo dal centenario, sarebbe una follia per chi ha saputo raccontare la nostra società meglio di altri. Se uscire al martedì, infatti, permetteva di trattare il calcio non come mera elencazione di risultati ma piuttosto quale metafora della vita, la nuova formula potrebbe confermare il Guerino nel ruolo di front-man del cambiamento del costume. Il numero di dicembre conferma qualità e ambizioni, coniugando lo sguardo sull’attualità – l’inchiesta sui nuovi stadi italiani – alla tradizionale attenzione per il calcio giovanile e internazionale. L’auspicio è che non trascuri le opinioni dei propri affezionati, conquistandone sempre di nuovi e offrendo così più coraggio all’editore. Nel ’70 Gianni Brera, che dell’importanza di questo rapporto era consapevole, affidò la rubrica delle lettere a Luciano Bianciardi. Una corrispondenza – parlare di sport per parlare d’altro – che andò avanti fino alla scomparsa dello scrittore l’anno successivo e che nel 2006 la Nuovi Equilibri ha raccolto ne Il fuorigioco mi sta antipatico (p. 379 € 16,50). «Perché – spiegò – è triste un mondo dove non si può fare nulla senza leggi restrittive della libertà e dell’estro».
7 commenti:
Un tempo lo leggevo, adesso sopraffatto dagli impegni quotidiani non ne ho più il tempo!
Emilio Ferro
Un annetto fa ne parlai con Paolo Facchinetti, direttore a cavallo di 1990 e 1991. Secondo me, e lui mi dava ragione, il Guerino si era storicamente distinto per la qualità dei suoi corsivi: Gianni Brera, Luciano Bianciardi, Vladimiro Caminiti, etc. Ferma restando l'attenzione al calcio estero (e magari un po' di più alle Coppe europee) il Guerino a mio avviso dovrebbe ridurre le interviste agli uffici stampa dei calciatori e aumentare gli interventi d'autore.
G.
Interventi d'autore, concordo pienamente Antonio.
Io lo leggevo da ragazzino, nei primi anni Ottanta. Soprattutto dopo i Mondiali di Spagna. Non riocrdo neanche se effettivamente lo leggevo, era soprattutto un oggetto di culto da possedere, era affascinante, ricco di segreti, ci rivelava un mondo fatto di tesori scintillanti... Quando ho saputo che diventava mensile, sinceramente, m'è preso un colpo. L'eliminazione del cavaliere con la penna/giavellotto, poi, l'ho vissuta come un'offesa personale.
Motivo di più, però, per riprendere a comprarlo con regolarità!
Un saluto a Emilio e Antonio.
Insomma, diciamolo: il nuovo logo grida vendetta, è terribile. E quello antico messo sotto in piccolo come per riparare NON mi basta. Eh no, non mi fregate!
Poi a dire il vero i servizi interni mi sembrano fatti abbastanza bene: i 100 giovani, Beatrice, Sudafrica, Stadi, Barcellona e Wenger (ma qui sono di parte, adoro Barca e Arsenal). Però la penso come Antonio: l'aspetto letterario latita. Bianciardi è fuori categoria, ma che so, affidare di nuovo la Posta a uno scrittore anarchico e libero come Luciano, capace di utilizzare le domande (magari inventate) per parlare di calcio ma anche di politica, società ecc. sarebbe già un passo avanti. Solo che dove lo trovi oggi un Bianciardi? E dove un direttore/editore di Guerin coraggioso, convinto a sostenere il progetto di un Guerin più letterario?
Inoltre settimanalmente si poteva stare di più sui fatti del giorno, in un mese invece cambia tutto, si può passare dalla Juve-Brazil a Melo che tenta di battere il suo personale record di palleggi sulla riga di porta, sotto gli occhi di un terrorizzato Buffon. Tanto per fare un esempio.
Ciao a tutti, Francesco.
Sottoscrivo, Francesco. Gli articoli non sono male, spaziano dall'attualità agli approfondimenti, dal j'accuse della vedova Beatrice alla singolare storia, ben raccontata, di quel calciatore societico, Streltsov, arrestato per stupro (e poi riabilitato con tanto di statua eretta a Mosca)... e poi c'è l'intervista a Marchisio che, da sola, vale il prezzo della rivista :-)
però mancano - come diceva anche Antonio - gli interventi d'autore.
E poi è vero, un mese è un'eternità in quest'epoca sin troppo veloce. E poi mica è un caso che France Football esca due volte a settimana.
Investimenti e coraggio, oltre che qualche nuova collaborazione di qualità, questo ci vorrebbe.
Bella cavolata aver ridotto il Guerino a mensile. Lo leggo assiduamente e passionalmente dal 1995 (avevo quindici anni), son rimasto sbigottito da tale decisione. Specialmente dopo tre anni di grande ripresa, da quando Marani ne ha preso le redini, il "nostro" ha svoltato.
L'editore, tale Amadei se non erro, dovrebbe curarsi più della qualità che sicuramente, senza poter stare sulla attualità(in un mese si giocano centinaia di partite in Europa) verrà meno. Il discorso logo poi è talmente palese che credo ricorreranno ai ripari quanto prima!
Ultima nota, dopo aver spremuto il guerino, quattro redattori hanno perso il proprio posto di lavoro. Sembra quasi che si stia trascinando con forza ai cento anni questo stanco guerriero!
Carmelo Ficarra
Pace del Mela (Me)
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