martedì 9 febbraio 2010

"La Mischia" di Alberto Schiavone, il calcio come lotta per la sopravvivenza

Dal Secolo d'Italia di martedì 9 febbraio 2010
«Nella mischia tutto è lecito. Basta che l’arbitro non se ne accorga». Non ci si contende l’ovale, come nel rugby. Ne La mischia (Cult editore, pp. 130 € 9,50), romanzo d’esordio del trentenne Alberto Schiavone (nella foto), è in gioco la sopravvivenza stessa dei personaggi. Insofferenti alle regole, non c’è pagina in cui non corrano, sudino, sgomitino, imprechino, con o senza palla, indipendentemente dal ruolo, dentro il campo e fuori. L’obiettivo è superare prima o poi quel confine sottile eppure spesso invalicabile tra anonimato e fama, povertà e ricchezza, fallimento e successo. Dribblare uno dopo l’altro gli ostacoli che la quotidianità ci pone davanti e raddrizzare una vita storta. Prendersi finalmente gli applausi. Salire sul palcoscenico riservato ai protagonisti.
Ci prova Amedeo, l’adolescente bomber dell’Ambrosiana, promessa del calcio giovanile nel grigio hinterland milanese. Ci crede Leonardo, il padre, che lo incoraggia a suon di “paghette”: cinquanta euro per una buona prestazione, neanche un centesimo se non si impegna abbastanza. Nel caso, a rafforzare il concetto, un bel ceffone. Perché da un momento all’altro potrebbe presentarsi il mitico osservatore Basettone, talent scout con il potere di realizzare i sogni. Bisogna farsi trovare pronti. Le speranze scarseggiano? Pur di continuare a vivere al di sopra delle proprie possibilità, ci si arrangia con espedienti, furbizie e bugie. Il presidente dell’Ambrosiana imbroglia per non perdere gli sponsor, il rispettato Pisani millanta inesistenti contatti con grandi società, Adriano, il vicino di casa, fa prostituire la moglie.
Schiavone racconta l’Italia di oggi, «cattiva, sola, disperata», in un romanzo bellissimo che va – come dice Ivo Germano, sociologo dell’immaginario – «nel verso della vita vera di una mischia, ad esempio, del rugby: le mani pigiate nel fango, i culi che spingono, le schiene che flettono, la resistenza umana per pochi centimetri». E quando la meta sembra vicina, ecco che si presenta l’ostacolo inatteso: Brando, lo zingaro che gioca meglio di Amedeo. Un “diverso” che rischia di scombinare i progetti di tutti. Non rimane che “eliminarlo”. L’autore, con stile impietoso e senza buonismi, non prende posizione. «Non pontifica né stigmatizza – scrive Germano – ma mette letteralmente la “palla al centro”, ricordando che, in una società de-strutturata come la nostra, solo lo sport può riconsegnare la magia dei riti d’iniziazione».

3 commenti:

Unknown ha detto...

scrivi e descrivi splendidamente, è una vera goduria leggerti.....i miei complimenti (fa nulla che io sinistreggio?)

Roberto Alfatti Appetiti ha detto...

Grazie, troppo buona!
Sinistreggia pure!
:-)

Unknown ha detto...

Si rob era questo il libro domani vado a comprarlo.