domenica 4 gennaio 2009

Dopo novant'anni, alla ricerca dei nuovi Salinger

Dal Secolo d'Italia, edizione domenicale del 4 gennaio 2008
Jerome David Salinger ha compiuto novant’anni il 1 gennaio e anche Holden non è più così giovane: il prossimo luglio saranno cinquantotto estati. Troppe per un tardo-adolescente “costretto” da oltre mezzo secolo a ripetere all’infinito le stesse peripezie, prigioniero del proprio microuniverso narrativo. Un po’ come la bella Drew Barrymore nel film 50 volte il primo bacio, commedia del 2004: un incidente in auto le ha cancellato la memoria “a breve termine” e lei vive ogni giornata come si trattasse sempre della precedente. Con enorme stress di chi le vive accanto e in particolar modo di Adam Sandler che deve (ri)conquistarla giorno dopo giorno per (ri)guadagnarsi – come suggerisce il titolo – il “primo” bacio.
Brunetta probabilmente non approverebbe, ma il buon Caulfield andrebbe (pre)pensionato una volta per tutte. È ora di finirla con nuove edizioni a raffica, celebrazioni a orologeria e relative paginate dedicate al vecchio Salinger – che ha dimostrato di non gradirle – e all’ormai ex giovane Holden. Diciamocelo: se lo scrittore newyorkese si è con estrema determinazione seppellito (vivo) a Cornish, località nascosta tra le montagne selvagge del New Hampshire, il secondo andrebbe allontanato definitivamente dalle librerie. Espulso! Lo stesso provvedimento che prese nei suoi confronti il prestigioso college Pencey. Questo era il suo destino e il suo onore. Non farsi normalizzare diventando una lettura obbligatoria nelle scuole statunitensi. Il posto del giovane Holden – semmai – è proprio nelle biblioteche comunali, accanto a pesi massimi come Ernest Hemingway che, non a caso, ne era un entusiasta ammiratore. Sugli scaffali nobili, archiviato con gli onori che vanno tributati ai classici della letteratura, straordinari ma spesso incapaci di graffiare. Ci raccontano un’epoca e lo fanno in maniera mirabile, ma non ci emozionano più come un tempo. Perché Holden ci ha emozionato, questo è sicuro. Già, perché quando il diciassettenne Holden è arrivato nel nostro paese, con la sua aria scanzonata e irriverente, ha conquistato tutti. Persino i guru dell’ideologia, che ne hanno approfittato per farne una specie di icona antisistema. Niente di più estraneo al ragazzino borghese annoiato e orgogliosamente bugiardo, in fuga dalle responsabilità e in cerca di piaceri del tutto naturali per la sua età: una sana sbronza e una ragazza da conquistare. E soprattutto privo di sensibilità politica, indifferente alle sorti del mondo. Come un “ribelle senza causa” alla James Dean – titolo originale di Gioventù bruciata, la celebre pellicola diretta da Nicholas Rey nel 1955 – Holden è animato da motivazioni intime. Le stesse che i rivoluzionari di professione liquidavano tout court come egoismo sociale, accusando di fascismo scrittori e artisti che non predicassero il nuovo verbo. Ciononostante, anche le generazioni successive non hanno potuto resistere al fascino di spudorato fancazzista di Holden e poche sono le case italiane in cui manchi un’edizione del capolavoro salingeriano. L’opera principale, considerando che dal 1965 lo scrittore non ha pubblicato altro e le rare interviste concesse possono definirsi evasive, depistanti. Sappiamo – ma sarà vero? – che continua a scrivere per il proprio diletto e che ha avuto mogli, divorzi e due figli. «Tutto quello che c’è di interessante nella mia vita – ha confessato Salinger stesso – è nelle mie opere, a cominciare dall’adolescenza, molto simile a quella del giovane Holden». Il resto è lasciato all’immaginazione. Tanto da pretendere che i suoi personaggi non venissero ritratti nelle illustrazioni affinché i lettori non si facessero idee preconcette. Figuriamoci una trasposizione cinematografica. Giammai! E a noi, che conosciamo il giovane Caulfield come le nostre tasche, non resta che andare a cercare i suoi nipotini, rigorosamente illegittimi. E ce ne sono. No, non parliamo del giovanilismo prêt-à-porter fabbricato in quantità industriale dalle case editrici per intercettare il pubblico giovanile. Parliamo, al contrario, di giovani di talento come l’olandese Arnon Grunberg, classe 1971 (foto a sinistra). Anche lui – sarà un vizio di “famiglia” – espulso dalla scuola a diciassette anni e ora scrittore di successo in tutto il mondo. Chi ha letto i suoi Lunedì blu e Comparse non può non aver apprezzato la sincerità e la sfrontatezza di giovani personaggi come Ewald, Broccoli ed Elvira. E pensiamo anche all’opera prima del ventiseienne gallese Joe Dunthorne – Piccole indagini sotto il peso dell’acqua (Piemme, pp. 350 € 16,00) – che The Indipendent ha salutato come «uno dei romanzi più acuti e divertenti sull’adolescenza dopo Il giovane Holden».
Il protagonista è il quattordicenne Oliver Tate e annota – «su un giornale di bordo, non un diario, troppo rischioso per la mia reputazione» – tutto quello che gli accade intorno, iniziando con il monitorare la propria vita familiare per scoprire perché «mio padre a volte resta tutto il giorno a letto e mia madre ha deciso di prendere lezioni di surf e forse anche di altro da uno stronzo con l’aria da hippy». Con un obiettivo dichiarato: «Perdere la verginità entro un anno». L’incipit è una dichiarazione di guerra: «Sarò tostissimo, niente emozioni, niente emoticons, crivellato di elenchi puntati tipo le ali della Luftwaffe dopo l’introduzione delle mitragliatrici Vickers K. Quando sarò vecchissimo – conclude – potrò rileggermi e ricordare con chiarezza il sapore delle labbra di una quindicenne».

Di Salinger e de Il giovane Holden me ne sono occupato anche qui ("La sinistra ordinò: radiate Salinger dalle scuole", Area, maggio 2001) e qui ("Il giovane Holden e le sviste dei sessantottini", Secolo d'Italia del 22 agosto 2006, rubrica estiva "Una firma, un libro")... provocando la «violenta reazione» di Franco Cordelli sul Corriere della Sera.


LA PROVOCAZIONE DEL «SECOLO D' ITALIA»
Non etichettate Holden, era un ribelle e basta
L' EQUIVOCO Nessuno pensò mai che fosse «di sinistra»
Dal Corriere della Sera del 23 agosto 2006

Un buffo articolo di Roberto Alfatti Appetiti sul Secolo d' Italia di ieri si pone questo quesito: come è potuto succedere che «il giovane Holden di Salinger sia diventato, nel suo eroe eponimo, un mito della sinistra?». Stando all' articolista, negli Stati Uniti si pongono la stessa domanda, beninteso nei termini loro. La sinistra americana avrebbe ormai pronunciato la propria scomunica (nei confronti di Holden Caulfield, se non del suo autore): non è Holden un tipo politicamente scorretto? Lo è, poiché egli è, prima di tutto, «bianco, maschio e privilegiato»! Al fine di avvalorare la tesi seguono altre triplette (gergo calcistico) o terne (lotto, tombola ecc.) o trii (linguaggio musicale) di aggettivi: Holden è «snob, bugiardo e maschilista». Peggio ancora: è «indisponente, scostante e umorale». Non bastasse, e tanto per una verifica sul campo del suo essere di destra invece che sinistrorso, il diciassettenne eroe di Salinger è «vagamente céliniano». Come testi reali o immaginari, tutti italiani, vengono chiamati Renzo Foa, per il quale in Holden non vi sono segni che potesse piacere a sinistra, e Accio, l' eroe fasciocomunista di Pennacchi: costui avrebbe preso Holden a schiaffoni, l' avrebbe addirittura gonfiato di botte. Essendo Accio un personaggio, non già una persona, mi permetto di dire che, fosse nelle mie possibilità, di botte lo avrei gonfiato io, io a lui, Accio: come si permetterebbe costui di alzare la sua impudica mano su Holden? Ma questa mia violenta reazione non sarebbe determinata dalla volontà di difendere l' onore di sinistra di Holden: il quale, con tutta evidenza, non solo non è di sinistra o di destra, ma mai egli divenne un «eroe di sinistra». Chi glielo ha detto ad Alfatti Appetiti o a Foa? Gettando via i libri di studi, e già dunque identificandomi con Holden, lo lessi il giorno prima degli esami di maturità, raccogliendo un suggerimento di Mario Soldati (che forse non era tutto di sinistra), anno 1962. Da allora, non ricordo un sol giorno, una sola occasione, una sola conversazione in cui sia apparso nel mio orizzonte mentale che Holden, o Salinger, avessero a che fare con la sinistra in modo speciale. La verità è che non gliene fregava niente a nessuno di che parte politica fosse quell' «umorale, scostante e indisponente» ragazzo. Ed è ovvio che se i miei coetanei di allora erano, o credevano d' essere, (in prevalenza) di sinistra, questo con Salinger non c' entra niente. C' è da giurare che se vi avessero fatto mente locale, anche loro, gli entusiasti, come gli americani di oggi o Alfatti Appetiti e Foa, avrebbero detto: è un rivoluzionario? No, non lo è. Ma va bene lo stesso. È un ribelle. Vale a dire, un' altra cosa, sempre indefinibile, sempre sfuggente alle maglie in cui lo si vuole ancor oggi intrappolare.
Franco Cordelli
Pagina 37 (23 agosto 2006)
Corriere della Sera

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