mercoledì 7 luglio 2010

La rivoluzione anni Settanta di Arbore & Co (di Marco Iacona)

Articolo di Marco Iacona
Dal Secolo d'Italia di mercoledì 7 luglio 2010
«Alto Gradimento, la trasmissione del momento!», ripeteva con vocina nasale e un po' sciocchina Max Vinella, giornalista improvvisato (raccomandato), e inviato di nera e di cronaca locale della trasmissione Rai più irriverente della lunga storia della radio nazionale. Vinella era ovviamente un personaggio inventato - come la stragrande maggioranza delle "tizie" e dei tizi strampalati che fu possibile ascoltare per quasi tutti gli anni Settanta sull'allora secondo canale Radio-Rai all'ora di pranzo - dai quattro moschettieri dell'intrattenimento radiofonico che rispondevano al nome di Gianni Boncompagni, Renzo Arbore, Mario Marenco e Giorgio Bracardi (che prestava la sua duttilissima voce all'inviato speciale). Insieme a loro, a volte, anche Franco Bracardi, fratello di Giorgio, e Marcello Casco. Alto Gradimento la trasmissione di un "momento" che sembra non passare mai, compie oggi quarant'anni...
 Dizionari, memorie sedimentate e "libri mastri" ufficiali, in verità mai troppo prodighi di complimenti verso quel programma musicale d'"attualità surreal-demenziale", datano al 7 luglio 1970 l'inizio della grande avventura radiofonica che ha cambiato il vocabolario della radio fino a quel momento estremamente rigido - una su tutte: venne trasmetta la prima pernacchia radiofonica - e con esso il modo di condurre le trasmissioni, presentare gli ospiti, diffondere la musica, parlare al pubblico e introdurre la pubblicità. Si pensi per esempio quanto dello stile di quegli anni c'è, oggi, in Fiorello o nel duo Lillo e Greg.
Quella data però potrebbe essere spostata di qualche giorno, qualora si volesse prestar fede a una dichiarazione dello stesso Arbore, rilasciata nel corso della lunga vita di Alto Gradimento: «… due giovani valorosi… coraggiosi… indomiti… iniziavano nel '70, il 14 luglio per la precisione, giorno della presa della Bastiglia, una nuova trasmissione radiofonica… superavano mille e mille ostacoli, armati solo del loro coraggio riuscivano a mettere in onda il primo numero del programma Alto Gradimento». Quisquilie da sgobboni direbbe Totò? Forse, volendo però è anche un assist per gli storici dell'immaginario nazionalpopolare. Chi erano e cosa facevano i personaggi o meglio le voci di Alto Gradimento? E poi: quali furono i significati "profondi" di quei sette anni (fino al 2 ottobre 1976)? La prima serie di Alto Gradimento rimane ovviamente inimitabile, ad essa seguiranno numerose riprese con vari titoli (siamo al 1983), fino alla preziosissima trasmissione degli "highlights" la domenica mattina a RadioUno fra il settembre del '98 e il marzo del '99; un intervallo di stupendo "amarcord" per chi per ragioni anagrafiche, o altro, negli anni d'oro non aveva goduto dell'originale diffusione. In due parole Alto Gradimento fu la dimostrazione di un'altra possibilità di declinazione degli anni Settanta: «L'Italia di allora - ha detto Arbore - dava bombe e terrorismo, noi facemmo scoprire un'altra dimensione...». Ironia, capacità di non prendersi sul serio, surrealismo, rottura degli schemi consolidati, paroliberismo... Bracardi fece ascoltare alla radio, dopo quasi trent'anni, la retorica e l'estetica fascista con il demenziale federale Romolo Catenacci, quello di «Quando c'era Lui, caro Lei...». Renzo Arbore gli disse: «Bracardi, sei uno storico del fascismo prestato alla radio...». In un'ora di trasmissione gli accadimenti dell'Italia moderna risultavano come filtrati dal linguaggio degli scanzonatissimi conduttori. Un'Italia al punto di "passaggio" ove lo stupore per ciò che non andava per il verso giusto, più che rabbia o collera era ancora sorriso, ove il passato non pesava come un macigno sulle coscienze di cinquanta milioni di cittadini, ove gli echi dei mutamenti nei costumi e nei comportamenti sociali erano motivo di allegria, di fertile goliardia.
In un paese come quello, come dicevamo, perfino il "perfido" fascismo era un argomento sul quale ridere. Un argomento da prendere alla leggera in anticipo di un decennio sulle (nuove e serie) valutazioni politiche in tema di Ventennio, e di trent'anni almeno sul talento comico di Corrado Guzzanti e dei suoi Fascisti su Marte. Non mancavano le barzellette sulla "grandezza" dell'Italia del Ventennio, si scherzava su fascisti e comunisti che si giocavano l'ideologia a braccio di ferro, su un certo Pavanati, gerarca mai esistito, guardaspalle del Duce che grazie alla sua "fedeltà" aveva vinto il "manganello d'oro", come ambitissimo premio alla carriera… Ed era permesso far paragoni (ovviamente bislacchi), fra "quelli" di ieri e quelli di oggi, ove "quelli" stava per i politici, e "quelli" di ieri erano molto meglio di "quelli" di oggi (una riedizione surreale del "si stava meglio quando si stava peggio"); era permesso, diciamoci la verità, sorridere con intelligenza e libertà, senza alcun retropensiero. Celebrando questi 40 anni il Corriere della Sera ha ospitato un'intervista a Mario Marenco, architetto e attore talentuoso fin sulla cima dei capelli. Il comico radiofonico si è autocitato e ha citato anche Bracardi come pedina fondamentale per il successo senza tempo di Alto Gradimento. Non solo Arbore e Boncompagni dunque. Ai quali peraltro tutti riconoscono, per i successi che seguiranno, qualità da geniacci irriverenti dello spettacolo radiotelevisivo italiano. Al pari di quelli di Bracardi, che poi ripropose in televisione le sue invenzioni, i personaggi di Marenco, coi loro tormentoni di "gran classe", hanno lasciato un segno indelebile nell'immaginario dei ragazzi dei Settanta. A cominciare dal colonnello Rambaldo Buttiglione (che verrà celebrato anche in una serie di film). «Marenco - ha raccontato Arbore - era nato a Foggia, era il figlio di un colonnello e collega del vero colonnello Buttiglione che servì a Mario per inventare il personaggio. In seguito ilo vero Buttiglione cercò in tutti i modi di dissuaderci dal fare il suo nome...». Oltretutto una leggenda metropolitana, specie tra i ragazzi di Cl, avrebbe più volte sostenuto che forse si trattava del papà del professore e futuro politico cattolico. E chiunque fosse, Arbore ha riferito che il vero Buttiglione «diceva che lo fermavano per strada e lo trattavano come un cretino. Alla fine fece scrivere perfino dal ministero della Difesa. E noi a quel punto lo promuovemmo a generale Damigiani».
Con un nome o con l'altro, si trattava di un anziano militare, distratto, un po' trombone e smemorato che comunque a modo suo "rivoluzionava" l'austerità delle forze armate dello Stato. Un personaggio a lui assimilabile era il colonnello Otto Müller (ex ufficiale del Terzo Reich), come anche il comandante-astronauta Raymundo Navarro, perduto nello spazio da ocho años, vittima dei sogni e delle velleità europee. C'era poi il frustratissimo Aristogione-Marenco, professore di lungo corso alle prese con i cambiamenti nell'universo scolastico, si è trasformato nell'insegnante mal trattato e mal pagato dei nostri giorni. Il contestatore ma ignorante Verzo (con la voce di Marenco) oggi sarebbe un comune laureato, analfabeta di ritorno, impegnato in politica ma schierato incondizionatamente contro tutto e tutti (il suo slogan preferito era ricordiamolo: "semo contro, semo contro, semo contro"…). Anemo Carlone (ancora un super-Marenco) il professore siciliano di medicina e chirurgia, prototipo di tutti i baroni universitari della Penisola, era l'onnipresente "luminare" che poteva vantare una serie di cariche ereditarie, ovviamente false e del tutto inventate, cariche che compensavano l'ignoranza e la pericolosità "sociale" del tipo del nepotista. Carlone era contemporaneamente "docente di Burocrazia neolatina" a Catania e a Pro-Vercelli (sic!) e "membro del corpo accademico della facoltà di Idolatria all'istituto di Parma, Piacenza e Guastalla"; uno dei suoi motti demenziali era: «mai mangiare dopo mangiato o mangiare mentre si mangia». Un personaggio "modernissimo"…
Una breve citazione - a nominare tutti i personaggi di Alto Gradimento si farebbe notte - meriterebbe anche Malik Maluk, l'arabo operaio, stavolta bracardiano, in cerca di lavoro, in anticipo di qualche lustro sui "colleghi" extracomunitari e alle prese col problema dell'accoglienza nel nostro paese. Fedele a un certo stereotipo, Malik Maluk era un personaggio aggressivo "compagno" ideale di altri tipi bracardiani come Onorato Spadone, ennesimo professore, autore della bizzarra e iperrealista filosofia dell'"uomo è una bestia", e il poeta ultra-dilettante - ancora bracardiano - autore di storielle ignobili ai limiti dell'horror di casa nostra e dell'odierna Tv "verità". A controbilanciare cotanta litigiosità c'era però la vena surreale e quasi-ascetica del poeta Marius Marenco (grazie alla quale l'attore faceva il verso a se stesso). «Per Alto Gradimento - ha osservato il sociologo del media Fausto Colombo - si ricorda ancora la fuga da scuola e la corsa a casa, per ascoltare la mitica trasmissione e poi non perdersi le citazioni e le battute con i compagni di scuola, il giorno dopo. Non c'è forse nessuno dei quaranta-cinquantacinquenni di oggi che non citi tutte le trasmissioni radiofoniche di Alto Gradimento come ricordi irrinunciabili del proprio passato». Un coetaneo del sociologo, Antonio, gli ha rievocato così la sua sensazione durante l'ascolto di Arbore, Boncompagni & Co: «Era come essere davvero chez moi: in qualunque stanza fossi mi sentivo in un luogo in cui tutti erano come me, pensavano come me, avevano il mio stesso senso dell'umorismo e amavano la stessa musica».
Marco Iacona
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2 commenti:

giovanni fonghini ha detto...

Memorie, memorie, memorie (sul refrain di Mina con Parole, parole, parole)...anni '70, caldi e tumultuosi, buona parte di quelli per me vissuti da liceale; spesso non c'era da stare troppo allegri e fare e dedicarsi all'ironia non era molto facile. Eppure alcuni di noi, allegri istrioni delle scampagnate scolastiche, si divertivano ad imitare con discreto successo i personaggi strampalati e lunari della trasmissione radiofonica Alto Gradimento.
C'era ad esempio un personaggio, non ricordo il nome, che da studente svogliato, in un romanesco strascicato per la sua enorme accidia, parlava di interminabili riunioni, assemblee e collettivi scolastici il cui tema era "er Mozambico". I commenti però lasciavano chiaramente immaginare una somma ignoranza riguardo questo e altri argomenti. Io ci vedevo in qualche modo una garbata presa in giro di quegli studentelli che, forti di qualche slogan e qualche sunto - tipo i mitici TRE IN UNO - ,si atteggiavano ad intellettuali di spessore e caratura riconosciuta.
Alto Gradimento finì per divenire un fenomeno di costume, salvo poi essere abbondantemente saccheggiato negli anni successivi dalle radio pubbliche e private.
Anche la grande editoria si occupò della questione: infatti la Rizzoli nella collana BUR pubblicò un libro sulla cui copertina campeggiavano le immagini semifumettistiche di Arbore e Boncompagni (forse illustrati c'erano altre figure, ma non ricordo esattamente). Abbiate pazienza, sono trascorsi più di 30 anni.
Magari un giorno mi dovrò decidere a riprendere in mano quel delizioso libretto e ridere ancora con le battute di quel diluvio di personaggi.

Anonimo ha detto...

1. Ti riferisci al contestatore ma ignorante Verzo (con la voce di Marenco); oggi sarebbe un comune laureato, analfabeta di ritorno, impegnato in politica ma schierato incondizionatamente contro tutto e tutti (il suo slogan preferito era: “semo contro, semo contro, semo contro”…).
2.il ibro è Bur del 1976 ("Il meglio di Alto Gradimento" e costava 1000 lire), in copertina: Boncompagni di fronte, Arbore di profilo e una serie di marchingegni. A. G. sta all'intrattenim. radiofonico radio come rischiatutto al quiz televisivo. (Marco Iacona).