venerdì 18 febbraio 2011

Il fascista libertario: da destra oltre la destra (la recensione di Gianfranco Franchi)

Articolo di Gianfranco Franchi
Da Lankelot del 18 febbraio 2011
Niente a che vedere col conservatorismo. Niente a che vedere con la censura. Niente a che vedere col bigottismo. Niente a che vedere con la xenofobia, niente a che vedere col razzismo. Niente a che vedere col nazionalismo. Niente a che vedere col fanatismo. Niente a che vedere col militarismo, niente a che vedere col nostalgismo. Niente a che vedere con l'islamofobia. Niente a che vedere con gli schemi. Coi dogmi. Niente di plastico: personalmente non ci vedo niente di forzista, e grazie a dio nessuna macchia di unto ferrariano. Piuttosto: la destra in cui crede Lanna ha a che fare con il sostegno e la difesa dei diritti civili: con l'ecologia, con la tutela dell'ambiente. È una destra solare e riformista.
Piuttosto: la destra in cui crede Lanna (nella foto) sembra fondata sul patriottismo, non sul nazionalismo. Piuttosto: la destra in cui crede Lanna si fonda nella spiritualità. Piuttosto: la destra in cui crede Lanna crede nell'integrazione e nell'assimilazione degli immigrati. Piuttosto: la destra in cui crede Lanna si fonda su una sensibilità libertaria, su una piena e inequivocabile cultura della tolleranza, su una limpida renitenza alla prevedibilità. È una destra che ha compreso quanto sensato possa essere, e doveroso a volte, e addirittura necessario, dubitare, disobbedire, disertare: e quanto saggio disconoscere la gerarchia, soprattutto in un'epoca di ciclopica corruzione come questa, ferita da un degrado culturale sconquassante, da un ritorno, stomacante, alla censura, dall'inversione e dal furto dei significati delle parole, e dal rovesciamento degli ideali. È una destra democratica e mai populista.
È un movimento che si riconosce nella creatività, nella bellezza e nella vitalità della ribellione: un movimento che ha saputo fare tesoro della grande lezione del Sessantotto. Quella lezione che la destra di allora mancò di capire, fraintese, schierandosi a difesa dell'esistente. Granitico errore. Rimediato.
È un movimento che sarebbe piaciuto a Guido Keller e a Giovanni Comisso: è più erede dei giorni dell'utopistica e rivoluzionaria reggenza di Fiume – e della superba Carta scritta da De Ambris e fatta bella da D'Annunzio, come insegnano Karlsen e Fressura – che dell'Italia risorgimentale.
È un movimento che sembra esistere per tornare a sfondare a sinistra, come suggeriva qualcuno già nel 1976: per ascoltare la voce dei cittadini più deboli e restituire loro difesa, e rappresentanza. Ma vera, autentica: quotidiana. È un movimento che sembra esistere per ascoltare e rappresentare quei cittadini logorati e offesi dalla corruzione assurda del forzismo e dall'arroganza incosciente dell'antipolitica; un movimento che niente ha a che spartire con la macchina di propaganda del sultano di Arcore, e con i comportamenti ipocriti dei suoi scherani. È un movimento patriottico e repubblicano: memore della benedizione della libertà d'espressione che soltanto la repubblica democratica ha saputo insegnare e mantenere e faticosamente difendere, nel tempo. È un movimento erede di quell'altra destra, eretica missina, originariamente niccolaide, tarchiana e croppica, che trentacinque anni fa combatteva contro la pena di morte, per la difesa dell'ambiente, per il dialogo con tutti i rivali politici, per la giustizia sociale, per rinnovare la cultura politica italiana. Ce n'era un gran bisogno. Non bastava provocare.
È un movimento inclusivo: aperto all'integrazione. È un movimento vivo.
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Scriveva Alberto Castelvecchi, ospite sulla rivista della famiglia B., “Panorama”, nel 2006: “Il potere logora chi non ce l'ha, ma stare all'opposizione stimola la creatività. Luciano Lanna, direttore responsabile del Secolo d'Italia (e autore del libro Fascisti immaginari, Vallecchi), si definisce pubblicamente un fascista libertario. Con un ossimoro, ovvero un gioco di contrari tipo un'amara dolcezza”. Un ossimoro: ossimoro che, nelle parole di Lanna, è un sentiero intrapreso superando gli antichi steccati delle appartenenze alla destra, alla sinistra e al centro, nell'intento di sintetizzare il meglio di tutte le diverse posizioni. Si tratta della ricerca d'una nuova e altra visione politica, capace di sublimare le antiche ideologie e le antiche contrapposizioni, rivendicando il rifiuto di una visione materialista e utilitaristica della società, proponendosi ex novo come meditazione su una possibile “terza via”. Come alternativa possibile, in altre parole: come alternativa credibile. Per Lanna, il termine “fascista libertario” non costituisce una categoria storico-politica, o “un'etichetta da codificare e cristallizzare”: è una “metafora provvisoria, e transitoria”, “metafora di una tensione e di una contraddizione positiva”, destinata a costituire una chiave interpretativa inedita di determinati fenomeni contemporanei. È un termine che, a ben guardare, caratterizza l'esperienza di chi s'è riconosciuto nell'esperienza partitica repubblicana del msi, e di an: perché, come scriveva Giano Accame, è in quel contesto, il contesto missino, che “accanto a uno sviscerato amore per la patria si è sviluppato un amore fortissimo per la libertà”. Ecco: la libertà non è quella del sedicente popolo che si spaccia per democratico e repubblicano, e canta le canzoncine del suo ricco e potente sultano, aggiungo io. Quella è l'empietà. Non puoi che rifiutarla. È naturale. È sacrosanto. È necessario.
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“Fascista libertario” è un termine che sarebbe piaciuto ai vecchi futuristi. Lanna ci restituisce una meditazione di Giano Accame: “Fra i due aspetti della personalità di Marinetti, quello anarchicheggiante e quello fascista, non vi fu una sostanziale contraddizione perché è proprio in una chiave trasgressiva e libertaria che egli intendeva il suo fascismo. […]. Marinetti sognò sempre un fascismo sostanzialmente libertario, socialmente molto aperto, repubblicano, impegnato nello svaticanamento dell'Italia”. Marinetti era un artista: non un politico. In ogni caso, “Fascista libertario” è una provocazione intelligente: come quella di Marco Pannella, che in un congresso missino del 1982 suggerì ai presenti di accettare non l'eredità del “fascismo regime”, liberticida, reazionario, guerrafondaio e razzista, ma quella del “fascismo movimento”, sansepolcrista, ma a condizione di integrare tra i propri riferimenti i liberali che s'erano battuti per i diritti civili e sociali. Apertura decisamente intelligente: sia da un punto di vista storico che da un punto di vista politico. Intelligente, fertile e civile. Radicale.
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Morale della favola libertaria... Gianfranco Fini, nel marzo 2009, spiegava: “Una società è coesa quando viene difesa e in qualche modo incrementata la dignità della persona umana, quale che sia il colore della pelle, quale che sia il Dio in cui credi, quale che sia il ruolo sociale”. E Lanna chiosa, restituendo Stirner: “Parole definitive che non consentono fughe all'indietro o equivoci di sorta. Niente, nessuna entità, sia essa la Ragion di Stato, le Forze Armate, la Questura, il Partito, la Sicurezza, la Religione, può prevaricare i diritti fondamentali di ogni singola persona”. Niente. Punto. Non male, no.
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Titoli di coda. “Il fascista libertario. Da destra oltre la destra” (Sperling & Kupfer, 264 pp., euro 17) è la summa degli articoli e dei saggi brevi pubblicati, nel tempo, da Lanna: tra Secolo d'Italia e Charta Minuta, ma non solo. I pezzi sono suddivisi in sette capitoli, corredati da una ricca bibliografia. Completa l'edizione un buon indice dei nomi. Padri del movimento sognato e descritto da Lanna, al di là di Giano Accame, sono artisti come Mino Maccari, Leo Longanesi, Clint Eastwood, Ennio Flaiano; Michael Ende, Antonio Pennacchi, Drieu e Kerouac; Luciano Bianciardi, Knut Hamsun, Steinbeck e Tolkien. Va detto che lo strapaesano Maccari sembra essere stato decisamente dimenticato, nel 2011: va studiato e restituito a dovere.
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Concludo. Per tante persone, di destra e di sinistra, ciò che in Italia ha rappresentato e rappresenta questa visione dell'altra destra possibile – quella democratica, patriottica, repubblicana: estranea al forzismo, estranea al conservatorismo – è una ragione di speranza, soprattutto per quanto sta capitando in questi anni. Leggo il libro di Lanna e penso subito a quante cose formidabili, piene di coraggio e di onestà, ha dichiarato Fabio Granata almeno negli ultimi mesi: sembra l'avatar della vecchia destra sociale (una destrasinistra), potenziata dall'orgoglio dell'eredità di Borsellino. Leggo il libro di Lanna e penso a quanto necessaria è stata la fondazione di Futuro e Libertà, per restituire dignità – attenzione: dignità, prima di tutto – a una destra sporcata da sedici anni di alleanza coi forzisti. Un'alleanza ingiustificabile: madre d'una metamorfosi etica angosciante. Sono tanti sedici anni: sono stati un'infinità. La mia generazione è stata umiliata e offesa, dal berlusconismo, parentesi uliviste-unioniste incluse. Siamo stati fatti a pezzi, e ancora non è finita. Speriamo finisca presto.
Ma adesso, questa scelta coraggiosa di puntare il dito in faccia al padrone, adesso va difesa. Per bene. Difesa e ripetuta, e mantenuta. Difesa e rivendicata. Leggo il libro di Lanna e sorrido, pensando al 2010, e al 2011. Perché penso che a volte perdere è profondamente bello. È proprio bello. È magnifico essere minoranza repubblicana e libertaria se al governo c'è il forzismo. E non è soltanto magnifico: è proprio giusto.
Gianfranco Franchi 

EDIZIONE ESAMINATA e BREVI NOTE
Luciano Lanna (Valmontone, 1960), giornalista e saggista italiano, laureato in Filosofia. Direttore responsabile del “Secolo d'Italia”, ex vicedirettore de “L'indipendente”. Vive a Roma; è vissuto per quasi cinquant'anni ad Artena.
Luciano Lanna, “Il fascista libertario”, Sperling & Kupfer, Milano, 2011. Prefazione di Luca Barbareschi. In appendice, estesa bibliografia e indice dei nomi. Collana “Le radici del presente”, diretta da Luca Telese. Copertina: progetto grafico e illustrazioni di Emanuele Fucecchi. Art Director Francesco Marangon.

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