venerdì 3 settembre 2010

L'ultimo romanzo di Pallavicini racconta ancora l'immigrazione. Ma il tema non interessa alla stampa di sinistra

L'articolo è tratto da Rolling Stone, numero di Settembre, e la recensione, firmata da Andrea Scarabelli, presenta A braccia aperte, l'ultima prova letteraria del sempre ottimo Piersandro Pallavicini, del cui precedente romanzo African Inferno mi sono occupato qui.
Come osserva lo stesso autore, tuttavia, "fa specie, però, il continuo silenzio di giornali come: Il Manifesto; L'Unità; La Repubblica, Pulp (per non parlare de L'Espresso). Cioè la stampa quotidiana di sinistra e le riviste di attualità e cultura posizionate a sinistra. Fa specie non perchè mi aspetteri d'essere incensato come unico autore italiano che racconta di immigrazione, ma perchè mi aspetterei che di questo libro (DI FATTO unico o giù di lì nel panorama della narrativa italiana) questi giornali ne dessero conto. Possibile che l'immigrazione, se non è raccontata con taglio piagnone, terzomondista, con il solito immigrato disgrziato e preferibilmente monco di un braccio o malato di cimurro, possibile che non interessi? Possibile che non si rendano conto che fa solo bene a un processo di presa di coscienza degli italiani, per una vera integrazione, per un vero rispetto reciproco, che libri così esistano?"
Che a sinistra l'immigrazione, al di fuori di comodi stereotipi, non interessi più?

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