Dal Secolo d'Italia di martedì 16 marzo 2010
Ci sono numeri dal potente potere evocativo. 300 è uno di questi e il pensiero va agli spartani che resistettero con coraggio nella battaglia delle Termopili contro le micidiali truppe persiane. Furono sconfitti, certo, ma con onore. A Torino, invece, domenica si è visto un altro film. Non c’era da affrontare la corazzata interista, ma la più modesta formazione senese. Ed è finita con un increscioso pareggio, 3 a 3, dopo che i bianconeri si erano portati sul 3 a 0. Avvio con doppietta bruciante del capitano: gol numero 300, per l’appunto, e 301. Con tanto di linguacce del Leonida di Conegliano Veneto. Da qualche parte, lassù, l’avvocato avrà applaudito il suo “Pinturicchio”, il campione che “pennella” reti da grande artista. Speriamo, però, che abbia smesso di seguire la partita dopo il primo tempo, come faceva in vita, risparmiandosi l’indegno finale. Sì, perché l’eroismo degli spartani, in campo, non s’è visto. Anzi, l’imbarazzante Felipe Melo s’è messo a insultare i tifosi, colpevoli di aver contestato una prestazione sconcertante.
Del Piero no. Nessuna celebrazione per l’incredibile risultato personale: «Se non vinco – ha spiegato – non mi diverto». Perché un vero capitano si assume responsabilità proprie e altrui. Retrocesso in serie B, da campione del mondo, si è caricato la squadra sulle spalle mentre altri se la davano a gambe. E l’ha riportata in alto. Dall’inferno al paradiso della Champions. Sino a prendersi la standing ovation di tutto il Bernabeu dopo aver piegato il Real Madrid, il 5 novembre del 2008, con l’ennesimo uno-due. «Certo che Del Piero non invecchia mai». Così parlò Diego Maradona, tifoso d’eccezione presente allo stadio. Perché, anche se in questi ultimi anni le nuove generazioni di calciatori sono più veloci e forti fisicamente, la classe di Alex può ancora, come si dice in gergo calcistico, fare la differenza. Esattamente come la fece nel lontano ’94 quando – trentatre anni dopo l’ultimo successo bianconero, datato ’61 – diede la vittoria alla Juventus nel torneo Primavera di Viareggio.
Peccato davvero, pertanto, per la festa rovinata. L’avrebbe meritata. Per i gol e per quelle splendide t-shirt sfoggiate da amici e famigliari: 300 davanti e 301 dietro. Straordinario spot e testimonianza d’amore per un highlander che non ha ancora pianificato le vacanze estive. Aspetta una telefonata che noi gli auguriamo di ricevere.
Del Piero no. Nessuna celebrazione per l’incredibile risultato personale: «Se non vinco – ha spiegato – non mi diverto». Perché un vero capitano si assume responsabilità proprie e altrui. Retrocesso in serie B, da campione del mondo, si è caricato la squadra sulle spalle mentre altri se la davano a gambe. E l’ha riportata in alto. Dall’inferno al paradiso della Champions. Sino a prendersi la standing ovation di tutto il Bernabeu dopo aver piegato il Real Madrid, il 5 novembre del 2008, con l’ennesimo uno-due. «Certo che Del Piero non invecchia mai». Così parlò Diego Maradona, tifoso d’eccezione presente allo stadio. Perché, anche se in questi ultimi anni le nuove generazioni di calciatori sono più veloci e forti fisicamente, la classe di Alex può ancora, come si dice in gergo calcistico, fare la differenza. Esattamente come la fece nel lontano ’94 quando – trentatre anni dopo l’ultimo successo bianconero, datato ’61 – diede la vittoria alla Juventus nel torneo Primavera di Viareggio.
Peccato davvero, pertanto, per la festa rovinata. L’avrebbe meritata. Per i gol e per quelle splendide t-shirt sfoggiate da amici e famigliari: 300 davanti e 301 dietro. Straordinario spot e testimonianza d’amore per un highlander che non ha ancora pianificato le vacanze estive. Aspetta una telefonata che noi gli auguriamo di ricevere.
Nessun commento:
Posta un commento