Dal Secolo d'Italia di martedì 19 gennaio 2010
Calcio moderno, mon amour. Il Milan, vittorioso con un convincente 4-0 ai danni del Siena e che adesso a sei lunghezze dall'Inter - con una partita da recuperare - insidia il primato dei nerazzurri, proprio nella settimana del derby, disfa e rifà il calendario a proprio piacimento. La Lega ha infatti accettato la proposta dell'amministratore delegato rossonero Adriano Galliani, che ha chiesto e ottenuto il rinvio della gara di Coppa Italia contro l'Udinese, che si doveva disputare mercoledì 20, a quattro giorni dal derby. Partita di Coppa rinviata al 27 gennaio, data del rinvio programmato per Fiorentina-Milan, recupero di campionato che slitta a fine febbraio, al 27, con la doppia beffa per l'Inter, che dovrà utilizzare lo stesso manto erboso di San Siro il giorno dopo, il 28, sempre per i quarti di finale di Coppa Italia contro la Juventus. Sfida per la quale, proprio a queste condizioni, la società nerazzurra minaccia di mandare in campo la formazione primavera. Insomma, a Milano è derby una settimana prima che effettivamente le due squadre entrino in campo, nel posticipo di domenica prossima.
In un'altra (ex) grande città del calcio italiano, Torino, le cose vanno tutt'altro che bene. A tale proposito il giornalista Gigi Garanzini, conduttore della trasmissione A tempo di sport su Radio 24, sottolinea: «C'era una volta Torino, capitale del calcio italiano. Formalmente lo è ancora, ex-aequo, i 27 scudetti della Juve sommati ai 7 del Torino sono gli stessi di Inter e Milan, almeno sino al 16 maggio. Ma oggi a Torino non ci sono che macerie, dall'una e dall'altra parte. Il povero, vecchio Toro è più vicino alla serie C che alla A. La Juve farà un'impresa se riuscirà a salvare il terzo posto». Presto detto, proprio il terzo posto è adesso occupato dalla spumeggiante Roma del ritrovato Luca Toni, e allenata da quel Claudio Ranieri esonerato dalla dirigenza bianconera lo scorso anno a due giornate dalla fine. Una vendetta che anticipa solamente la sfida dell'Olimpico di Torino di sabato prossimo, tra i bianconeri, adesso fuori dalla zona Champions League superati anche dal Napoli, e i giallorossi. Partita senz'altro dal sapore antico, che rinverdisce i fasti di quegli anni '80 quando le due formazioni erano solite giocare accese sfide, segnate dalla classe dei vari Falcao e Platini, ma che stavolta sarà priva di uno dei protagonisti principali. Mancherà infatti la curva juventina, la Sud intitolata alla memoria di Gaetano Scirea, chiusa a causa degli ormai noti cori contro l'interista Balotelli che hanno fatto indignare perfino la vedova dello stesso ex calciatore bianconero e della Nazionale. Cori che peraltro sono stati sentiti anche al Bentegodi di Verona, dove la Juventus ha giocato e perso contro il Chievo domenica scorsa, e che si sarebbero levati per iniziativa di qualche sostenitore presente nel settore ospiti. La squalifica è per razzismo, ma adesso nasce anche il sospetto che quei cori siano intrapresi e percepiti come simbolo di ostruzionismo nei confronti della propria società di riferimento o dell'Osservatorio che predispone la diffida di un'intera curva. Per una curva squalificata, tornando brevemente alle macerie torinesi, a un'altra disertata: è quello che è accaduto in occasione di Torino-Grosseto, vinta dai granata per 4-1, partita giocata con le due curve, la Maratona e la Primavera, vuote, alla sola presenza di uno striscione ironico che recitava: «Siamo tutti pseudotifosi».
Non è tutto. La fanno da padrone gli ormai celebri raggi laser verdi, sistematicamente puntati in faccia ai giocatori, come nel caso di Balotelli a Bari, o del palermitano Miccoli beccato a Napoli, al momento di battere un rigore. Probabilmente si ride in provincia, lontani dai riflettori del calcio televisivo. Ha ispirato senz'altro genuinità la quasi impresa del Novara a San Siro, contro il Milan in Coppa Italia. Una giornata che ha riconciliato tanti appassionati con il calcio: una tornata come al solito disertata dalla maggioranza del pubblico delle cosiddette "grandi", che ha riservato il bellissimo spettacolo dei tifosi del Novara, presenti in circa diecimila unità alla Scala del calcio, nonostante la gara fosse in diretta televisiva in chiaro. Malgrado la sconfitta di misura (2-1) e l'eliminazione dalla competizione, i novaresi hanno fatto vivere una giornata da calcio d'altri tempi, che vedeva protagonista una formazione di prima divisione contro una blasonata. Si è vista una ventata di entusiasmo in spalti sempre più vuoti e settori sempre più muti degli stadi italiani, che dovrebbe fare riflettere anche sulla valorizzazione della stessa coppa. Si guarda spesso al modello inglese, senza tenere conto che in Inghilterra le coppe nazionali sono molto più seguite e perfino il Liverpool, com'è accaduto, può essere sconfitto dal più modesto Reading.
La formula della Coppa Italia così com'è - partita secca in casa della squadra meglio piazzata nella precedente stagione - smorza anche gli entusiasmi più sopiti e finisce inevitabilmente per favorire le big. Calendari rifatti, curve chiuse, raggi laser, partite di coppa disertate e giocate a orari improponibili. Col sorriso sulle labbra, ci avviamo serenamente al baratro.
In un'altra (ex) grande città del calcio italiano, Torino, le cose vanno tutt'altro che bene. A tale proposito il giornalista Gigi Garanzini, conduttore della trasmissione A tempo di sport su Radio 24, sottolinea: «C'era una volta Torino, capitale del calcio italiano. Formalmente lo è ancora, ex-aequo, i 27 scudetti della Juve sommati ai 7 del Torino sono gli stessi di Inter e Milan, almeno sino al 16 maggio. Ma oggi a Torino non ci sono che macerie, dall'una e dall'altra parte. Il povero, vecchio Toro è più vicino alla serie C che alla A. La Juve farà un'impresa se riuscirà a salvare il terzo posto». Presto detto, proprio il terzo posto è adesso occupato dalla spumeggiante Roma del ritrovato Luca Toni, e allenata da quel Claudio Ranieri esonerato dalla dirigenza bianconera lo scorso anno a due giornate dalla fine. Una vendetta che anticipa solamente la sfida dell'Olimpico di Torino di sabato prossimo, tra i bianconeri, adesso fuori dalla zona Champions League superati anche dal Napoli, e i giallorossi. Partita senz'altro dal sapore antico, che rinverdisce i fasti di quegli anni '80 quando le due formazioni erano solite giocare accese sfide, segnate dalla classe dei vari Falcao e Platini, ma che stavolta sarà priva di uno dei protagonisti principali. Mancherà infatti la curva juventina, la Sud intitolata alla memoria di Gaetano Scirea, chiusa a causa degli ormai noti cori contro l'interista Balotelli che hanno fatto indignare perfino la vedova dello stesso ex calciatore bianconero e della Nazionale. Cori che peraltro sono stati sentiti anche al Bentegodi di Verona, dove la Juventus ha giocato e perso contro il Chievo domenica scorsa, e che si sarebbero levati per iniziativa di qualche sostenitore presente nel settore ospiti. La squalifica è per razzismo, ma adesso nasce anche il sospetto che quei cori siano intrapresi e percepiti come simbolo di ostruzionismo nei confronti della propria società di riferimento o dell'Osservatorio che predispone la diffida di un'intera curva. Per una curva squalificata, tornando brevemente alle macerie torinesi, a un'altra disertata: è quello che è accaduto in occasione di Torino-Grosseto, vinta dai granata per 4-1, partita giocata con le due curve, la Maratona e la Primavera, vuote, alla sola presenza di uno striscione ironico che recitava: «Siamo tutti pseudotifosi».
Non è tutto. La fanno da padrone gli ormai celebri raggi laser verdi, sistematicamente puntati in faccia ai giocatori, come nel caso di Balotelli a Bari, o del palermitano Miccoli beccato a Napoli, al momento di battere un rigore. Probabilmente si ride in provincia, lontani dai riflettori del calcio televisivo. Ha ispirato senz'altro genuinità la quasi impresa del Novara a San Siro, contro il Milan in Coppa Italia. Una giornata che ha riconciliato tanti appassionati con il calcio: una tornata come al solito disertata dalla maggioranza del pubblico delle cosiddette "grandi", che ha riservato il bellissimo spettacolo dei tifosi del Novara, presenti in circa diecimila unità alla Scala del calcio, nonostante la gara fosse in diretta televisiva in chiaro. Malgrado la sconfitta di misura (2-1) e l'eliminazione dalla competizione, i novaresi hanno fatto vivere una giornata da calcio d'altri tempi, che vedeva protagonista una formazione di prima divisione contro una blasonata. Si è vista una ventata di entusiasmo in spalti sempre più vuoti e settori sempre più muti degli stadi italiani, che dovrebbe fare riflettere anche sulla valorizzazione della stessa coppa. Si guarda spesso al modello inglese, senza tenere conto che in Inghilterra le coppe nazionali sono molto più seguite e perfino il Liverpool, com'è accaduto, può essere sconfitto dal più modesto Reading.
La formula della Coppa Italia così com'è - partita secca in casa della squadra meglio piazzata nella precedente stagione - smorza anche gli entusiasmi più sopiti e finisce inevitabilmente per favorire le big. Calendari rifatti, curve chiuse, raggi laser, partite di coppa disertate e giocate a orari improponibili. Col sorriso sulle labbra, ci avviamo serenamente al baratro.
Giovanni Tarantino è nato a Palermo il 23 giugno 1983. Giornalista attento alle culture e alle dinamiche giovanili, lavora per E-Polis e collabora con il Secolo d’Italia. Si è laureato in Scienze storiche con una tesi dal titolo Movimentisti. Da Giovane Europa alla Nuova destra.
Nessun commento:
Posta un commento