Roma. Giovedì 15 aprile, a Roma, al Tempio di Adriano (sede della Camera di Commercio, piazza di Pietra), alle ore 18, incontro «A che serve l'Italia», promosso da Umberto Croppi. Con lui discuteranno: Benedetto Della Vedova, Sergio Scalpelli e Giuliano da Empoli. Coordina Marcello Sorgi.
Al centro dell'incontro la riflessione sull'Italia come laboratorio della politica contemporanea. «Qualcuno dovrà cominciare a chiedersi seriamente - si legge nell'invito - dove risiedono le risorse che possono metterci in grado di dare un significato nuovo al nostre essere comunità nazionale». Ancora dall'invito: Quando, nel ‘67, Guy Debord elaborò il suo celebre saggio “La società dello spettacolo” identificò nel nostro Paese il luogo in cui si stavano realizzando le condizioni di un radicale cambiamento della politica, in rapporto con la comunicazione e le nuove fonti di legittimazione. La patria di Machiavelli come laboratorio di nuove forme di rappresentanza e controllo. Dopo quarant’anni quell’analisi sembra aver colto alcune delle linee evolutive che hanno accompagnato una trasformazione mai compiuta, una infinita transizione.
A volte crocevia, a volte margine l’Italia è oggi in cerca di ancoraggi non ancora ritrovati: uno smarrimento che attraversa tanto i territori della politica quanto quelli dell’impresa e delle relazioni sociali. Eppure l’Italia, nel bene e nel male, è ancora destinata a essere quel laboratorio, forse quell’eccezione che aveva scorto il pensatore francese. Qualcuno dovrà però cominciare a chiedersi seriamente dove risiedono le risorse che possono metterci in grado di dare un significato nuovo al nostro essere comunità nazionale»
A volte crocevia, a volte margine l’Italia è oggi in cerca di ancoraggi non ancora ritrovati: uno smarrimento che attraversa tanto i territori della politica quanto quelli dell’impresa e delle relazioni sociali. Eppure l’Italia, nel bene e nel male, è ancora destinata a essere quel laboratorio, forse quell’eccezione che aveva scorto il pensatore francese. Qualcuno dovrà però cominciare a chiedersi seriamente dove risiedono le risorse che possono metterci in grado di dare un significato nuovo al nostro essere comunità nazionale»
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