Articolo di Michele De Feudis
Dal Secolo d'Italia del 22 marzo 2011
Venerdì prossimo l'Italia affronterà la trasferta in Slovenia per un incontro cruciale nel cammino verso gli Europei del 2012. A Lubiana, il ct Cesare Prandelli dovrà difendere e consolidare il primo posto dall'assalto di Ilicic e compagni. Schiererà un'Italia di destra o di sinistra? L'interrogativo nasce dalla provocazione lanciata dall'europarlamentare Daniel Cohn Bendit, leader dei verdi europei e commentatore sportivo sulla cresta dell'onda. Negli studi della rete Canal Plus Sport siede stabilmente tra gli esperti di «Les Spécimens», la trasmissione del venerdì sera (una spazio simile al nostro “Processo del lunedì”, ma in salsa transalpina) con il giornalista Pierre Ménès e l' ex presidente del Paris Saint-Germain, Charles Villeneuve.
Quando accettò l'invito l'ecologista, annoiato dalla routine parlamentare di Bruxelles, si presentò così: «L' idea mi diverte molto, voglio dare un mio contributo diverso». Ed eccoci al punto nel quale si è spinto fino ad una speculazione filosofica e politica: «Il calcio italiano è di destra, il calcio argentino è di sinistra». Il catenaccio e il gioco difensivo è prerogativa dei rozzi italiani, la fantasia e gli schemi creativi dei talenti argentini. Ovvia la levata di scudi di tanti appassionati sportivi italiani, sorpresi dalle categorie del politico francese, opzioni che non tengono conto nemmeno della lezione del professor Toni Negri, guru della sinistra radicale e sostenitore spudorato del calcio tricolore di stampo trapattoniano. In una intervista rilasciata nel 2006 al quotidiano Liberation, l'autore di Imperi prima confessò di tifare per il Milan di Silvio Berlusconi («Sono schiavo della mia passione! È come quando voi avete una compagna che fa la puttana, voi l’amate ugualmente! In altri tempi, un uomo di destra e un uomo di sinistra erano legati l’uno all’Inter e l’altro al Milan. Era una cosa parallela al loro impegno politico. Ora c’è più confusione. Ma non bisogna prendere troppo sul serio l’organizzazione economica di un club»), poi raccontò un aneddoto: «Non permetterò mai a un reazionario di destra come lui (il commentatore Philippe Séguin) di parlare male del catenaccio!(risate). Gianni Brera diceva che il catenaccio era legato al carattere degli italiani, un carattere duro, da contadini. Il catenaccio costitutiva l’equivalente del rugby nel football. Era la lotta di classe: se si era deboli ci si doveva difendere. È il contrario di ciò che dice Séguin. Il catenaccio è nato a Venezia, una terra che le persone, negli anni ‘50, erano obbligati a lasciare per emigrare, perché non c’era da mangiare: erano le grandi migrazioni dei muratori e dei venditori di gelati verso il Belgio, la Svizzera, la linea del Reno. Il catenaccio corrisponde alla natura di queste regioni del Nord, di emigranti forti, duri, contadini, che avevano fame».
Catalogare il calcio secondo formule politiche potrebbe diventare davvero un esercizio con risultati sorprendenti. Il calcio organico del Milan di Arrigo Sacchi e quello dell'Inter di Mourinho in Champions andrebbero classificati tra i sistemi comunitaristi? Il Napoli di Mazzarri tra gli anarcoliberisti per la libertà concessa ai tre terminali d'attacco (Cavani, Lavezzi e Hamsik)? A destra, di contro, andrebbe posizionato il “casino organizzato” di Eugenio Fascetti, tecnico che non ha mai nascosto le sue simpatie nazionaliste...
Tornando ai destini azzurri, Prandelli ha senza dubbio scelto di dare un profilo etico alla squadra, fin dalle convocazioni. Ha ceduto all'integralismo e ai luoghi comuni che vorrebbero i campi di calcio come dependance di un collegio religioso. Il ct, forse travolto da una deriva reazionaria, ha lasciato a casa i discoli De Rossi e Balotelli, rei di aver perso la calma nelle recenti gare di Champions ed Europa League. E adesos bisognerà sperare che questi stop disciplinari non penalizzino un organico che ha oggettivi limiti tecnici. Avrò spazio per Antonio Cassano: il ribelle barese, leggermente dimagrito con le diete del Milan Lab, avrà sulle spalle il peso del reparto offensivo, a cui dovrà dare imprevedibilità ed estro.
A centrocampo c'è il dubbio Thiago Motta, in difesa il nodo Ranocchia: sono due tra i giocatori più in forma del campionato, ma sono frenati da guai fisici e potrebbero abbandonare il ritiro per proseguire la fase di recupero. Come terminale d'attacco ci sarà il ballottaggio tra Gilardino e Pazzino, con Borriello rimasto a Roma (dopo le recenti prestazioni poco convincenti). Possibile l'utilizzo di Giovinco.
Non sappiamo come la penserà Cohn Bendit, ma la somma della concretezza di difensiva di Bonucci e Chiellini, unita al talento di Cassano ed al piglio da finalizzatore di Pazzini, con una spruzzata di serpentine della Formica atomica potrebbe portare risultati rivoluzionari. L'importante è vincere a Lubiana per chiudere il discorso qualificazione. Solo dopo potremo tornare a dividerci tra nazional rivoluzionari, reazionari, progressisti e catenacciari...
Michele De Feudis
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