lunedì 29 ottobre 2012

Indignati speciali, mettetevi in fila...

Dal Secolo d'Italia del 28 ottobre 2012
La marcia su Roma non s'ha da fare e siccome la storia non si può cancellare - sbianchettare, al più - non rimane che mobilitarsi contro celebrazioni vere o presunte. La polemica politica s'è scatenata attorno all'iniziativa perugina del Comitato Pro 90° anniversario, ma nell'intero stivale il fantasma del duce è tornato a ravvivare gli immancabili presidi antifascisti. L'Osservatorio Democratico di Milano, per citarne uno dei più zelanti, s'è precipitato a denunciare la cena organizzata il 28 ottobre dall'onorevole Paola Frassinetti, vice presidente della commissione cultura. A sua insaputa, come l'inconsapevole protagonista ha raccontato tra la sorpresa e il divertimento. A non farsi sfuggire la ricorrenza, invece, i Comuni di Forlì e Predappio, luoghi in cui il merchandising fascio-pop e i pellegrinaggi neo e postfascisti contribuiscono a tenere viva l'economia locale. Lo sanno bene i sindaci, entrambi di area Pd, che si sono dati un bel da fare a organizzare dibattiti, mostre e commemorazioni. Dimostrando che, oltre a una sinistra che ha paura della storia, ce n'è un'altra che con la storia è disponibile a confrontarsi e magari a guadagnarci qualcosa, il che in tempo di crisi non è male.
 
La scorciatoia della delegittimazione dell'avversaio, tuttavia, è troppo ghiotta. E così per schiaffeggiare Gianni Alemanno, l'ineffabile "Huffington Post" di Lucia Annunziata, qualche settimana fa, ha calato l'asso dello scoop, rubato dal profilo Facebook di un ragazzino che, in vacanza con gli amici, saluta romanamente. Colpevole di esuberanza e soprattuto di essere il figlio del sindaco di Roma. Città caput mundi dell'impero che fu, oggi turbata dagli assalti neofascisti dei giorni scorsi. Così sono state definite e raccontate le incursioni dei liceali del Blocco Studentesco, movimento giovanile di CasaPound. Niente bastoni, come pure è stato scritto, ma con qualche fumogeno di troppo. Leggere di studenti e professori impanicati e traffico impazzito sembra, francamente, un'esagerazione. Ma sulle modalità di tale protesta - contro i tagli del governo alla scuola - si può discutere e anche Davide Di Stefano, dirigente delle tartarughe frecciate, lo ha riconosciuto: «Se non altro per evitare che venissero male interpretate». Da qui a rappresentare l'iniziativa, certamente non violenta, goliardica e magari un tantino scriteriata, come una famigerata azione squadristica ce ne passa. Eppure, tantopiù con l'approssimarsi delle fatidiche ricorrenze, la guardia va tenuta alta. La deputata Pd Maria Coscia, da parte sua, pretende di sapere dal governo «quali azioni di repressione voglia mettere in campo». L'emergenza democratica è dietro l'angolo e, venuto meno il Cavaliere, il nemico pubblico numero uno torna a essere l'uomo nero. È ormai noto a tutti, del resto, che dietro il viso d'angelo di Chiara Colosimo, capogruppo per un giorno del Pdl nella Regione Lazio, si nascondesse l'ombra del fascista rumeno Corneliu Codreanu. Smascherata da un manifesto del capitano lasciato in dote dalla storica sezione Msi della Garbatella e ripreso da un video girato anni fa, la Colosimo è stata demolita dai massmedia senza esitazione, calpestando una più che rispettabile militanza senza bonghi, bandiere arcobaleno e maglie del Che, requisiti essenziali minimi per essere considerati la "mejoggioventù". Chi non indossa la divisa d'ordinanza è visto con sospetto. I fascisti possono essere ovunque, occorre vigilare. E siccome ogni parola può nascondere un indizio, ecco Barbara Spinelli tirare le orecchie al buon Renzi: "rottamazione" è un termine berlusconiano e nazista.
Rapida e sicura, la strada dell'indignazione. Michele Serra, dal pulpito dell'Amaca, la rubrica che cura su "Repubblica", se l'è presa col preside di un liceo ascolano che espone, nell'aula magna, un ritratto di Mussolini a cavallo e con un non meglio identificato sindaco laziale che avrebbe intitolato «addirittura» un mausoleo al maresciallo Graziani. La toponomastica, del resto, è da sempre terreno di scontro, come dimostrano le dispute sorte nella Marsica. Se nello scorso agosto l'Anpi tuonò contro il busto che il Comune di Aielli ha fatto erigere al prefetto "fascista" Guido Letta, zio di Gianni, nei giorni scorsi a essere messo in croce è stato un sindaco di sinistra, Aurelio Maurizi, reo di aver dedicato una via di Castellafiume al compaesano fascista Cornelio Di Marzio, fondatore dei fasci marsicani e soprattutto poeta, letterato di valore e redattore culturale del Messaggero. «Le proteste sono solo pretestuose - si è difeso il primo cittadino - altrimenti dovrebbero reagire così anche nei confronti dei tanti altri che con la scusa dell'antifascismo hanno compiuto misfatti più crudeli, e ciononostante sono osannati anche con monumenti». Il fascismo dell'antifascismo, per dirla con lo storico Renzo De Felice. «Storico che visse tra il 1926 e il 1996, che nessuno conosce». Con queste parole un gruppo di cittadini di Verrecchie, frazione del Comune di Cappadocia, ha recentemente chiesto al sindaco Lucilla Lilli «se fosse proprio necessario intitolare una via proprio a tal De Felice». Be', fate un po' voi.
Roberto Alfatti Appetiti

1 commento:

Anonimo ha detto...

Ciao Roberto, come stai?
Erano anni che non ti incrociavo, ed oggi casualmente ti ho trovato.
Impossibile non riconoscere il tuo modo di scrivere.

Un salutone!