Dal Secolo d'Italia del 27 aprile 2010
Niente sesso, siamo inglesi. Era l’alba dei Settanta quando Anthony Marriot e Alistair Foot scrissero la più longeva delle pièce teatrali. “Una risata vi seppellirà”, annunciava uno degli slogan di quegli anni. Macché, dalla facciata di perbenismo della società britannica è venuto giù solo un po’ di intonaco. Prontamente ricoperto da una verniciata d’ipocrisia. Così poche settimane fa – per una relazione con la donna di un collega – John Terry si è visto strappare la fascia di capitano della nazionale inglese di calcio.
Per un scherzo del destino, però, è proprio il business of sex a salvare una delle più antiche e amate squadre inglesi, il West Ham. Già, il rilancio del club londinese passa per i milioni di sterline che ha messo sul piatto il suo co-proprietario David Gold, meglio noto come “re del porno”, titolare della più grande catena di sexy shop del Regno Unito. Un vero self-made millionaire, il settantatreenne. Nato povero, ha costruito una fortuna a colpi di fumetti hard. Processato più volte per oscenità, se l’è sempre cavata. Sino alla decisione, letterale, di “scendere in campo”. Insieme al socio David Sullivan, anch’egli magnate delle luci rosse. Se al termine di una stagione non esaltante l’allenatore Gianfranco Zola salverà il West Ham dalla retrocessione e quindi la panchina, sarà grazie alla fiducia che Gold gli ha appena confermato.
Sesso che vince, sesso che perde. Dietro al nervosismo che è costato il rosso a Frank Ribéry nella semifinale Champions tra Bayern e Lione, c’è lo scandalo sessuale che ha trascinato nel fango alcuni giocatori della nazionale francese. L’accusa è di aver frequentato delle escort. Il che, nella ben più laica e tollerante Francia, non sarebbe un gran problema. Una delle ragazze, però, risulterebbe minorenne all’epoca dei primi incontri. Ribery poteva non sapere? Un duro colpo per l’immagine della nazionale simbolo dell’integrazione multietnica realizzata nelle“tre B”: blanc, black, beur, ovvero composta da bianchi, neri e maghrebini. Se Ribery, uno dei pochi visi pallidi dei bleus, ha perso la testa scalciando un avversario, al francoalgerino Zinedine Zidane la sola insinuazione che sua sorella potesse non essere una signora, fece sì che la rovesciasse sul petto di quell’impertinente di Marco Materazzi. Non importa il colore della pelle o cosa sia in palio, se la Champions o il titolo mondiale. La partita dell’onore si gioca fuori dal rettangolo di gioco, con o senza calzoncini indosso.
Per un scherzo del destino, però, è proprio il business of sex a salvare una delle più antiche e amate squadre inglesi, il West Ham. Già, il rilancio del club londinese passa per i milioni di sterline che ha messo sul piatto il suo co-proprietario David Gold, meglio noto come “re del porno”, titolare della più grande catena di sexy shop del Regno Unito. Un vero self-made millionaire, il settantatreenne. Nato povero, ha costruito una fortuna a colpi di fumetti hard. Processato più volte per oscenità, se l’è sempre cavata. Sino alla decisione, letterale, di “scendere in campo”. Insieme al socio David Sullivan, anch’egli magnate delle luci rosse. Se al termine di una stagione non esaltante l’allenatore Gianfranco Zola salverà il West Ham dalla retrocessione e quindi la panchina, sarà grazie alla fiducia che Gold gli ha appena confermato.
Sesso che vince, sesso che perde. Dietro al nervosismo che è costato il rosso a Frank Ribéry nella semifinale Champions tra Bayern e Lione, c’è lo scandalo sessuale che ha trascinato nel fango alcuni giocatori della nazionale francese. L’accusa è di aver frequentato delle escort. Il che, nella ben più laica e tollerante Francia, non sarebbe un gran problema. Una delle ragazze, però, risulterebbe minorenne all’epoca dei primi incontri. Ribery poteva non sapere? Un duro colpo per l’immagine della nazionale simbolo dell’integrazione multietnica realizzata nelle“tre B”: blanc, black, beur, ovvero composta da bianchi, neri e maghrebini. Se Ribery, uno dei pochi visi pallidi dei bleus, ha perso la testa scalciando un avversario, al francoalgerino Zinedine Zidane la sola insinuazione che sua sorella potesse non essere una signora, fece sì che la rovesciasse sul petto di quell’impertinente di Marco Materazzi. Non importa il colore della pelle o cosa sia in palio, se la Champions o il titolo mondiale. La partita dell’onore si gioca fuori dal rettangolo di gioco, con o senza calzoncini indosso.
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