martedì 16 febbraio 2010

Luca Poldelmengo: «La curva è l'ultima tribù»

Rubrica settimanale "La domenica nel pallone"
Dal Secolo d'Italia di martedì 16 febbraio 2010
La partita sembra aver preso la solita piega, la palla non vuole entrare in rete. Anzi: entra, tocca il braccio di un difensore del Parma e riesce. Né gol né rigore. Ennesima domenica di “passione” per i tifosi della Lazio. «Per fortuna che poi c’hanno pensato Stendardo e Zarate», ci dice Luca Poldelmengo, classe ’73, scrittore romano di osservanza biancoceleste. Forgiato dalla sofferenza sportiva e ormai disabituato al lieto fine. L’incubo retrocessione – al cui confronto le atmosfere noir di Cemento armato, la pregevole pellicola del 2007 di cui ha firmato soggetto e sceneggiatura, sembrano divagazioni mocciesche – lo turba ancora. Ma a rinunciare al calcio (anche giocato, è portiere di calciotto) proprio non ci pensa.
«Se l’amore per il calcio è sopravvissuto a calciopoli meglio di come quello per la politica ha “assorbito” tangentopoli – ci dice – è perché resiste l’attaccamento a una bandiera, a quell’idea non filosofica che è la maglia». Salvo scatenare contestazioni accese, in piazza come in curva, quando subentra la sfiducia. «Lo stadio – ci spiega – è oggi l’unico luogo di aggregazione. Le sezioni di partito non esistono più, l’istituzione familiare scricchiola e le parrocchie segnano il passo ed è inevitabile che passioni e tensioni si esprimano lì. La nostra è una società frammentata e individualistica, solo in curva si possono ritrovare sentimenti identitari». Una realtà che Poldelmengo, da habitué dell’Olimpico, conosce bene, tanto da avere in preparazione una commedia sul calcio in forma narrativa. «Non prima, però, di aver completato il romanzo che sento l’esigenza di scrivere»: una storia ispirata a un tragico fatto di cronaca in cui, come nel caso “Sandri”, la giustizia sembra troppo indulgente con chi indossa una divisa. Chi ha sbagliato deve pagare, è questo il messaggio anche di Odia il prossimo tuo (Kowalski 2009, pp. 186, € 12), il convincente romanzo d’esordio con cui si è recentemente aggiudicato il premio opera prima all’“Azzeccagarbugli” di Lecco. «Ben venga una valvola di sfogo come il calcio piuttosto che subire certa cattiva tv. Il danno alla cultura del lavoro e del sacrificio che fanno programmi come il Grande Fratello – conclude Poldelmengo – è che fanno passare il messaggio che non bisogna sapere fare nulla e che l’unica cosa importante sia conquistare l’inquadratura, a ogni costo». Persino, come i protagonisti del suo romanzo, tirare sassi dal cavalcavia.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Grazie Roberto. Visto come sono andate le cose, per tutti e due, forse conviene che ci sentiamo tutte le domeniche... non sono superstizioso ma hai visto mai?
Luca

Roberto Alfatti Appetiti ha detto...

Come suol dirsi... squadra che vince non si cambia!
Grazie a te!